O meglio: cosa fa di una fiaba,una fiaba?
Qualche giorno fa ne ho parlato conMarina Gellona, che sulla fiaba statenendo un corso alla libreria Feltrinelli di piazza Piemonte, aMilano, al quale, fra qualche mese, mi ha invitato a parlare. Il temadella fiaba è così ampio, gli ambiti di studio che la indaganocosì numerosi, le teorie tali e tante, i punti di vista cosìdiversi che, veramente, qualsiasi affermazione in merito rischia didiventare difficile. L'impressione è sempre un po' quella di direcose ovvie, stupide, scorrette, improprie, infondate, banali...
Qualche giorno dopo aver parlato di questo tema conMarina, tuttavia, mi è capitato di vedere un film che mi è parsorispondere perfettamente a questa domanda con la nitida bellezza dellesue immagini, della trama, dei personaggi. Il film si intitola L'isola di ferro. Il dvd se ne è statoper mesi sul mobile all'ingresso di casa: prestato, appoggiato,subito dimenticato e, perciò, mai guardato. Poi, l'altrasera ero sola, con un raffreddore micidiale. Nessuna vogliadi uscire. Qualche linea di temperatura. Ho raspato fra i dvd,cercando qualcosa da vedere, considerato che la tv non l'abbiamoe sarebbero questi i momenti perfetti per guardarla. Insomma,è saltata fuori questa Isola di ferro.
E L'isola di ferromi è sembrata una storia bellissima.
In breve, qualche notizia:presentato al Festival di Cannes nel 2005, alla Quinzaine desRéalisateurs, L'isola di ferro, titolo originaleJazireh ahani, è il secondo lungometraggio delregista iraniano Mohammad Rasoulof, che fra l'altro ha subito una condanna al carcere nel suopaese, a causa del film girato insieme al collega JafarPanahi, sulle proteste post elettorali dell’Onda Verde. Uso la parolaregno perché è a questa che ho pensato, guardando leprime scene del film, quando Nemat, la mattina, passa in rassegna ogniangolo della nave, e ogni persona che la abita, si tratti di donne,bambine, ragazzi, uomini, vecchi, per vedere che tutto sia a posto,che tutto vada come deve andare. Perché nel suo regno nulla sia fuoricontrollo, Nemat per tutto, per tutti, ha una parola, uno sguardo,una soluzione, un comando, un rimbrotto, un consiglio, una minaccia,un'esortazione. Nemat, mi sono detta, osservandolo, è un re. Un re comequelli delle fiabe, che spesso oltre a essere sovrani sono padri, anzisi direbbe che non possano mai essere l'una cosa senza l'altra (c'era unsovrano che aveva una figlia, tre figli, tre figlie, sette figli, undicifigli e una figlia bellissima... eccetera). E Nemat, come un re, come un padre,è paternalista, paziente, saggio, dispotico, furbo, ambizioso, ma ancheirascibile, suadente, cieco, geloso e, soprattutto, fallace. Perché se,come tutti i re, vorrebbe essere giusto per essere amato, il potereche esercita lo rende fatalmente ingiusto per avere più a cuore ilbenessere del proprio dominio, del proprio regno, del proprio ruoloche quello dei suoi sudditi. Non crede, infatti, Nemat al maestro discuola, che, onestamente, lo avverte che, centimetro dopo centimetro,nell'inconsapevolezza collettiva, la nave sta affondando. O meglio,non vuole credergli, sebbene l'ingegnosa economia su cui si reggeil suo minuscolo regno galleggiante sia il ferro della nave stessache, pezzo dopo pezzo, è smontato, portato a terra e venduto. Equesta volontà di non vedere, questa ostinata cecità, è il primoguasto del potere, la prima infrazione, imperdonabile, al corsonaturale della vita e alla sua giustizia, di cui i re, tutti i re,tutti i padri, per destino, sono colpevoli, in tutte le fiabe, intutti i regni, in tutti i paesi. Ma non è solo Nemat,a essere fiabesco. Fiabeschi sonogli animali che appaiono in questo ambiente così poco adatto a loro:asinelli da soma, caprette, polli. Vere e proprie apparizioni nel baglioreaccecante del bianco e dell'azzurro. Ma soprattutto fiabeschisono gli invisibili pesci che vivono nella zona più profonda e oscuradella nave. Quella dove l'acciaio si mescola all'acqua salata, e in cuiuno strano bambino, chiamato il pesce-bimbo, vive immerso, intento,con una rete, a cercare questi pesci-fantasma sulla cui presenzaa bordo giura, non creduto. Esseri mai visti, solo favoleggiati eperciò, vieppiù, magici, e capaci di ammantare di magia, con lasola promessa della loro esistenza, la persona del loro fiducioso,minuscolo liberatore. Personaggio, dunque, questo pesce-bimbo, apartire dal nome, fiabesco quanti altri mai, proprio in virtù del suocredere nell'impossibile: caratteristica che, insieme alla fragilitàe al coraggio, connota, inequivocabilmente, tutti, ma proprio tutti iprotagonisti più autentici delle fiabe. Che cos'è unafiaba? Cosa fa di una fiaba, una fiaba? Guardando L'isola diferro ho avuto l'impressione che in questo film tornino temi,toni, gesti, suoni di tante fiabe diverse. Innumerevoli frammentidi fiabesco capaci di ricomporsi nel corpo nuovo di questa storiairaniana in un'unità perfettamente risolta. Una narrazione cheha lo smagliante incedere delle fiabe classiche, con quel loropasso inquietante, fatale, antico. Con quella loro stupefacente,vibrante prossimità al vero che avvertiamo anche quando sembranoparlarci da un tempo e da uno spazio remoti, inattingibili,fantastici. Tanto più lo sembrano, tanto più ci stanno parlandodi oggi, di adesso, dell'istante stesso in cui scriviamo.
L'isola nominata nel titolo è una vecchia petrolieraabbandonata nel Golfo Persico, dove si stabilisce in modopermanente e spontaneo una piccola comunità di famiglie privedi casa e di mezzi di sussistenza. A capo di questo strano regnosull'acqua è il capitano Nemat.
Sono fiabeschi i due innamorati separatidal destino: il figlio adottivo del re che vorrebbe sposare labellissima ragazza promessa, sciaguratamente, a un uomo abbiente ematuro. Come in una storia delle Mille e una notte,i due amanti si scambiano doni fatti di niente se non di puro ardore,trasgredendo all'ordine imposto dalle leggi del clan attraversogesti sublimi per grazia e disperazione.
Fiabesca èla vita industriosa e rassegnata dei numerosissimi abitanti dellanave: ognuno fissato in una precisa mansione, in un carattere,atteggiamento, compito, dovere. I bambini imparano, i vecchisi lamentano, le donne gridano, gli uomini sudano, le ragazzeosservano, i ragazzi si agitano.
Fiabesche sono le proveiniziatiche a cui il re sottopone i ragazzi: compiti pericolosi impostiloro in nome della sopravvivenza della comunità.
Fiabescaè la terra nuova, il nuovo regno che la comunità sarà costretta afondare, obbligata a lasciare la nave: un deserto di polvere abbagliantein cui solo la speranza sembra poter far sorgere, inventare il profilodi una città futura.
La Vie surl'eau
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