All'inverno per i bambini è unagran gioia perché viene la neve ed essi possono tirar palle e poiscivolare colle scarpe, ma se passa un carabiniere sono come tantiuccellini col cacciatore.
Da tre anni ho loslittino ma quante tombole in mezzo alla neve, perché, peccato, nonha i pattini ed è per quello che si fanno tante tombole. Una volta unragazzo mi aveva detto di prendere un cerchio delle botti ma il miobabbo mi ha detto: No, lo adopero io. E così il mio povero slittinoè rimasto senza pattini.
Questo pensiero,con cui inauguriamo la stagione invernale del nostroblog, appartiene a Giuseppe Noriller di Borgo Saccoche nel 1929 aveva nove anni. L'abbiamo trovato in un bel volume, Bambinidi montagna. Storie d'infanzia 1870 – 1960,a cura di Quinto Antonelli e Cristina Zorzi, edito nel 2010 dallaFondazioneMuseo Storico del Trentino e dall'Ente Parco Naturale diPaneveggio Pale di San Martino. Il libro raccoglie parte delladocumentazione esposta nella mostra Bambini di montagna– allestita nell’estate 2009 a Villa Welsperg e nella primavera2010 presso le Gallerie di Piedicastello: vecchie fotografie in biancoe nero, illustrazioni, disegni e pensieri di bambini di molto tempo fa,storie vere e inventate, leggende, fiabe, oggetti, libri, quaderni,fogli sparsi e calendari. Per cercare di far rivivere le storie e lefantasie dei bambini e dei ragazzi vissuti sulle montagne trentinequando la vita era più difficile e molto più povera. Per ricostruireun mondo contadino che ora non esiste più, se non nella memoriascritta e orale delle donne e degli uomini più anziani. Alcunidi loro, in occasione della mostra, sono stati intervistati acommentare i luoghi e le tappe di queste infanzie contadine. Le lorotestimonianze sono raccolte nel DVD allegato al libro.
A leggere queste pagine,intense e belle, vengono in mente certi racconti di Dino Buzzati,anche lui bambino cresciuto fra montagne, e di montagne poi per sempreappassionato frequentatore, narratore e pittore. È l'effetto che ci faquesta storia “gotica”, scritta nel 1930, in seconda elementare, daMarco Aurelio Eccel, di Pergine, per riassumere la leggenda di San Nicolòche la maestra aveva raccontato, la mattina, a scuola.
Tre bambini scapparono dicasa. Venne la notte e ebbero paura e chiamarono mamma. Passòun oste e li prese con sé. Condusse i bambini nella suacantina e li ammazzò. Tagliò la carne a pezzetti e la misenel mastello e la salò. Il giorno dietro venne San Nicolò edisse all'oste: Datemi da mangiare carne salata. Non ne ho,rispose l'oste. Allora S. Nicolò scoperchiò il mastello esaltarono su i tre bambini sani. Il miracolo fece diventar buonol'oste.