Da qualche giorno è in libreria Troppo tardi, riedizione, nella collana dei Minitopi, di un titolo che ci è molto caro. Il perché lo racconta una delle sue autrici.
[di Giovanna Zoboli]
In un tardo pomeriggio estivo di alcuni anni fa, nella campagna collinare dell'appennino modenese, una mamma si accorse di non avere comprato il latte.«Faccio una scappata in paese a prenderlo» disse.
Riccardo, il suo bambino, le si attaccò alla gonna e cominciò a protestare che anche lui voleva fare una scappata in paese per il latte. La mamma cercò di dissuaderlo: «Non si può: vado e torno. Tu stai qui con il papà.»
Riccardo insistette: «Voglio venire con te!»
«È troppo lontano, per te. Tu vai troppo piano» replicò la mamma. «Faremmo troppo tardi.»
«Ma io voglio fare troppo tardi» dichiarò Riccardo.
Per me che assistevo a quel momento di vita famigliare, fu una fulminazione. Riccardo, a malapena tre anni, era un bambino magrolino, un po’ saccagnato a causa di una grave malattia da cui fortunatamente era uscito indenne. E aveva una energia contagiosa in quel corpo mingherlino. E tutta quella sua energia infantile saltò fuori in quel lampo di assoluta felicità verbale: «Io voglio fare troppo tardi!»
Un cambio di prospettiva radicale e geniale che, pensai immediatamente, meritava di essere esplorato: cosa che dopo qualche tempo, feci, trasformandolo in un testo per un libro illustrato. Troppo tardi è nato così, per merito di Riccardo e della fortunata contingenza di essere stata testimone della sua magnifica protesta.
Il libro è uscito nel 2010, illustrato con mano sapiente e gentile da Camilla Engman e, dopo alcuni anni fuori catalogo, eccolo da qualche giorno in libreria, tornato in versione Minitopi: ovvero in formato ridotto e prezzo molto abbordabile, adattissimo a quelle che sono definite ‘prime letture’, anche per il carattere tipografico stampatello.
Nel libro, Riccardo, dopo aver annunciato, come il Riccardo reale, di voler fare ‘troppo tardi’, parte per una avventurosa esplorazione notturna che è anche un’esplorazione di quell’ambiguo aggettivo che esprime il concetto di dismisura per eccesso o per difetto, e che a ogni giro di frase può passare da una connotazione positiva a una negativa, dalla prefigurazione di una prospettiva festosa a una paurosa, dalla riprovazione alla gioia
Per affrontare questa esplorazione notturna alla scoperta felice, attraverso il gioco verbale, dell’ambiguità dei significati che porta con sé il linguaggio, Riccardo si trova accanto tre creature, quel tipo di personaggi che nelle fiabe di tutti i tempi sono gli aiutanti magici, esseri giunti da quell'Altrove che è il Meraviglioso a confortare e aiutare i protagonisti che si arrischiano in imprese al limite del possibile. Cammina cammina, ecco profilarsi all’orizzonte il paese di Troppo Tardi che, intanto, nel corso del racconto da tempo è andato trasformandosi in luogo. Sta sul cucuzzolo di una montagna dalla cima perfettamente tondeggiante da cui vengono musica e bagliori di irresistibile allegria. La piccola comitiva composta da Riccardo, da un gatto bianco con la giubba gialla, da un orso in bicicletta e da una cerva coltivatrice di funghi, lo ammira ipnotizzata. Non vi farò il torto di raccontarvi come questa vicenda avventurosa si concluda, perché non è detto che conosciate il libro.
Un giorno, un bambino di una classe di primaria in cui questo libro era stato portato per un laboratorio di filosofia, lo definì il libro della scienza dei troppi. Un altro lampo di genio verbale che io credo si debba al fatto che della scienza dei troppi i bambini sono professori emeriti. È la definizione più calzante e intelligente che ho sentito in merito (ne abbiamo scritto qui). Naturalmente, per quanto ci abbia scritto su un libro, io non ero al corrente che esistesse una scienza simile, ci voleva un bambino a spiegarmelo. Così come ci voleva un bambino a esprimere così correttamente l’intenzione di voler fare non ‘tardi’, concetto banalissimo e abusato, ma ‘troppo tardi’, esperienza connotata da quel margine di mistero e incertezza che possiedono solo le vere avventure. Infatti gli aiutanti magici, che se ne intendono di luoghi lontani, buio e foreste, compaiono solo quando simili circostanze si materializzano. Della grandezza dello spirito infantile avvertono il sentore a chilometri.
Una bella recensione di questo libro fu scritta, a suo tempo, da Cristiana Clerici su Seven impossible Things before Breakfast che trovate qui.