Giocare, su al Nord

[diGiulia Mirandola

Parco di Slottskogen,Goteborg.

Lo spuntodi questo post è una serie di viaggi in nord Europa. Alcuni, nellacapitale tedesca; uno, in Svezia. La passione per i parchi giochi deveessermi scoppiata notando le differenze tra l'Italia e i luoghi dicui sopra, appuntando su quaderni improvvisati (pieghevoli di musei,cartine geografiche, scontrini, biglietti del cinema, buste), nomidi giochi all'aperto, di vie, di quartieri, osservazioni sui bambinie sugli adulti frequentatori di Spielplaetze - letteralmente "spazidei giochi" -, considerazioni estetiche a partire dalle quali sonogiunta a una riflessione: i parchi giochi italiani tendono all'osceno,mentre quelli visitati in Germania e Svezia sono nella maggior partedei casi opere d'arte.

La buona notizia è chepersone della mia generazione guardano a questi esempi architettonicie urbanistici come a una scuola a cielo aperto, non come a unachimera. Il bello - è una vecchia storia - si può realizzare.

Perquesta immagine  e le successive: Parco Kolle 37,Berlino.

Daun parco capiamo cosa chiede una città a se stessa, il grado dimaturità degli adulti che la abitano e che la amministrano, come siintrecciano tra loro le storie delle persone piccole e di quelle grandi,il peso che una comunità attribuisce all'infanzia e la fiducia che leaccorda, lo stato di salute di certe industrie e di piani economici,a cosa e come giochiamo. Fuori dai nostri interni, i parchi giochi ciattendono. Le fotografie mostrate qui, documentano che il concettodi "parco giochi" può essere interpretato in mille diversi modi. ABerlino ho visto parchi molto nuovi, parchi abbandonati, scivoli dovemeno te l'aspetti, amache a decine.

I benefici complessivi chederivano dalla progettazione riuscita di un parco giochi hanno modo dimanifestarsi in risvolti sociali che anche persone come me, digiune distudi antropologici specifici, possono cogliere semplicemente stando acontatto con chi lo spazio del gioco frequenta per piacere, piuttostoche per abitudine: adulti e bambini, niente anziani; adulti giovani ebambini piccoli; adulti che sovente si tolgono le scarpe per stare piùcomodamente nella sabbia e che volentieri, senza passare per disadattati, si sporcano, si piegano, si siedono per terra, poi sirinfilano le scarpe, si raddrizzano, si alzano, tornano a casa.
Succede dappertutto: il parco Kolle 37, non fa eccezione. Diquesto centro pedagogico, nato un anno dopo la caduta del muro, restaindimenticabile il grande laboratorio di costruzione di baite, più vicinoa un Merzbaudi Schwitters che a una antica segheria.



Berlinoè costellata di zone adibite al gioco dei bambini. Adibite,in vero, è un termine quasi eccessivo, perché tra spazio"adulto" e spazio "d'infanzia" la scollatura è inesistente,la continuità di fatto. Qualche estate fa lo scrittore Gianni Biondillo, reduce da un viaggioa Berlino con la famiglia, si chiedeva: "Come faccio ora a spiegarealle mie due bambine perché ho deciso di farle crescere in unacittà come Milano?" Piantare parchi giochi alla tedesca o allasvedese, alla danese se preferite, o all'olandese, è un'idea perfare sì che tra qualche anno si possa aggiungere all'elenco deiparchi giochi degni di nota, quelli alla piemontese, alla sarda,alla marchigiana, alla sicula.





Per questa immagine  e lesuccessive:
Parco di Slottskogen, Goteborg.

Ci sonostudi architettonici e di design specializzati nella progettazionee nella realizzazione di parchi giochi e di giochi per parchigiochi. Lo studio danese Monstrum è uno di questi e la navigazionedel lorosito, è un tour immaginifico tra giochi giganti, parentistretti di certe balene della letteratura e dei ragni enormidi Louise Bourgeois, di cuiho potuto ammirare alcuni esemplari a Goteborg, dentro il parco di Slottskogen, di cui fa parteanche il Naturhistoriska Museet. In altri contesti,scivoli e giochi fanno sprofondare in certi paesaggi di Savinio, sortiteinvolontarie di chissà quale artigiano del legno, che avvicinano comunqueil discorso del gioco a quello dell'arte

Diciamo Wuppertal e pensiamoa Pina Bausch e al Tanztheater. In questo caso di Wuppertal interessaricordare che è la città di uno dei più prolifici designer d'Europadi Spielplaetze, Günter Beltzig. Secondo Beltzigi parchi giochi non sono prodotti finiti, ma dei processidinamici. Lui stesso, in un'intervista pubblicata sulla rivistaForm, lamenta l'assenzadi corsi accademici specifici dedicati allo studio di questa tipologiadi spazi. Per chi intende la lingua tedesca, il consiglio è diguardare per intero i video contenuti nel suo sito. Per chi non laintendesse, siano le tante fotografie documentarie di quarant'annidi progettazione a suscitare il distacco dagli orridi parchi giochiitaliani e a provocare il desiderio di fondarne una nuova generazioneper i bambini che l'attendono.