Elsa che raccontava

[diLuisa Mattia]

Provo a immaginare la bambinaElsa.
Lei, che diventerà “La Morante”.
Lei,quella che scriverà Menzogna e sortilegio.
Lei, che scriverà L’isola di Arturo.
Lei, che racconterà con affetto profondo di narratore  levicende del piccolo Useppe,  protagonista del  romanzoLa storia.
Lei, è stata bambina.

Non sappiamo granché della sua infanzia romana, passatatra i libri e l’immaginazione. Non sappiamo come vestisse né qualefosse il gusto di gelato preferito. Non sappiamo quale fosse il giocattolopiù amato. Sappiamo che amava i gatti e i grandi cappelli, che avevaocchi grandi e lo sguardo severo, che volentieri sorrideva e faceva unasmorfia da monella. Si vede bene, nelle foto.

Sappiamo, anche, quale fosse il suo gioco piùbello, quello che maggiormente la attraeva e che, con allegria ostinata,praticava: raccontare.  Non si vede dalle fotografie ma daun libro. Un libro che pare una festa. Ci sono disegni – tanti –in bianco e nero e coi colori. E una storia che comincia piano pianoe sembra che subito smetta. E invece no, ricomincia , come fosse lageometria di un caleidoscopio. Il libro racconta una storia buffa. Unastoria che non è una sola ma tante. C’è Caterì, la protagonista. Euna bambola brutta che si chiama Bellissima (come resistere al giocodel contrasto?) e che si perde perché Caterì prima non la vuole edopo la rivuole ma…è troppo tardi per ripensarci! Così cominciaun viaggio.

Lo racconta Elsa,che è una bambina a cui piacciono i viaggi e le fiabe. Ha imparatodai libri che le due cose – le storie e i viaggi – vanno sempreinsieme. Perché se ti muovi, ti sposti, insegui un sogno o una bruttabamboletta di pezza che si chiama Bellissima… beh, le avventure tivengono incontro.
Certe volte sono lievi come la brezza delmare d’estate. Certe altre soffiano forte come un vento cattivo e tifanno rotolare, carambolare, precipitare così forte che ti sembra dinon farcela proprio ad andare avanti.

Elsa sa bene, però, che– nelle fiabe e certe volte nella vita – quando sei lì che tisembra di essere sola e che nessuno ti possa aiutare, arriva inveceuna mano che ti solleva, una faccia che ti sorride, un braccio a cuipotersi appoggiare. Così, nella storia che racconta le avventuredi Caterì-Caterina, la bambina affronta il viaggio insieme al suoamico Tit il Magnifico. Alla ricerca di Bellissima che chissà doveè finita ma, ne siamo certi, si ritroverà.

Comincia una storia che si sciogliecome una filastrocca, come una cantilena, come una ballata messain scena nel Gran Teatro delle storie.

Elsa– chissà? – deve aver letto molto, molto giocato con burattini emarionette – avrà avuto un teatrino? – e molto ascoltato le storieraccontate dai grandi. Forse le ha sentite dai vecchi, che sono bravi araccontare, perché vanno lenti e si fermano sulle parole, riprendonofiato nel mezzo delle avventure e tu che li ascolti non ti allontanidalla sedia, non smetti di concentrarti sulla loro voce quieta,per non perdere neppure una parola.

Si sarà parecchio divertita,Elsa la bambina, ad ascoltare le storie. Poi dev’essere successoche, in qualche ora del giorno o della sera, non c’è statovecchio né adulto capace di raccontare. E che ha fatto Elsa? Quelche è giusto fare. Si è messa ad inventare.
S’èraccontata le storie, come le andava di fare. Ha preso un pupazzetto,s’è messa dietro la poltrona, magari, per fare una voce, e poiun’altra. Per fare un teatro di storie.
Le piace darevoce ai personaggi. E dargli un nome.

Nella storia di Caterinetta,la bambina Elsa -  che, di certo, prima ha immaginatouna storia, e le voci, e le facce - ci sono tanti con nomi buffie strani. Ci sono Sparacannone e Terrore, briganti. C’è Grigia,la donna-dei-sogni-del-mercante-di-stoffe. C’è la Regina dellefate e il Principe Felice, il signor Gufo e una Vecchia Querciache sorride.

È una festa, questo libro chenarra Le bellissime avventure di Caterina, perchéc’è dentro il gioco del raccontare, insieme ai sogni e alle risate;perché quel che è buffo diventa voce e disegno, prende forma inun raccontare che ha bisogno di una casa dove stare. La storia diCaterì ha bisogno di diventare un libro. Elsa la bambina ci si mettea fare la storia, i disegni e il libro.

Li pensa, li immagina, li compone. Nonpensa più solo al suo divertimento, al suo buffo inventare. Pensa allettore.
E qui c’è lo stupore. Non solo del lettorema anche di Elsa la bambina che, è certo, deve essersi resa contoche il gioco del narrare prende le forme belle del futuro.

Caterì, Bellissima, Tit e tutti gli altri stavanoe stanno nelle pagine, s’affacciano dai disegni, spuntano dalletavole a colori. Fanno la storia. E fanno anche l’autrice.
Perché quando chi racconta – qualunque sia la sua età. Elsaquando scrive di Caterì, ha tredici anni – incontra il suo lettorediventa narratrice/narratore, non è più capace di fare a meno dicolui/colei che leggerà. Ne ha bisogno come una fiaba ha bisogno dellieto fine. Chi racconta cerca chi lo ascolterà.
Chi scrivecerca chi lo leggerà.
Elsa, alla fine delle avventure diCaterina, segna e disegna il suo futuro: diventa scrittrice, anche seancora non lo sa.  

Leimmagini che corredano questo bello scritto di Luisa Mattia sono dellanostra copia de Le bellissime avventure di Caterì dallatrecciolina, nella prima edizione, in grande formato, condorso in tela blu, di Giulio Einaudi Editore (1942-XX). La nostra copiaè in condizioni eccellenti,  a parte uno scoloramento dellacarta alle prime cinque pagine, in un cerchio di pochi millimetri didiametro. Si tratta di un’edizione eccessivamente rara. Sul mercatosi trovano più facilmente, ma a volte a prezzi ingiustificatamentealti, le altre edizioni einaudiane. Dal 1959, le “bellissime”avventure diventano, chissà perché, “straordinarie”. Lestraordinarie avventure di Caterì dalla trecciolina è,quest'anno, uno dei libri imperdibili segnalati da Sceltedi classe 2011, selezione dei migliori libri del 2010,organizzata da Tribùdei lettori, iniziativa di cui prestoci risentirete parlare.