I tesori del mercato

Vi abbiamo presentato Al mercato attraverso le parole di Susanna Mattiangeli, autrice del testo (qui). Oggi vi presentiamo il punto di vista dell'illustratrice che ringraziamo per la collaborazione, ricordandovi che entrambe saranno a Carpi, in occasione della Festa del Racconto 2019 XIV edizione, a inaugurare, l'1 giugno, alle ore 11.30, l'installazione site specific creata per la Torre dell'Uccelliera.

[di Vessela Nikolova]

Da piccola - avrò avuto 7- 8 anni - in Bulgaria, a Gorubliane nella provincia di Sofia dove abitavo, un mercato speciale arrivava con cadenza trimestrale. La maggior parte dei venditori erano persone che venivano da altri posti, c’erano bulgari di altre città, russi, cecoslovacchi eccetera. Avevano banchi che allora mi sembravano bellissimi e il mio preferito era quello con i gioielli finti. Il proprietario era un uomo rom con alcuni denti d’oro vero. Vendeva anelli con rubini finti, bracciali scintillanti, orecchini a pendente, ciondoli intrecciati e collane di diamanti in plastica. La settimana che precedeva il grande evento, sognavo questo meraviglioso posto per più notti di seguito, desideravo qualcosa che non ricordo, ma era qualcosa di ignoto, un'autentica sorpresa.

Ecco, probabilmente anche io desideravo semplicemente «qualcosa per me, un putìcchiolo qualunque», come scrive Susanna nel testo del libro.

A Pleven, dove passavo le estati, al mercato dell’autostazione, mio nonno - raffinato amante della ricerca del miglior prezzo e pezzo - insegnava a noi nipoti come si scelgono le angurie mature: bussando sulla corteccia e ascoltando il suono che fanno. Ci fermavamo a bere la bosà, tipica bevanda del posto, poi tornavamo a casa, certamente con l’anguria migliore dentro una borsa di rete e sempre con qualche altro tesoro trovato per terra o frutto di qualche scambio proficuo con gli amici del nonno.

Queste sensazioni di attesa, desiderio, di ricerca, scoperta e di sorpresa, le ho conservate: forse qui risiede il fascino che tuttora esercita su di me il microcosmo brulicante dei mercati.

Così, quando Giovanna e Paolo hanno manifestato con entusiasmo l’intenzione di dare seguito alle avventure della bambina protagonista di In spiaggia, ero molto contenta. Ma lo ero ancora di più per il tema scelto: Il nuovo libro sarebbe stato incentrato sul tema degli acquisti. Non un centro commerciale, come aveva preferito Susanna, ma un mercato. Ho pensato «Evviva!».

Un giorno di settembre 2017, mi hanno invitato con loro al mercato di Via Crema/via Piacenza, a Milano, quello dove vanno più spesso. Un mercato dai banchi ordinati e particolarmente diversificati, molto diverso dai mercati della mia infanzia, eppure simile per alcuni aspetti. Con sguardo scrupoloso quasi scientifico Giovanna ed io abbiamo percorso le vie, osservato e commentato le tipologie di frequentatori, le bancarelle e i prodotti. Pellicce, sciampi detersivi e rossetti, pesci rossi, canarini, banchi di sole uova o di polenta. Mutande e panciere, teste con cappelli e gambe con le calze a profusione. Un'infinità di cose e di persone tutte intorno in movimento, un apparente caos che a guardarlo bene segue regole e relazioni proprie.

Io scattavo delle foto e Paolo, che nel frattempo comperava della verdura dai Fratelli Abruzzese, finì in una di quelle immagini, perfettamente integrato nel contesto. Così, in seguito, è diventato anche un soggetto dentro una tavola del libro.

Avevamo deciso di seguire lo stesso sistema seguito per la fase di progettazione di In spiaggia, per ottenere il medesimo risultato: io sarei partita con gli studi e gli schizzi e dopo averne accumulati un po’ li avrei passati a Susanna che avrebbe cominciato a pensare un testo. Una volta scritto il testo, io sarei tornata sugli schizzi in un secondo momento per realizzare le illustrazioni definitive. Per qualche mese girai per i mercati di Milano: Marco Aurelio, Curiel, Pagano, Catone, Garibaldi, Papinano, Benedetto Marcello, Fauche, Piazzale Lagosta, Niguarda, Cormano, Cusano Milanino, Cinisello Balsamo.

Raccoglievo impressioni e foto; disegnavo le cose che mi colpivano, facendo una selezione del materiale prima emotiva, poi estetica, infine razionale. Mi era stato chiesto di osservare: cercavo di fare mio ciò che vedevo, e di restituire qualcosa che avesse del valore, per essere osservato a sua volta da Susanna. Tutto in questo progetto, a partire dal metodo, è in relazione con lo sguardo e ha a che fare con l’osservare, ma anche con il lasciarsi osservare dagli altri. Se ci si lascia osservare, si scoprono cose che sono dentro di noi, ma che non vediamo finché qualcuno non ce le mostra. Questa è una grande fortuna, specialmente se chi osserva ha la capacità - come Susanna - di far emergere in modo spontaneo ciò che non è esplicito.

Quando arrivò il testo, affrontai la fase successiva del progetto facendo riferimento alla mia ricerca visiva in modo più razionale, costruendo le immagini sui primi schizzi, insieme ai nuovi elementi introdotti dalla trama.

Rimasi stupita da quanto nella storia, attraverso gli occhi della protagonista, Susanna aveva toccato e messo in evidenza proprio quelle sensazioni che hanno radice nella mia infanzia e cerco di non perdere: l’attesa, il desiderio, la ricerca, la scoperta e la sorpresa.