[di Elena Lunardi]
Della natura siamo parte integrante e chi, come me, svolge un lavoro di formazione e mediazione culturale credo che abbia il dovere, oggi più che mai, di aiutare adulti e bambini a conoscerla meglio e amarla.
La parola natura contiene il pronome tu. Se penso alla natura penso a ciò che abita dentro di me e in ciascuno di noi. Mentre preparo le letture e i laboratori penso a quale viaggio farò insieme ai bambini o agli adulti, penso al processo che mi permetterà di riflettere assieme a loro. Per cambiare sguardo c’è bisogno di tempo. Anche per tessere una relazione ci vuole tempo. Un rapporto sincero con la natura necessita di un tempo per l'ascolto e per la comprensione, di un tempo per l'osservazione e per il desiderio, perciò ho bisogno di concentrarmi sul messaggio che voglio far arrivare agli adulti e bambini prima di incontrarli.
Scrive Kitty Crowther nell’articolo per il numero 3 di Quarantotto di Topipittori: «Essere umani è la nostra natura. E se praticassimo l'arte della relazione? Una relazione con gli altri viventi, sia essa visibile o invisibile. Credo sinceramente che ogni relazione funzioni come l'amore. Più la si pratica, più cresce. La qualità della relazione aumenta.»
Sensibilizzare alle meraviglie che abbiamo a disposizione è un processo lento, e in un mondo in cui si vuole tutto subito e si è sempre di fretta, non è facile: relazionarsi alla natura significa prima di tutto credere in ciò che diciamo ai bambini su di essa, solo così è possibile aiutarli a capire e coinvolgerli.
Scrive così Rosa Tiziana Bruno in Educare al pensiero ecologico: «Non basta la trasmissione del sapere, bisogna puntare anche e soprattutto all’acquisizione della consapevolezza, di sé e della propria relazione con il mondo. La scuola è il luogo giusto dove imparare a costruire relazioni sostenibili, ovvero a vivere in armonia con gli altri e con gli elementi naturali. Direi che la necessità di recuperare questa armonia è senza dubbio una delle cose che la pandemia ha reso più evidenti. Il senso del limite, di cui abbiamo fatto esperienza, ha evidenziato l’importanza dell’incontro con l’altro e con gli spazi naturali.»
Esistono tantissime maniere per approcciarsi alla natura, così come esistono molti laboratori, ma ci sono riflessioni importanti da fare su questo nome che contiene l’universo. Io credo ci sia bisogno di educare ad avere cura anche delle piccole cose che ci circondano.
In alto a sinistra: Prendere il volo di Marina Marinelli e Silvia Molinari (Topipittori, 2020).
Cerco di mostrare come ogni foglia, ogni insetto e ogni albero abbiano una storia e siano fondamentali per la nostra vita. Quando sono nella natura mi sento felice come quando sto fra i libri. Ogni giorno è fonte di stupore, ogni giorno mi faccio delle domande su come poter essere una persona migliore e aiutare i più deboli. Lo spiega bene Rachel Carson, nel suo libro Brevi lezioni di meraviglia.
Quest’estate con i miei figli abbiamo piantato i girasoli, coi loro semi abbiamo fatto delle “bombe” per nutrire gli uccellini. Il mio giardino si è riempito di fiori selvatici che attirano api e bombi, fondamentali per il funzionamento degli ecosistemi.
La ricetta per le bombe di semi è tratta da In un seme (Beti Piotto e Gioia Marchegiani, Topipittori 2021).
Abbiamo dato casa a piante che attirano le farfalle, come le Buddleja, e abbiamo fatto un orto, anche lui un po’ selvatico.
Abbiamo lasciato che le carote e l’insalata fiorissero per dare una casa agli insetti.
Abbiamo preparato il cibo per cince e pettirossi che vengono a posarsi sui rami dell’ulivo quando fa freddo. Quello che cerco di mostrare è la bellezza che si racchiude in ogni piccolo essere vivente per riflettere insieme su ciò che possiamo fare, partendo dalla nostra quotidianità. Faccio la stessa cosa quando parlo di albi illustrati: presto il mio sguardo agli altri. Attraverso le storie e le immagini dei libri si può entrare nel mondo della natura.
In un seme di Beti Piotto e Gioia Marchegiani, Topipittori 2021.
È come avere un bastone mentre si passeggia in montagna che ci aiuta e ci supporta. Possiamo mettere i libri nello zaino e portarli a spasso con noi come inizio di un processo di conoscenza della natura, siano questi albi o libri di divulgazione scientifica. Si deve insegnare ad aver cura del piccolo, di ciò che abbiamo attorno a noi. Come possiamo aiutare un insetto come un’ape o un bombo caduto a terra? Come possiamo fare il compost? Come possiamo sprecare meno? Come possiamo aiutare la natura, che per noi c’è sempre? Con il rispetto, con le nostre azioni e i nostri gesti, con le parole, e con il nostro modo di pensare. Amo parlare con i bambini e anche con gli adulti, in un clima di ascolto e condivisione sincera. Chi non ha la possibilità di fare un orto o non ha un grande giardino può comunque fare qualcosa, e ci vengono in aiuto tanti libri e albi illustrati.
Dal catalogo Topipittori: Plasticus Maritimus (di Ana Pego, Isabel Minhós Martins e Bernardo Carvalho, 2020) e Il trasloco del giardino (di Federico Novaro, Stefano Olivari e Christel Martinod, 2018).
Nell’arco della mia esperienza ho visto che purtroppo in molte scuole si fa un orto e poi lo si lascia morire senza prestargli alcuna cura. Mi chiedo che senso abbia parlare della natura e della sua bellezza decidendo di coltivare un orto, se poi lo si lascia morire? Se con i bambini non lo innaffiamo, non lo osserviamo e non notiamo i suoi cambiamenti, quale messaggio stiamo dando loro?
Cerco di soffermarmi sui gesti e sulle azioni mentre propongo le mie attività. Potremmo semplicemente andare in giardino e raccogliere delle foglie e, quando abbiamo finito, potremmo creare con i bambini una piccola quantità di compost che diventerà fertilizzante per l’orto o per qualche pianta. Ma le foglie prendono nuova vita nelle mani dei bambini e delle bambine; vengono osservate, maneggiate e disegnate e diventano una fonte di apprendimento e di stupore. Vederle trasformarsi in qualcos’altro spalanca un percorso ulteriore per i più piccoli. Può rappresentare una presa di coscienza: non è solo una foglia, o solo un insetto, sono tutti esseri viventi che meritano la nostra attenzione e le nostre cure.
Fare un laboratorio con materiali naturali non dovrebbe significare raccogliere, strappare, tagliare, sezionare, usare quintali di colla, e poi buttare tutto nel cestino.
Esistono libri che ci aiutano a vedere le parti di un fiore, di un fungo, dunque non è necessario disturbarli.
Ho conosciuto Margherita Volpini, ortoterapeuta e educatrice lombarda, tramite i social. Nonostante la lontananza, tra noi si è creato un legame profondo e abbiamo lavorato assieme due giorni in centro diurno, con bambini e adulti. Attuare un percorso con Margherita è stato naturale perché ci accomuna la stesso sguardo verso l’ambiente. Lei lavora anche con persone con gravi patologie che non possono stare all’aria aperta. Rappresenta il ponte che li unisce alla natura, facendo entrare la bellezza in posti in cui non potrebbe stare.
Per catturare il fascino della natura non c’è bisogno di metterla in cornice, cornice magari perfino in materiale plastico. Possiamo, invece, fare attività con materiali naturali senza impossessarcene, rispettandoli. Il mondo ci parla con una voce che non sempre riusciamo ad ascoltare. Che alfabeto usa la natura? Il suono del vento, delle foglie, della pioggia; ma anche la voce del mare, del seme che germoglia. Poi ci sono altre voci, altri suoni che dovremmo imparare a riconoscere e sentire. Che rumore fa una lacrima? Quante voci ha un dolore? Somigliano alle voci della Natura?
Ortica di Marina Girardi (Topipittori, 2020).
Cosa ci accomuna? Se abbracciamo un albero o se accarezziamo una foglia, se poggiamo le nostre orecchie alla corteccia o aiutiamo un essere indifeso, quali sensazioni proviamo?
A cosa assomigliano le nostre impronte digitali?
E la forma delle nostre orecchie?
Se osserviamo un albero e osserviamo noi stessi, cosa ci accomuna?
Dobbiamo porci in maniera onesta nei confronti della natura e dell’altro. Ancora Kitty Crowther scrive: «Giudichiamo troppo, mangiamo troppo, consumiamo troppo, senza troppo pensare alle conseguenze, inquiniamo all’infinito. Non m’interessa qui fare la morale, ma sta di fatto che la società da cui provengo funziona così. E io sto cercando di andare nella direzione opposta. Metto in discussione la mia relazione con qualsiasi cosa perché tutto ciò che mi circonda è un riflesso di me o del mio modo di essere/pensare».
Maria Montessori affermava che la pace deve essere nella famiglia, non si insegna e basta. La dobbiamo respirare e vivere e crederci per poterla trasmettere. Lo stesso vale per tutti i nostri valori, fra i quali l’amore per la natura. Facciamo tutti parte di un ecosistema molto delicato e, nonostante tutto, la Natura ci mostra ogni giorno le sue meraviglie.
È la più bella opera d’arte. Amo dimostrare questo ai bambini e agli adulti durante un laboratorio in cui faccio costruire una cornice, ma senza usare colla o scotch, utilizzando solo uno spago per attaccare i quattro pezzetti di legno e i tesori raccolti per terra. A ogni nuova stagione posso smontarli e restituirli alla terra. Insieme ai bambini si va a fotografare quel che i loro occhi catturano. Questa cosa prosegue anche una volta rientrati a casa, è una maniera diversa per giocare, per fare un'esperienza che col tempo cambia.
Il Covid ha spento la luce negli occhi di molte persone, grandi e piccole, quale maniera più bella di riaccendere questa scintilla se non osservando la natura? Visto che la natura ci regala bellezza, potremmo offrirle in dono una poesia.
E così, insieme, si cercano le parole, osservando ciò che ci circonda, ascoltando la lettura di albi. Le parole germogliano e si può costruire anche una poesia collettiva.
Se decido di proporre un lavoro in cui uso i fiori, preferisco andare al mercato e chiederli al mio fioraio di fiducia che mi dà quelli che altrimenti butterebbe via. Quelli che trovo in natura servono agli insetti impollinatori. Mi piace mostrare quanto sia bello osservare, fotografare, comparare, classificare e inventare storie.
La natura ha un significato ampio, e i laboratori sulla natura danno infinite possibilità di esperienze preziose:
- Si può lavorare sulla creazione di colori naturali con ortaggi e spezie che poi torneranno nel compost, o si possono piantare piante che fioriranno per la gioia degli impollinatori. Di solito il laboratorio sui colori naturali è preceduto da una fase in cui i bambini in maniera autonoma chiedono se possono assaggiare gli ingredienti. È divertente e significativo osservare come un cavolo cappuccio viola (mai voluto assaggiare a casa) diventi buonissimo.
- Gli erbari sono bellissimi: possiamo proporre un unico erbario per ogni classe e scattare foto senza utilizzare colla o scotch
- Dopo i laboratori possiamo cucinare con i vegetali eduli che abbiamo usato.
- Possiamo conoscere gli alberi a 360 gradi. E anche riflettere su che tipo di albero ci sentiamo.
- Possiamo lavorare con le foglie ispirandoci alla land art, comparare le forme, disegnarle, e trovare diversi tipi di texture.
- Tutto ciò che raccogliamo da terra, poi, ritorna alla Terra. Possiamo giocare costruendo sculture naturali, usando sassi o foglie e poi scattare una foto per ricordo.
- Con diversi strumenti possiamo osservare piccoli esseri viventi ed esplorare piccoli ecosistemi.
- Gli albi sono strumenti che ci aiutano a osservare, a imparare nuovi vocaboli e a essere curiosi verso ciò che c’è: nel cielo e nel mare, sul prato e sotto il prato, d’estate e d’inverno, quando il sole si sveglia e quando arriva la luna.
La serie di cartonati Topipittori ad opera di Giovanna Zoboli e Philip Giordano: Quando il sole si sveglia, Nel cielo nel mare, Sul prato sotto il prato e D'estate d'inverno.
- Possiamo riflettere sul prima e il dopo, sui tempi della natura e i nostri.
- Possiamo fotografare la natura e comporre poesie e storie, giocando con l’immaginazione.
Ancora Rosa Tiziana Bruno in Educare al pensiero ecologico scrive: «Ho sperimentato, con bambini e ragazzi di tutte le età, l’importanza di stimolare i il dialogo interiore e l’ascolto dell’altro: è infatti impossibile comprendere gli altri senza una buona educazione all’ascolto e senza imparare a dialogare con se stessi. Sono questi i due presupposti per la formazione del Sé ecologico. La pratica scolastica dovrebbe allargare la propria attenzione, oltre che al paesaggio interiore, anche al contatto con la Terra e i suoi spazi. Un percorso di alfabetizzazione ecologica deve essere un invito a sentire la Natura attraverso le emozioni che suscita. Come fare? Quali strumenti usare?»
Allora, per cominciare si potrebbero usare:
- I nostri occhi (quale macchina fotografica migliore?)
- Lente di ingrandimento
- Ingranditori da attaccare alla fotocamera del telefono
- Microscopio digitale
- Microscopio
- Albi illustrati
- Poesie
- Fotografie
- Opere d’arte
- Immaginazione e fantasia
Alcuni titoli della collana PiNO (Piccoli Naturalisti Osservatori) di Topipittori.
«Se l’occhio non esercita, non vede. Se la pelle non tocca, non sa. Se l’uomo non immagina, si spegne.» [Danilo Dolci]
Quanto si può sperimentare, quanti percorsi possiamo fare, quanta consapevolezza possiamo offrire ai bambini e alle bambine e agli adulti. Soprattutto possiamo donare possibilità di cambiamento. Metterci in ascolto quotidianamente e fare domande, ricevere risposte e far nascere altre riflessioni. Gli albi forniscono un grande aiuto in questo processo e diverse case editrici con i loro libri ci permettono di sviluppare esperienze, apprendere, conoscere e ampliare il nostro sguardo. In un impegno di comunità.
Mi piace concludere con un pensiero che trovate sempre nel saggio, Rosa Tiziana Bruno commenta: «‟E poi, avete notato che i libri sono come alberi? Hanno radici, tronco, corona e semi!”, scrive Richard Powers, in Il sussurro del mondo. Parafrasandolo, potremmo dire che le radici sono tutto ciò a cui attinge uno scrittore per creare una storia, il tronco è la storia che si sviluppa e diventa sostegno, la corona, cioè la chioma, è la cornice di senso che circonda la storia e i semi sono tutto ciò che germoglia dalla lettura o dall’ascolto.»
I passi verso un amore sincero sono piccoli e avvengono con il tempo. I bambini in questo ci aiutano. Sono aperti alla cura e, se aiutati, porteranno la loro voce lontano. Mio figlio Ismaele mi dice ancora, quando passeggiamo: i fiori non si raccolgono. Si guardano, si annusano e poi si fa una foto, resteranno con noi per sempre. I bambini e le bambine mi ricaricano di fiducia.
«Cresciamo solo se sognati», scriveva Danilo Dolci in una sua poesia.
Un seme di carota di Ruth Krauss e Crockett Johnson (Topipittori, 2021).
In me risuona questa frase ogni volta che li osservo nel loro quotidiano. C’è bisogno di un tempo lento, di mettersi in ascolto, un tempo di apertura all’altro. Un estremo bisogno di ritornare, di cancellare, di dare, di tendere, di pazientare. C’è bisogno di donare possibilità e sogni da coltivare.