Expo 2015. Nutrire il pianeta, energia per la vita si è data, fra i principali obiettivi istituzionali, il compito di educare i più piccoli e giovani al cibo sano e a una alimentazione corretta, nonché di sensibilizzare bambini e ragazzi ai problemi globali legati alla nutrizione. Numerosissimi i paesi partecipanti che hanno indirizzato i loro sforzi in questo senso, con più o meno successo. Molti sono stati i bambini e ragazzi che hanno visitato Expo, moltissime sono state le iniziative a fini educativi, collaterali a Expo, organizzate in scuole, librerie e biblioteche, in tutta Italia, dedicate al tema, senza contare la valanga di libri editi su questi argomenti, rivolti a grandi e piccoli, in previsione del battage mediatico relativo all'evento Expo.
Insieme alla Carta di Milano dei bambini di cui abbiamo parlato qui, fra i principali strumenti messi a punto dalla comunicazione ufficiale Expo, per avvicinare bambini e ragazzi all'evento e ai suoi temi vi sono la mascotte Foody, e la serie animata Expo Show di cui Foody è protagonista, nata dalla collaborazione di Disney, Expo Milano 2015 e Studio Bozzetto.
L’ideazione e la caratterizzazione di Foody e dei suoi personaggi è, come è noto, una creazione di Accademia Disney. Roberto Santillo, direttore dell’Accademia, a capo del progetto creativo, così racconta la nascita della mascotte, e in che modo il suo team è «riuscito a conciliare i valori di Expo Milano 2015 e la visione di Disney contribuendo a rendere l’Evento più vicino ai giovani»:
È possibile realizzare i sogni più grandi solo attraverso la partecipazione di tutti e in questo percorso la diversità naturale dei singoli protagonisti è la chiave del successo. Sin dal lungometraggio Biancaneve, Disney ha saputo unire personaggi culturalmente e caratterialmente diversi tra loro e generare tra questi un’intesa a volte inaspettata al fine di un armonico Tutti per Uno, Uno per Tutti. In quest’ottica ci è sembrato che i dipinti di Arcimboldo, a distanza di anni, fossero un’ispirazione per una nuova sorprendente allegoria: quella di un personaggio unico che trae energia da tutti e la restituisce attraverso le storie, la simpatia, la vitalità eclettica dei protagonisti che compongono. Così è nato Foody.
“Effervescente, stravagante, irresistibile”, oggi Foody è l’attore principale di Expo Show, la serie animata nata dalla collaborazione di Disney, Expo Milano 2015 e Studio Bozzetto, in cui ciascun personaggio sogna di essere “protagonista assoluto di un evento straordinario come Expo Milano 2015”. «Eravamo certi che la serie animata fosse l’occasione giusta perché ognuno dei Frutti raccontasse le proprie origini, le proprie passioni, il proprio carattere in modo da familiarizzare col pubblico. E cosa c’è di più efficace di un Talent Show? L’idea, maturata insieme allo Studio Bozzetto, è sembrata subito adatta a presentare i singoli personaggi attraverso situazioni umoristiche e prove di abilità surreali in cui emergessero i loro temperamenti. Al contempo è stato possibile così introdurre i temi di Expo Milano 2015 grazie all’intreccio tra le vite dei protagonisti e molti dei temi che sono centrali nel messaggio Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita». «Cambiare le abitudini del Pianeta perché ci si incontri tutti in pieno rispetto reciproco è l’obiettivo di sempre dell’umanità per un futuro migliore. Farlo attraverso il cibo può essere un’intuizione geniale e credo che Expo Milano 2015 sia un’occasione unica proprio per questo».
In un altro post uscito sul sito ufficiale di Expo, così viene presentato Andrea Bozzetto, direttore creativo dello Studio Bozzetto, mentre racconta la serie di Expo Show, iniziata con i primi episodi lanciati, Piera la Pera, Rodolfo il Fico e Gury l'Anguria, e il modo in cui Expo Show parla dell'Esposizione Universale:
«Le avventure dei frutti sono un mezzo per poter presentare i grandi temi legati a Expo Milano 2015 sempre in chiave umoristica». La partecipazione all'Evento per Bozzetto è fondamentale, «un grande privilegio. Il nostro lavoro verrà visto da tantissime persone ed è stato davvero fantastico far parte di un progetto di questa portata. Lavorare su Foody e i suoi frutti è stata sicuramente un’esperienza stimolante: siamo entrati nel progetto nelle primissime fasi contribuendo alla creatività della serie e definendo insieme a Disney e agli autori la personalità dei personaggi e il loro modo di recitare, dandogli infine… vita». A chi va la sua preferenza tra i personaggi? «Mi piacciono tutti ma scelgo i rapanelli Rap Brothers. Come sanno 'rappare' loro non 'rappa' nessuno!».
Expo Show: una serie animata che parla il linguaggio della tv
Folli e originali, ognuno di loro «ha uno stile molto personale, ma quello che li accomuna tutti sono le situazioni imprevedibili e spesso 'nonsense' che raccontiamo durante le clip dedicate alla loro vita». È anche grazie all'animazione che i messaggi contenuti nel Tema di Expo Milano 2015 arrivano dritti al cuore di grandi e piccoli: «L’animazione è uno strumento eccezionale per raggiungere il pubblico. È divertente e fruibile da tutti, ma contemporaneamente permette di veicolare messaggi, anche molto complessi, senza mai essere pedante o noiosa». Expo Show è un format che risente moltissimo del moderno linguaggio televisivo. Ogni episodio è concepito come la puntata di un programma in tv in cui il concorrente viene presentato con una scheda e sottoposto a una prova di abilità.
«La serie è pensata come un grande show. La creatività è stata fortemente influenzata dal linguaggio della tv, soprattutto quello delle grandi produzioni. Tutta la dinamica degli episodi ruota intorno all’idea di un presentatore, Foody (che è poi Claudio Bisio), e un ospite frutto con cui interagisce. I dialoghi sono surreali, ma sempre indirizzati al pubblico in sala, di cui sentiamo spesso le risate e le voci fuori campo. Anche a livello visivo, insieme al regista Salvatore Murgia, abbiamo deciso di simulare le reali telecamere di uno show televisivo, con le stesse dinamiche di movimenti e regia per dare realmente l’idea di assistere a una diretta… però in animazione. I frutti sono personaggi molto 'cartoon', ma noi volevamo inserirli in un contesto che fosse più legato al mondo e ai problemi reali, in modo da avere un forte contrasto che potesse far ridere. La scelta stilistica delle clip video sulla vita dei frutti, dove oltre al personaggio animato utilizziamo filmati e fotografie reali, ci ha permesso di raggiungere questo obiettivo».
Se qualcuno fra coloro che sta leggendo non avesse mai visto i cartoni della serie, gliene ne proponiamo qualcuno. Come si nota rispecchiano fedelmente lo spirito del progetto, nelle parole dei realizzatori.
Qualche riflessione in merito, dopo aver valutato i risultati di questo lavoro.
È davvero necessario, sempre, ineluttabilmente, applicare la vecchia e trita idea che l'unico modo per avvicinare ai più giovani qualsiasi cosa, dall'educazione sessuale all'igiene orale al cibo, sia ricorrere al linguaggio televisivo? E fra i tanti linguaggi della televisione, che sia necessario proprio ricorrere a quello del talent show? Siamo davvero sicuri che, in questo modo, bambini e ragazzi accedano in modo «mai pedante o noioso» al tema nutrire il pianeta?
L'impressione, guardando i cortometraggi di Foody, è che il nonsense, per citare Bozzetto, delle vite degli ortaggi protagonisti dello show, perfettamente speculare al nonsense dei partecipanti ai veri talent e reality trasmessi in tv, non lasci alcun posto ad altro contenuto che la mancanza di senso, perché qualsiasi contenuto si perde nella gratuità assoluta della spettacolarizzazione, che diventa l'unica vera protagonista dello show e col suo linguaggio vince su tutto il resto. Nonostante la nota tesi di McLuhan «il medium genera il messaggio», espressa in Gli strumenti del comunicare (1964), saggio che ha cambiato la storia della comunicazione umana, è possibile che non si sappia ancora e non si pensi mai che la forma è il contenuto? E che pertanto, nel nostro caso, se Expo è un grande show, l'alimentazione e la nutrizione, in termini pedagogici ed educativi, non lo sono? Davvero i bambini e i ragazzi sono in grado, solo e unicamente, di accedere a qualsiasi tema attraverso il linguaggio dell'intrattenimento televisivo puro? Davvero non esiste altra alternativa che destinarli a una fruizione passiva, ritenuta condizione sicura ed efficace, infallibile nella somministrazione di “buoni comportamenti”? È questa la strada maestra all'educazione? Prendere un format approssimativo e informe come quello del reality - creato informe per poter contenere tutto, buono a tutti gli usi e agli scopi -, cioè studiato per rispondere al massimo grado a esigenze e messaggi commerciali , e riempirlo dei temi che dettano il momento, la necessità e l'occasione?
Non sarebbe stato possibile fare meglio e diversamente? Per esempio, una buona volta, optare decisamente e rigorosamente per una scelta diversa di linguaggi? Cogliere l'occasione di risorse ingenti per spiegare al mondo intero che parlare ai bambini e ai ragazzi con linguaggi nuovi, diversi da quelli triti e banali, sfilacciati della tv, è possibile? Soprattutto in considerazione del fatto che oggi il mondo, come sappiamo quotidianamente attraverso i social network, sa parlare centinaia, migliaia di linguaggi più belli, vitali, intelligenti e necessari?
Non sarebbe stato meglio se Expo 2015, data la ricchezza di fondi a disposizione, avesse commissionato queste animazioni, anziché alla multinazionale dell'intrattenimento Disney, e al consolidatissimo e storico Studio Bozzetto, per i quali questa commessa non è che è un business fra i tanti, a studi davvero nuovi e diversi di animazione, realtà fondate e gestite da giovani creativi italiani e stranieri, preparati, innovativi e competenti anche e soprattutto nel lavorare insieme ai bambini e ai ragazzi? Non sarebbe stato importante che bambini e ragazzi di scuole italiane e straniere, guidati da professionisti giovani e appassionati, potessero imparare un lavoro complesso e creativo come quello dell'animazione, applicandolo poi a esprimere le loro idee e conoscenze sul tema della nutrizione (considerando che oggi i laboratori di animazione, considerati una metodologia didattica di grande spessore, si praticano con magnifici risultati fin dalle scuole d'infanzia). E non sarebbe stato più interessante per tutti i telespettatori del mondo, anziché guardare Foody e i suoi compagni, sapere in che modo i ragazzi, i giovani e i bambini sanno parlare in modo davvero nuovo su questi temi? Fra i responsabili alla didattica di Expo, nessuno era al corrente di queste realtà, esperienze, riflessioni? Nessuno si è posto queste domande? Possibile?
A Santillo e a Bozzetto vorremmo dire che per familiarizzare un ragazzo o un bambino con qualcosa ci sono tanti modi più efficaci di un talent show. E che per non risultare pedanti e noiosi, la strada non è la rassicurante banalità del già conosciuto, ma la creatività pura. E che per imparare a nutrire il pianeta e dare energia alla vita (anche soltanto l'angolo di mondo che occupiamo e la vita quotidiana che ciascuno di noi vive), sognare di essere «protagonista assoluto di un evento straordinario come Expo Milano 2015» non è sicuramente il modo migliore. Anzi, se c'è qualcosa che oggi dovremmo apprendere è dismettere la modalità del protagonismo assoluto, e imparare a collaborare e a sentirci inscritti in un ordine di eventi e fenomeni più grande e più alto.
Invece che divertirsi a mitragliate di battute identiche a quelle che da decenni ascoltiamo ogni giorno in tv, a base di «grandi fichi e fisici a pera», non sarebbe stato meglio, come dice Santillo, «realizzare i sogni più grandi solo attraverso la partecipazione di tutti»? Ma facendolo davvero.