[di Monica Monachesi. Foto di Piero Baraldo, GiuseppeBraghiroli, Antonio Pigatto]
Cosa fanno i Warli?, diGita Wolf, Ramesh Hengadi & Shantaram Dhadpe (con l'assistitenzadi Rasika Hengadi e Kusum Dhadpe) è un libro edito da IppocampoJunior nel 2010, e interamente prodotto a mano, in India, da treartisti indiani della comunità tribale Warli del Maharashtra, sullacattedra di una scuola elementare.
Nel 2010,Do! (titolodell’edizione originale, Tara Books), ha ricevuto il BolognaRagazzi Award New Horizons. Nel maggio 2011, durante la Tribù deilettori, a Roma, ho visto all’opera Gita Wolf, fondatricedi Tara, insieme a ELSE, durante un laboratorio: i bambinistampavano alcune illustrazioni del libro in serigrafia e poi rilegavanoi fascicoli, tutto a mano. Bellissimo!
Non avevo ancora avutol’occasione di utilizzare questo prezioso seme di carta che Tara datempo aveva pubblicato.
Dovendo progettare unlaboratorio veloce, e che conducesse alla realizzazione di alcuni pannellidecorativi, ho pensato di proporre ai bambini questa pittura antichissima,quasi preistorica, costruita con elementi grafici elementari. Potevoutilizzare fogli marroni e semplici matite bianche. Tecnicamentenon intravedevo grandi difficoltà.
Ma come rendereprofondamente partecipi i bambini?
Come renderli in gradodi raccontare attraverso questo linguaggio grafico?
Comeproporre il senso profondo di questi disegni?
L’aspettopiù importante era, infatti, non l’apprendimento della tecnica, mala comprensione di un mondo, di una civiltà, dell'universo armonicoin cui vive la comunità tribale Warli del Maharashtra.
Ho proposto un esperimento alla classe II Bdella Scuola Primaria Albertelli di Parma, di cui ho già raccontato qui.
Sono partita dall’oggetto libro,facendo osservare la rilegatura, e invitando i bambinia toccare le pagine, poi ho mostrato questo video:
Non hopotuto spiegare nel dettaglio la serigrafia, ma nel video i bambinihanno visto FARE il libro: stampare i fogli, piegarli, rilegarli erealizzare la copertina (e da qui si poteva partire a fare ancoraaltro - la prossima volta!). La divertente animazione finale ci hafatto entrare pienamente nel tema.
A questo punto, ho spiegato che illibro si intitola Cosa fanno i Warli?, perché questidisegni rappresentano proprio la vita di questa tribù.
IWarli sono agricoltori, allevatori, cacciatori, raccolgono anche fruttispontanei che la foresta offre.
La musica e la danza sono moltoimportanti nella loro vita.
Danzando tutti insieme rinnovano ilegami tra gli appartenenti alla tribù e tra Warli e Natura, e rafforzanola loro capacità di fare, insieme, tutto ciò che è necessario allaloro esistenza.
La danza al suono dei tamburi e del Tarpa,strumento a fiato, è un soggetto di grande significato e allude allaciclicità della vita in cui la morte non è che un nuovo inizio.
Le donne dipingono tutto questo sui muri delle loro casein occasioni speciali: feste e matrimoni. Celebrano così la loro vita inarmonia con la Natura.
Dipingono con pennelli di bambù e ilpigmento bianco deriva da polvere di riso mista ad acqua e gomma naturale;il supporto marrone è una mistura di fango e sterco.
Persinoquesto ha un significato preciso: dipingere sulla madre terra con ilriso da lei generato è di buon auspicio perché nuovo riso possa essereseminato e raccolto.
Ho poi mostrato un altrovideo: Warli Walking Picture, un bellissimo disegnoanimato realizzato dagli artisti Warli Shantaram Dhape e Gul Ramani:
Non ho parlato comeesperta di cultura indiana, ma come chi ha scoperto un tesoro.
A questo punto, ognuno aveva svariati argomenti daelaborare.
I Warli usano tre elementi grafici elementari:cerchio, triangolo, linea.
Ho disegnato alcuni esempi allalavagna e...
Immediatamente sui fogli hanno preso vitapiccoli racconti, e anche se avevo lasciato delle fotocopie sui tavoli,mi sono accorta che ognuno raccontava a modo suo, senza copiare.
Questo mi ha colpito e mi dato molta soddisfazione.
Qualcuno ha cominciato con una scena dicaccia. |
sembrava semplice e, invece, guardate cheritmo!
a far dormire una donna nella sua capanna:ZZZ...
Quando i disegnatori oramaierano ben consapevoli di quante cose belle si potevano dire conquell'arcaico e potente abicì, ho pensato di presentare loroi Warli.
Ho mostrato un documentario:In harmony with nature, mentre ancora stavanodisegnando.
Allora la meraviglia è cresciuta.
Davanti agli artisti Warli che nel filmato sviluppanodipinti incredibilmente fitti di linee e pieni di dinamica armonia,sono partiti vari Ohhh! di ammirazione.
Eroarrivata in classe alle 14, e alle 16 abbiamo cominciato a prepararciper lasciare l’aula.
In due ore, ecco alcuni esempidi quello che abbiamo realizzato:
Bravissimi tutti i bambini dellaII B! E grazie, Warli!
Ma non è finita qui:forte dell’entusiasmo e dei risultati, sabato 13 e domenica 14 aprile,ho riproposto questa esperienza a insegnanti, genitori, bambini, e ilrisultato è stato ancora straordinario.
Da cinque anni, ilFestivalBiblico di Vicenza ospita un’antologica di Leimmagini della Fantasia; da due annicollaboro con il direttore del Festival, Antonio Pigatto, cheha inserito nel programma il mio corso di aggiornamento Universi inattesi e unlaboratorio per realizzare pannelli decorativi per gli spazi espositividel Centro Culturale San Paolo. Il Festival propone visite guidatee laboratori per scuole e famiglie. Se vi interessa, curiosate qui.
Dal 27, maggiola Mostra si trasferirà alla Basilica Palladiana e nel programma delFestival, all’inizio di giugno, è prevista la partecipazione diGita Wolf che parlerà delle tradizioni artistiche popolari e tribaliindiane: tenete d’occhio il programma.
AVicenza, abbiamo lavorato in 26, fra bambini e adulti. Ho seguitogli stessi passi sperimentati a scuola e anche questa volta ildisegno è nato spontaneamente: tutti si sono appassionati allapittura Warli.
Ecco comeabbiamo raccontato la vita dei Warli:
Per qualche ora siamostati come una tribù, e abbiamo lavorato insieme, pensando a un popololontano che vive presso le foreste dell'India occidentale.
Illoro nome, Warli, deriva da una parola che significaterra, campo, quel pezzo di terra guadagnato alla foresta, da coltivare,per vivere.
La loro danza e la loro musica erano forti, e cispronavano ad andare avanti a raccontare.
Concludo con alcuneparole di Gita Wolf, tratte dal catalogo di Le immagini dellafantasia 29 in cui parla dei libri Tara Book (che si trovano inItalia grazie a Donzelli, Ippocampo Junior, Salani):
Quando abbiamo iniziato a pubblicare, nel 1995, c’eranopochissimi libri illustrati per bambini in India. La nostra è stata unatradizione in gran parte orale, e la nozione di letteratura per ragazziè arrivata dall’estero. Quindi i libri per bambini indiani tendevanoa essere delle copie altrui. Per creare qualcosa che fosse originale,ci siamo guardati intorno alla ricerca di illustratori indiani,e ciò che più ci ha emozionato è stato il potenziale che abbiamovisto negli artisti tradizionali.
Si trattava di artistipopolari e tribali, appartenenti alle comunità rurali e periferiche,che dipingevano in base a certi stili tradizionali. Pur essendo letradizioni numerose e molto diverse tra loro, la maggior parte di questaarte scaturisce da un’unica origine quotidiana: la decorazione dicase, di spazi di comunità o di luoghi di culto. Gran parte di essaera ed è tuttora, dipinta su pareti e pavimenti.
Che cosaportano tali voci alla letteratura per ragazzi? Offrire ai bambiniuna varietà di prospettive reali sembra semplice, ma è in effettiuna delle cose più difficili da raggiungere, soprattutto ora. Oggic’è la sensazione di avere più scelte di quanto mai sia avvenutonella nostra storia, ma gran parte di esse sono in realtà omogenee traloro - i libri diffusamente apprezzati sono commercializzati in tuttoil mondo, i programmi televisivi sono trasmessi in tutto il mondo,i contenuti internet sono disponibili ovunque - e tutte queste cose cidanno l’illusione di avere una scelta sconfinata, ma hanno in realtàtutti origine da fonti molto simili e limitate. Hanno il potere di essereascoltate, quindi sono forti. Da un altro punto di vista, sono il mercatoe i media che decidono in gran parte su ciò che è da escludere e ciòche vale la pena di prendere in considerazione. Questo è anche il poteredell’editoria commerciale.
Ma si potrebbe anche consideraretutto ciò come una forma di timidezza che trova sicurezza nel ripetereformule che vendono. C’è posto per qualcosa di nuovo in questo schemadelle cose, ma deve essere sempre all’interno dell’accettabile e delfamiliare. La varietà è benvenuta, ma solo se posizionabile entro ilgià noto. La vera differenza, al contrario, è radicale, riconoscendouna molteplicità di esperienze che è per definizione al di fuori delregolare e dell’abituale. Questa differenza è una qualità da esaltare,non da temere. Quindi, l’universalità non deve essere un’identitàglobale, ma un riconoscimento della comune umanità risultanteda un’empatia con coloro che non sono come noi.
Unesempio della straordinaria tradizione artistica a cuiattinge Tara Books: in un villaggio del norddell'India, le donne decorano muri e pavimenti di case e spazipubblici. |