Il dono di vedere
di Monica Monachesi
Fuori dagli scaffali, fuori dalle pagine dei libri,ma mai senza di loro, accomodate in grandi finestre sul pubblico,ecco le immagini della fantasia venute da ogni dove che ci invitano aguardare, ad ascoltare le loro storie, a esercitare il nostro pensiero ead accogliere ammirati innumerevoli nuove, stupefacenti invenzioni.
Elasticità, curiosità, entusiasmo, questo ci chiedono le immaginidella fantasia, le immagini dei libri per l’infanzia. Siamo chiamatia un gioco molto serio, al quale i bambini sanno giocare meglio ditutti: il gioco della lettura.
Sgombri da convenzioni epreconcetti, incessantemente desiderosi di conoscere, vedere, toccare,dire, fare, i bambini accolgono con molta intensità ogni invito allalettura, possono e devono potersi confrontare con libri che non sianolimiti, ma inaspettati nuovi spazi di pensiero e di vita emotiva.
Nell’epoca in cui, attraverso le immagini dirette, ai bambinisi vende di tutto, la bellezza è anche un’arma preziosa. Spiacevoleparlare di armi, certo, parliamo allora di capacità critica, di sapereistituire confronti, di vedere le cose in prospettive nuove, di attingerea immaginari diversi, non solo a quelli somministrati dalla pubblicitàe da prodotti seriali ‘per bambini’.
Riflessioni che si risolvono,giorno dopo giorno, in gesti semplici e in momenti che si potrebberosottovalutare, presi dalle faccende delle nostre vite. Porgere aun bambino un libro degno delle sue capacità, condividere con luipensieri e fantasie, condurlo a visitare una mostra, ad ascoltare unautore, a disegnare in un laboratorio, insistere con convinzione nelprivilegiare esperienze significative.
Un impegno non dapoco che richiede costante informazione, ma promette grandi risultati,a volte così profondi da essere quasi invisibili.
Unamostra come Le immagini della fantasia è unserbatoio di idee e di possibilità che non si esaurisce nel numerodelle opere, degli autori, degli editori partecipanti, ma sottendeinnumerevoli e misteriosi percorsi, che sono quelli che ciascuno di noipuò scegliere e creare in modo individuale approfondendo, cercando,trovando.
Chi può sapere, infatti, fin dove si può arrivaresul filo di una storia, di un’idea, di un’ispirazione?
KatrinStagl, illustrazione per Forte come unorso. |
Avolte i libri nascono così. Ho realizzato due serigrafie per lamia bambina appena nata: un orso che fa a braccio di ferro con unabambina e un bimbo seduto a giocare assieme a una volpe con forminedi legno colorato.
“Forte come un orso” e “Astutocome una volpe”.
Le due immagini stavano nella suacameretta.
Quando avevamo visite, spesso i nostri amiciricordavano altri paragoni proverbiali.
“Affamato come unlupo”, “Lento come una lumaca”.
Mi è sembrato belloraccoglierli tutti e illustrarli, così è nato il libro.
Lodedico a Helene e a tutti gli altri bambini!
Quando scrivo un testo pieno di animali, lo facciopensando a un illustratore: Simona Mulazzani. È andatacosì anche per Il grande libro dei pisolini, cheidealmente chiude la trilogia preceduta da Al supermercatodegli animali e Vorrei avere, libro che èstato pubblicato in sette paesi e ha appena vinto la Silver Medal dellaSociety of Illustrators di New York. Le immagini di animali di Simona sonola perfetta trasposizione poetica del sentimento profondo e spontaneo chemi legava agli animali quando ero piccola. Sono silenziosi e carichi dimistero, e nello stesso tempo, fratelli di sangue. E sono bellissimi,e questo è determinante perché la sorprendente bellezza delleforme animali è uno degli elementi fondamentali della relazioneuomo-animale. Non è una novità: è quello che si osserva in tuttele gallerie d'arte, i musei archeologici, i templi, le collezioni diartigianato del mondo. Al Louvre davanti alla maestria degli egizinel rappresentare le forme animali, si rimane quasi costernati dallivello di perfezione. Quello che fa Simona, oltre che rappresentare, èraccontare gli animali, trasporli nella lingua emotiva e affettiva deibambini, senza però snaturarne la verità. Tutti i bambini sognano diessere cavalli, tigri, leoni, uccelli, cani... Simona lo sa. In ognunadelle sue bestie sta acquattato un bambino invisibile, e questa èla sua carta vincente.
SimonaMulazzani, illustrazione per Il grande libro deipisolini. |
Vi piacciono le storie? Che storie vi piacciono? Chi vi racconta lestorie? Chi inventa le storie? Cosa vuol dire raccontare una storia? Checos’è una storia? E, dove abitano le storie?
Le storie cisono grazie a chi le racconta. Se racconti una storia, e non solo sela scrivi e la inventi, la fai vivere, metti al mondo dei personaggi,dei mondi che prima non c’erano, oppure c’erano ma nessuno li avevanotati.
Quindi inventare storie e raccontarle sono modi didare vita alle cose, è far sì che una cosa che ci ha colpito, checi è sembrata bella e importante, sia anche di altri, li raggiunga:raccontare è un regalo che si fa a se stessi e agli altri. Per questoai bambini e ai grandi piacciono le storie: perché sono regalibellissimi che ci si fa. A raccontarle e ad ascoltarle. Le storiele raccontiamo alle persone che ci sono vicine, perché pensiamo chese hanno fatto bene a noi, faranno bene anche a loro.
Lestorie per questo vanno dappertutto e hanno molte case: non abitanoin un luogo solo, ma continuano a spostarsi, a cambiare. Sono magicheperché rimangono ad abitare nei libri che abbiamo fra le mani, e inognuno di noi, ma nello stesso tempo vanno a stare in altri luoghi,altri libri, altre persone, posti che possono essere lontani migliaiadi chilometri, come il sole, la luna, il cielo.
CamillaEngman, illustrazione per C'era una volta unastoria. |
Mi piace molto seguire il lavoro dei nostri illustratori,sapere quello che stanno facendo. Osservare le novità, il lorostile che si evolve, muta, a volte anche radicalmente. Da circa unanno, seguivo sul sito the topsy-turvy book diBeatrice Alemagna i suoi nuovi disegni. Mi piacevano immensamente, e hopensato subito che fare un libro con quello stile nuovo, così lieve,sorprendente, sbilenco e sorridente, mi sarebbe piaiuto molto. Poi,un giorno, Beatrice ci ha mandato un testo, chiedendoci cosa nepensavamo. Il testo era magnifico, perché, come se non bastassee come è noto, Beatrice è anche bravissima a raccontare con leparole. In più quella storia aveva il sapore e le atmosfere dellenuove immagini. Perciò, subito le dicemmo che ci sarebbe piaciutopubblicarla. Così è cominciato Brutti, storti e malfatti:un racconto surreale con dei personaggi irresistibili, un ritmoperfetto e una fine da manuale. Fra queste pagine si respira spiritoinfantile allo stato puro. Come faccia Beatrice a essere un'artistacosì perfettamente padrona dei suoi strumenti, cioè adulta e matura,e così perfettamente e incrollabilmente fedele all'infanzia, senzacadere in alcuno stereotipo, è un mistero. Spesso sento dire che i suoipersonaggi, i suoi bambini sono “brutti”. Ecco, adesso finalmentecon questo libro sarà chiaro a tutti di che tipo di bruttezza sitratta.
Beatrice Alemagna,illustrazione per il prossimo albo Topipittori, in uscita nel2014. |