I bambini leggono/5. Teresa,Caterina e il Piccolo Principe

[diMarta Sironi]



Lo scorso mercoledì, Giovanna Zoboli ha deciso di farci un regalo: presa da raptus consumistico ha risposto, senza troppo pensare, a una proposta di sconto giunta per newsletter per lo spettacolo Il piccolo principe, alla sua seconda stagione al teatro Franco Parenti, a Milano. Per fortuna, la nostra Giovanna, sempre molto impegnata a diffondere la buona letteratura illustrata per ragazzi, a causa di un impegno (preso da mesi!) ha dovuto rinunciare ad assistere alla lettura scenica di Sonia Bergamasco (il piccolo principe) e Fabrizio Gifuni (voce narrante e tutte lealtre ‘comparse’), accompagnati dalle musiche di Rodolfo Rossi (qui un'intervista sullo spettacolo ai suoiinterpreti).

Al suo posto ci siamo andate noi, e ce la siamo proprio goduta. In verità i biglietti erano due e da buona ‘asinarazionale’ ho pensato di andarci con mia figlia Caterina: otto anni, instancabile ascoltatrice (e lettrice) di racconti. Al momento di uscire, però, l'altra mia figlia, Teresa (cinque anni e mezzo), si è messa scarpe e giacca e non ha voluto sentire ragioni.

Sul palco, niente scene, niente costumi: si tratta di una raffinata lettura scenica risolta con i soli movimenti del corpo, l’espressività della recitazione e il virtuosismo degli attori (imperdibile la volpe!), l’uso delle luci e la presenza tattile della musica.

Caterina e Teresa sono state rapite dal racconto –un’ora e mezza senza pausa – tanto che alla fine avrebbero voluto una replica successiva (in effetti, Sonia Bergamasco riprendeva subito dopo con la sua Karénina. Prove aperte di infelicità, ma l’ho saputo solo il giorno successivo e forse avrebbe messo a dura prova il loro entusiasmo da neofite…).


Il ritorno a casa è stato tutto una finzione teatrale, alternata a insistiti inviti a tornare a teatro il giorno dopo, a rivedere Il piccolo principe. La recita era alle 19.30 e in sala c’erano altri bambini dellee lementari. Un gruppetto lo conoscevamo, perché compagni di piscina - e per coincidenza a nuotare si va proprio il mercoledì, tanto che la micidiale somma “tempo pieno + piscina” lasciava immaginare un immediato sonno profondo sulle poltrone del teatro: alcuni bambini non hanno smentito le previsioni e all’uscita lamentavano la noia soporifera ‘del film’ (sì, l'hanno chiamato proprio così…).

C’erano però tanti altri bambini di cui non ho sentito i commenti, ma il silenzio in sala, per tutta la durata dello spettacolo, credo sia garanzia di un diffuso apprezzamento. Insisto nel dire che non si tratta di uno spettacolo per bambini, pensato per divertire a tutti i costi, ma di teatro vero, quello d’antica tradizione e che continuerà a sperimentare le possibilità espressive del corpo e della voce senza bisogno di effetti speciali, facendosi accompagnare dall’altrettanto magico potere della musica e della luce. L’esperienza mi ha confermato che la separazione di opere per bambini e adulti è in parte fittizia: ci sono cose universalmente belle che i bambini sono felicissimi di incontrare sul loro cammino. Ho anche pensato che, al di là dei futuri raptus consumistici di amici distratti, dovremmo andare più spesso a teatro, un’occasione non solo di conoscere grandi testi e le loro infinite possibilità interpretative, ma anche e soprattutto di vedere da vicino la magica metamorfosi espressiva del corpo umano.