[di Ninamasina]
«E a voi, piace la neve?» Questa è la domanda che faccio di solito ai bambini, dopo essermi presentata brevemente, prima di iniziare la lettura del libro Questa notte ha nevicato. Per sciogliere il ghiaccio insomma. Con gli occhi luccicanti, la risposta è sempre un corale «Siiiiiiiiiii!!», mentre sorridono anche gli adulti che sono rimasti nella stanza con noi.
Poi, pagina dopo pagina, tutti ascoltano la mia storia, con il fiato sospeso, la bocca semiaperta, e mi osservano mentre racconto di quella giornata particolare in cui tutto si era ribaltato, dove il bianco aveva ricoperto ogni cosa e la città era diventata, per qualche ora, un nuovo mondo da scoprire.
Illustrazione di Ninamasina da Questa notte ha nevicato.
Chiudo il libro e loro sono incantati, aspettano le mie prossime mosse: è successo qualcosa tra quelle pagine, ci siamo capiti sull'invisibile e, senza saperlo, abbiamo già iniziato a giocare.
In questi due ultimi inverni ho potuto sperimentare molto la lettura e i laboratori legati al libro Questa notte ha nevicato (uscito a novembre 2017), e con mia grande sorpresa posso dire che la neve ha un potere d'incanto senza luogo e senza età. Dalle grandi città rumorose ai piccoli paesi dove il silenzio è l'ordine quotidiano delle cose, ho trovato sguardi sognanti, commossi, a volte nostalgici. In fondo, l'aveva capito anche Snoopy, ben prima di me:
La nevicata di quel giorno mi aveva permesso di raccontare la mia giornata e la mia città in una maniera nuova, diversa e assolutamente libera. Il bianco aveva coperto gran parte di quello che ero abituata a vedere, e mi aveva offerto uno scenario inedito.
Allo stesso modo, quello che cerco sempre di portare nei miei laboratorio è la possibilità di guardare le cose che già conosciamo, e di farlo con uno sguardo diverso, che ci permetta di pensare e di immaginare con libertà.
Il laboratorio comincia dunque, sempre, con un'immagine fotografica, stampata in bianco e nero. Questo è il punto di partenza per la narrazione visiva, su cui andremo poi a lavorare con pastelli, matite, pennarelli e carte colorate da ritagliare. Disegni dunque, ma non solo: timbri, fustelle e collage sono ottimi strumenti per creare figure uniche. Le fotografie le porto io, ma quando c'è tempo si fa prima un'uscita per andare a caccia di dettagli e storie nascoste, scegliendo soprattutto immagini astratte di dettagli urbani e naturali: muri scrostati, cortecce, cieli, ombre lunghe di fine giornata. Bastano venti minuti, una macchinetta digitale senza pretese e la possibilità poi di stampare tutto in biblioteca, dove si torna a disegnare.
Con i bambini più grandi lavoriamo invece su un progetto più complesso: le immagini di partenza sono almeno tre, più un foglio bianco per la copertina. In questo caso la scelta delle immagini si allarga e abbino fotografie molto diverse: textures, dettagli e scatti famosi da combinare insieme, in ordine sparso, alla ricerca della propria "storia nascosta".
Alla fine di tutto rileghiamo, e il libro è poi pronto da leggere o da continuare a casa.
L'approccio dei bambini alle immagini fotografiche è, ogni volta, semplice e spontaneo. Credo inoltre che la proposta di disegnare su fogli che non sono più bianchi sia un invito rassicurante: c'è meno paura dell'errore e, anzi, una gran voglia di raccontare tutto quello che si è visto tra le linee e le ombre di quei fogli già stampati.