Per il ciclo di interviste dedicato alle Case dei Topi, a cura di Beatrice Bosio oggi parliamo con Francesco Gatti della Libreria GiraeVolta di Jesi. Qui trovate le altre interviste alle nostre librerie fiduciarie: libreria Momo, di Ravenna, libreria Gli anni in tasca; Libreria Farfilò di Verona; Libreria degli Asinelli, di Varese; Spazio Libri La Cornice, di Cantù; La tana del Bianconiglio di Maerne di Martellago; La Pazienza Arti e Libri, di Ferrara; Testolinee Libreria dei Ragazzi, di Manduria; Aribac, di Milano; 365 storie di Matera; libreria Dudi di Palermo; Libreria Trame di Bologna; Libreria Punta alla Luna di Milano; Libreria Baobab di Porcia.
[di Beatrice Bosio]
Partiamo da una breve presentazione della libreria: come si chiama, dove si trova, quando è stata aperta e da chi, chi ci lavora adesso, in cosa è specializzata e com’è strutturata?
Ho aperto la libreria nel 2012. Era specializzata in letteratura per bambini e ragazzi e si chiamava “Libreria dei Ragazzi” – fondamentalmente perché non ero riuscito a trovare un nome che mi piacesse di più. Era piccolina, solo 29 metri quadrati, e si trovava nel centro storico di Jesi, in provincia di Ancona. Io ero l’unico libraio fisso, ma senza il supporto di un’amica preziosa, Lorena Sbarbati, niente sarebbe successo.
Qualche anno dopo, nel 2019, si è liberato un locale più grande a pochi passi da dove eravamo (circa 50 metri) e così ho deciso di spostarmi per dare una svolta alla Libreria dei Ragazzi, a cui ho cambiato il nome in “GiraeVolta”.
Quando si entra nel nuovo spazio, sembra di stare ancora nella vecchia libreria, perché tutta la stanza è piena di libri per bambini e ragazzi, ma passando la ‘volta’ ci si ritrova in una seconda stanza, dove invece ci sono titoli anche per gli adulti.
I settori sono diversi: la letteratura chiaramente, ma anche la saggistica di vario tipo, le graphic novel, molti volumi di arte, grafica e fotografia. Una normale libreria, direi, se non fosse per il particolare sguardo rivolto al contemporaneo: GiraeVolta, infatti, propone una selezione di libri belli e significativi per cercare di vivere e comprendere il nostro tempo.
Oltre a me, che sono il titolare, quando c'è bisogno lavorano in libreria Antonella Timpano e Carla Marinelli. Antonella guida anche il nostro fantastico gruppo di lettura.
Quando nel 2019 ti sei trasferito, come sei riuscito a trovare finalmente un nome giusto, che ti piacesse? E quali significati attribuisci a “GiraeVolta”?
Mi sono fidato di chi mi aiuta: il nome è nato dal confronto con le persone che da sempre sono vicine alla libreria, tra cui Mina che ne cura l’immagine. È un nome che, oltre a riferirsi all’arco che c'è tra le due stanze, richiama il girare o voltare le pagine di un libro. Mi piace il fatto che sembri evocare un gioco, o un passo di danza. La gioia, insomma!
Forse non per niente tante donne sono importanti per le proposte della libreria.
Ci descrivi a grandi linee il contesto territoriale in cui GiraeVolta si colloca? Come sono la città di Jesi e più in generale le Marche da un punto di vista culturale? Diresti che c'è interesse per la lettura e la sua promozione?
Una cosa è certa: dal 2012, anno in cui ho aperto la libreria, ci sono stati molti cambiamenti, specialmente per quanto riguarda la lettura con i bambini e i libri a scuola. Non esisteva ancora la Legge Franceschini, per esempio, e le attività del Centro per il Libro e la Lettura erano minime.
Aprire la libreria, quindi, è stato un atto di coraggio, ma non folle, perché all’epoca nella Biblioteca per ragazzi di Jesi, una delle più antiche d’Italia, fondata più di cinquant’anni fa, lavoravano due bibliotecarie che davano del ‘tu’ a tutti i più grandi formatori, scrittori ed educatori del tempo. Da Paola Pacci e Francesca Ciampichetti – questi i loro nomi – ho imparato tantissimo, sono state vere e proprie maestre per me. Insieme abbiamo dato vita a un’associazione, “La strada di Achille”, il cui lavoro dal 2012 al 2017 non ha fatto altro che crescere in termini di numero e qualità delle proposte. In quei frangenti penso che Jesi non sia stata provincia, bensì centro di qualcosa. Dico questo perché, senza dubbio, la distanza dai grandi centri si sente, e per vari motivi, ma è più che altro una questione di visioni, secondo me.
Detto questo, credo che Jesi sia comunque una città molto interessante. In più è inserita in un contesto territoriale nel quale è facile spostarsi: si arriva ad Ancona, a Senigallia, o in altri centri più piccoli che presentano spesso realtà virtuose e particolarmente stimolanti.
Forse in passato accadevano cose più significative, o forse sono solo cambiati i tempi e dobbiamo valutare in maniera diversa ciò che vediamo oggi. Chiarisco meglio il mio pensiero: mi sembra che l’offerta culturale di una volta fosse più ricercata e audace (musica, teatro, letteratura, eccetera), al contrario di quella di oggi, in cui, data la diffusa tendenza a trasferire e adattare tutto ai social, i contenuti si sono fatti più fragili e, per questo, meno significativi da un punto di vista “culturale”.
Tronando alla situazione di Jesi, la città ha da poco stipulato il “patto per la lettura” e proprio in questi giorni ha ricevuto il titolo di “Città che legge”. Rispetto al 2012, ora si parla molto di più di temi legati ai libri e alla lettura: spero che questo possa tradursi prima o poi in un aumento della percentuale di persone che leggono in Italia, dato pressoché stagnante ormai dagli anni Novanta.
Jesi è la tua città di origine o adozione? Mi sembra che tu sia affezionato al territorio e ti dia molto da fare per valorizzarlo.
Origine. Però non credo sia tanto una questione di affezione al proprio territorio, quanto piuttosto di un desiderio che nella vita mi ha sempre accompagnato: quello di far incontrare le persone, in particolare i giovani, con le cose più belle e le menti più illuminate. Nell’arte come in altri ambiti. Che provenissero dal territorio o meno, questo non ha importanza.
Da qui la scelta di aprire una libreria nel 2012? È sempre stato un tuo sogno? E come mai all'inizio ti sei dedicato solo alla letteratura per l'infanzia per poi allargare lo sguardo?
Ero insegnante di chitarra classica, quando, a un certo punto della vita, ho desiderato cambiare lavoro. Ho fatto diverse esperienze e riassumerle tutte sarebbe complesso, diciamo però che quella davvero decisiva, oltre che emozionante, è stata frequentare alcuni corsi della Scuola per Librai Umberto ed Elisabetta Mauri di Milano.
Ciò che mi è sembrato subito molto interessante del gestire una libreria è il fatto che un mondo che veicoli cultura non abbia bisogno, se non in parte, dell’intervento pubblico e sia quindi più libero, perché basato soprattutto sulle logiche dell’impresa. Enti pubblici come biblioteche, teatri o simili risentono della politica molto più che le librerie indipendenti.
Dopo la Scuola Mauri di Milano ho svolto un tirocinio e lavorato per un po’ in alcune librerie, finché nel 2012 non ho aperto la mia. La scelta iniziale di dedicarmi solo alla letteratura per bambini e ragazzi è stata determinata principalmente da due fattori: la mia personale predisposizione per il lavoro educativo con i giovani e la mancanza di una simile realtà nella città di Jesi. L’incontro con le bibliotecarie Paola e Francesca avvenuto poco dopo, e il percorso intrapreso con loro, sono stati come una molla per me: a poco a poco, e quasi inconsapevolmente, mi sono fatto carico di una vera e propria missione, ovvero educare alla lettura e non semplicemente promuoverla. In altri termini, ho cominciato a domandarmi quale fosse il mio obiettivo nel porgere un libro a un bambino: che lo leggesse o che lo comprasse?
La mia impressione è che molto spesso i due piani si sovrappongano, senza tener conto delle vere esigenze di bambini e ragazzi. Sappiamo tutti quanto sia ingiusto imporre la stessa lettura agli alunni di una classe, eppure ci adoperiamo per gli incontri con gli autori, che implicano quasi sempre l’acquisto dello stesso libro, il loro. Sappiamo tutti che le scuole dovrebbero avere una biblioteca ben fornita (d’istituto, oltre che di classe), ma pochissime ce l’hanno. Morale: penso si debba fare un’attenta distinzione tra promozione ed educazione.
Io spero di aver lavorato per la seconda, o quantomeno ci ho provato da esterno alla scuola. Temo, infatti, che i “progetti” proposti da noi operatori esterni non siano sufficienti: solo la scuola può davvero risolvere i problemi legati all’educazione alla lettura.
È molto interessante la differenza che sottolinei tra promozione ed educazione alla lettura. Se da esterno alla scuola speri di aver lavorato per la seconda, da libraio immagino tu non possa aver fatto a meno della prima. Cosa di quello che fai e proponi da GiraeVolta è promozione e cosa invece educazione?
Vorrei risponderti che tutto è educazione, specialmente se considero la cura con cui seleziono i libri da proporre da GiraeVolta. Spesso, quando leggo la classifica dei libri più venduti, mi accorgo di non averne neppure uno dei primi dieci.
Detto questo, però, credo che la libreria in quanto tale sia uno spazio prettamente commerciale. Per questo per fare educazione bisogna entrare in una dimensione diversa, con metodologie e prassi differenti. Altrimenti sarebbe come fare educazione alimentare all’interno di un supermercato.
Per questo collabori molto con scuole e biblioteche?
Anche in questo caso penso sia doveroso fare delle distinzioni. Non basta collaborare con scuole e biblioteche per fare educazione, dipende tutto dalle attività che si propongono. Come accennavo prima, portare un autore a scuola è più spesso promozione che non educazione…
Ciò non toglie, però, che lo scambio tra gli addetti ai lavori sia importante, in particolare l’incontro tra gli artisti (scrittori, illustratori) e gli educatori, e mi sono sempre impegnato affinché ai bambini arrivasse ciò che di meglio il mercato ha da offrire.
Credo molto nell’impegno quotidiano da parte di insegnanti e genitori per una scelta consapevole di libri per i propri studenti e figli, e per questo ho spesso organizzato percorsi che mirassero a renderli capaci e autonomi nell’orientarsi tra gli scaffali di librerie e biblioteche, in piena libertà e a seconda dei propri gusti e convinzioni.
Ci sono insegnanti e bibliotecari che svolgono un ottimo lavoro in tal senso e insieme a loro è davvero possibile una collaborazione alla pari, portando un diverso punto di vista in un territorio già ricco e fertile.
Ci sono altre realtà, del territorio e non solo, con cui la tua libreria collabora? E se sì, in che modo?
Una collaborazione molta recente è quella con il Comune di Cupramontana per il progetto “L’officina dei Topi”, inaugurato da un incontro con Maddalena, assessora alla Cultura della città. L’idea alla base dell’iniziativa è quella di portare un’esperienza, delle competenze in un territorio, entrando, però, in relazione con le persone che lo abitano, così da creare non solo conoscenza, ma anche comunità.
In cosa consiste più esattamente il progetto?
Il progetto si ispira al lavoro fatto in questi anni dalla casa editrice Topippittori per noi librerie (e non lo dico per piaggeria). Topipittori ha investito su di noi, ma soprattutto ha realizzato un catalogo che, grazie alle collane divulgative ‘PiNO’, ‘PiPPo’, ‘2.10’, ‘I Topi saggi’, propone strumenti di ricerca e approfondimenti utili a tutti coloro che approcciano il mondo dell’infanzia.
Queste collane rivelano una linea editoriale ben precisa, e coraggiosa direi, culminata poi nella costruzione della rete delle Case dei Topi e nella pubblicazione della rivista semestrale “Quarantotto”.
La mia idea è stata quella di collegare questo lavoro di ricerca e proposta con il territorio: cioè, portare a Cupramontana le testimonianze più interessanti tra quelle raccolte nelle collane di Topipittori e farle conoscere, per poi aggiungere a queste il nostro lavoro, la nostra esperienza nel lavoro di comunità.
La prima parte del progetto è andata molto bene: abbiamo ospitato Silvia Vecchini e Rosa Tiziana Bruno, rispettivamente autrici dei saggi “Una frescura al centro del petto” (2019) ed “Educare al pensiero ecologico” (2020). Il prossimo laboratorio sarà incentrato sulla riflessione e lo scambio tra le persone che hanno partecipato a questi primi due appuntamenti.
Sono già previsti altri incontri dopo questo laboratorio? Se sì, quali?
L’ultimo appuntamento sarà condotto da noi, con un’incursione di Giovanna Zoboli. Poi speriamo vivamente di riuscire a organizzare una nuova edizione del progetto per il prossimo anno scolastico.
Passiamo ora a parlare di libri. Come selezioni i titoli da GiraeVolta, quanti sono grossomodo e come li disponi nello spazio della libreria?
Al momento abbiamo circa 5500 referenze: metà sono libri per bambini e ragazzi, e l’altra metà libri per adulti. Scelgo i titoli che più preferisco, in totale libertà, basandomi sulle mie conoscenze e sulla formazione fatta in questi anni.
Se posso permettermi, il settore dei bambini è bellissimo. O almeno, questo è quello che ci dicono i clienti, specialmente chi arriva da fuori città e può paragonarci con altre realtà.
Il settore degli adulti è sicuramente più complesso per noi e stiamo ancora imparando. Ciò che ci interessa è riuscire a fornire uno sguardo sul nostro tempo, attraverso tutti i generi: narrativa, saggistica, fumetti. Anche in questo settore, chiaramente, cerchiamo di selezionare prodotti che siano di qualità.
C’è un grande sezione dedicata all’arte contemporanea e alla fotografia, temi che mi piace proporre agli adulti. Si collocano in parallelo, se vuoi, agli albi illustrati per bambini e ragazzi. Il mondo di oggi, con la sua comunicazione, è ricchissimo di immagini, quindi è fondamentale secondo me proporre libri che ne offrano di qualità per educare lo sguardo e la comprensione.
Se da GiraeVolta spesso mancano i cosiddetti bestseller delle classifiche ufficiali, quali sono allora i suoi titoli più venduti, quelli che dal 2012 a oggi hanno riscosso più successo tra i suoi clienti?
Premettendo che i libri per bambini sono avvantaggiati grazie ai sette anni in più di vendita, direi che la classifica rispecchia perfettamente la storia della libreria. Al primo posto c’è “L’uccellino fa…” di Soledad Bravi (Babalibri, 2005), al secondo “A caccia dell'orso” di Michael Rosen e Helen Oxenbury (Mondadori, 2013), al terzo “Un libro” di Hervé Tullet (Franco Cosimo Panini, 2010).
Un gran bel podio, secondo me!
Così come le classifiche “ufficiali” ci descrivono l’andamento del mercato editoriale e le abitudini di lettura della popolazione, cosa ci dicono questi tre titoli di te e della tua libreria?
Vorrei evitare di lodarmi da solo, ma spero che un simile podio suggerisca l’alta qualità della proposta da GiraeVolta.
In questi giorni sto leggendo il saggio di Giorgia Grilli, “Di cosa parlano i libri per bambini. La letteratura per l’infanzia come critica radicale” (Donzelli editore, 2021). Come sostiene l’autrice, penso che nella storia dei libri per bambini e ragazzi ci siano opere di grandissimo valore che possono definirsi, a giusto titolo, Letteratura. Molti di questi titoli sono sul mercato da anni, ma non sempre vengono riconosciuti e valorizzati come meritano. Io mi auguro che nella mia libreria si trovino proprio libri di questo tipo, libri che possano dirsi Letteratura e diano la possibilità ai bambini, e ai loro genitori, di incontrare il mondo attraverso lo sguardo di tanti artisti diversi.
Fare il libraio è impegnativo, perché proporre questi piccoli gioielli letterari è spesso più difficile di quanto sembri, ma dà sicuramente grandi soddisfazioni.
Lo stesso discorso vale anche per l’editoria per adulti, me ne sto rendendo conto con il nostro gruppo di lettura.
Cosa intendi più precisamente?
La letteratura contemporanea mondiale offre titoli veramente interessanti per leggere il nostro tempo. La narrativa, così come la saggistica.
Ci fai qualche esempio di libro letto insieme al gruppo di lettura per adulti?
Ti propongo gli ultimi due titoli letti, che sono anche molto diversi fra loro: “La strada di fango giallo” di Can Xue (Utopia editore, 2024) e “Blizzard” di Marie Vingtras (Edizioni Clichy, 2023).
Il secondo è un romanzo che ti cattura fin dalle prime pagine e non ti lascia più: quattro personaggi si rincorrono in mezzo a una tormenta di neve in cerca di un bambino scomparso. Il libro di Can Xue, invece, è molto più impegnativo, una distopia forse, ma un po’ indefinibile, per lettori forti che amano sperimentare stili di scrittura diversi e complessi.
Al termine del periodo di lettura, il gruppo si riunisce e incontra gli editori dei libri letti. In questo caso, Gerardo Masuccio per Utopia e Tommaso Gurrieri per Clichy hanno accolto il nostro invito e ci hanno parlato del loro lavoro e dei titoli in questione. È stata un’esperienza interessante e significativa.
In quanto Casa dei Topi, GiraeVolta ha a disposizione l’intero catalogo di Topipittori. Oltre alle collane di divulgazione e alla rivista “Quarantotto”, per cui hai già manifestato la tua stima, ci sono dei titoli a cui sei particolarmente affezionato? E perché?
Tanti! Per il 2024 penso di poter dire che il miglior libro per bambini che abbia letto sia stato “La storia vera” di Sergio Ruzzier. Poi sceglierei “Il cappello” di Paolo Ventura, nostro titolo di Natale del 2023, con i fantastici originali in mostra durante tutto il mese di dicembre. Infine, indicando una terna assai ristretta, “Stavo pensando” di Sandol Stoddard e Ivan Chermayeff, edito da Topipittori nel 2018, ma pubblicato per la prima volta nel 1960. Questo titolo è testimone del ricco e incredibile repertorio di testi a cui attingere per proporre buone letture a bambini e ragazzi.
Dimenticavo, amo moltissimo anche la collana di poesia, ‘Parola magica’. “Il tuo nido, il mondo” di Carl Norac e Anne Herbauts (2023, traduzione di Silvia Vecchini), giusto per citarne uno.
Sul sito GiraeVolta viene presentata come “una piccola libreria di proposta”, immaginata e costruita “per lettori curiosi”. Come altro descriveresti la tua clientela?
Abbiamo una clientela molto affezionata per entrambi i settori, infanzia e adulti. Senza dubbio, alcuni clienti sono cresciuti con la libreria.
Chi viene da noi sa di trovare un’offerta di qualità, una selezione attenta e ricercata. Definiamo i nostri clienti persone curiose, perché amano farsi guidare o scegliere in autonomia tra gli scaffali, riconoscendo il nostro impegno nel proporre opere interessanti.
La soddisfazione più grande è quando qualcuno torna perché ha gradito il primo consiglio e capisce che noi siamo lì proprio per quello.
La nostra clientela è formata principalmente da persone giovani, di cui la maggior parte donne, non mancano gli appassionati di arte, fumetti d’autore e saggistica contemporanea.
Quali sono le tue tre parole d’ordine per una buona relazione con i clienti?
Disponibilità, cortesia, competenza.
Sempre sul sito della tua libreria ho letto dell’iniziativa “6xVolta”: ci spieghi di cosa si tratta?
È il nostro podcast: una chiacchierata informale in cui presentiamo sei titoli che ci piacciono molto e che promuoviamo con particolare cura in libreria. Sono libri che, a nostro avviso, hanno qualcosa di interessante da dire ai lettori e meritano, oltre che attenzione, un tempo di permanenza adeguato sugli scaffali.
Per non alimentare particolari aspettative, avviso che la puntata non è mai preparata prima, la registrazione è in diretta e spontanea, quello che vogliamo essere noi per i nostri clienti.
Ogni quanto esce il podcast? E quali sono gli ultimi sei titoli di cui avete chiacchierato?
Non siamo ancora riusciti a cadenzarlo nel tempo. Con gli impegni non è sempre facile leggere e approfondire un certo numero di testi con regolarità. Qualche volta uno di noi non è pronto (di solito io) e bisogna rimandare la registrazione.
I titoli che abbiamo promosso nell’ultima puntata sono: “Stardust” di Hannah Arnesen (Orecchio Acerbo, 2024); “Voci del verbo andare” di Jenny Erpenbeck (Sellerio, 2016); “Il libro degli abbracci” di Eduardo Galeano (SUR, 2024); “Due fratelli, una foresta” di Yukiko Noritake (Terre di Mezzo, 2022); “L’uomo con lo scandaglio” di Patrik Svensson (Iperborea, 2023); “Fuori le palle” di Victoire Tuaillon (ADD editore, 2023). Per chi avesse voglia, rimando all’ascolto: https://www.giraevolta.it/6xvolta-3/
Quale aspetto preferisci del lavoro di libraio e quale invece proprio non sopporti?
Mi piace tutto, è un bellissimo lavoro. Non ci sono aspetti negativi, o, se ci sono, sono irrilevanti.
Ecco, se proprio devo dirne uno, non amo fare i resi.
Per concludere in bellezza l’intervista, ti chiederei un’ultima buona ragione per venirti presto a trovare da GiraeVolta!
GiraeVolta è un bel posto, qui da noi si sta sempre bene: si esce più felici di quando si è entrati!