Il verde: tra il giallo e l'azzurro

[di Francesca Chessa]

Pare che “del verde siamo in grado di vedere più sfumature di qualsiasi altro colore” (1), pensiamo a quanti verdi conosciamo: verde bosco, verde bottiglia, verde muschio, verde pisello, verde mela, verde mimetico, verde oliva, solo per citarne alcuni e, nel suo libro sulla Psicologia del colore, Eva Heller ne elenca addirittura 100 (2).  A seconda del verde scelto possiamo trasmettere armonia, pace, sensazioni di refrigerio o di serenità.

Ma se usiamo tonalità di verde particolari possiamo ribaltare le sensazioni e trasmettere invece emozioni completamente all’opposto. Il verde tendente al giallo può rilasciare sensazioni tenere, accoglienti, di apertura, di crescita e di gioventù. Al tatto può essere percepito come qualcosa di morbido, ci comunica un’origine vegetale e le sue forme sono organiche. Il verde con un forte equilibrio tra i suoi componenti blu-giallo può dare una sensazione di tranquillità, freschezza, sicurezza. Il verde con una forte presenza di blu può invece stimolare una sensazione di freddezza  e profondità (3). Ho sempre condiviso pienamente quello che scriveva KandinskyIl verde assoluto è il colore più calmo che ci sia: non si muove, non esprime gioia, tristezza, passione, non desidera nulla, non chiede nulla. Questa assoluta assenza di movimento è una proprietà benefica per le persone e le anime stanche, ma dopo un po’ di tempo il riposo può venire a noia (…) La mescolanza con il giallo gli dà nuova forza. Se invece si oscura per un eccesso di blu ha un suono completamente diverso: diventa serio e per così dire pensieroso.” (4) In realtà il considerare il colore verde come un mix di giallo e blu sarebbe stato impensabile nel periodo medioevale, il mescolare i colori era considerata una pratica illegale a causa dei tabù sulla miscela dei colori.  “Ai nostri antenati, prima del XVII secolo, non sarebbe mai venuto in mente di ottenere il verde da una simile mescolanza! “ (5) Solo nel diciottesimo secolo, dopo la scoperta dello Spettro fatto da Newton si è veramente iniziato a mescolare il blu con il giallo per ottenere il verde. 

Meno male, aggiungo, che Leo Lionni nacque nel XX secolo, se no ci saremmo persi quel piccolo capolavoro che è Piccolo Blu e Piccolo Giallo, dove i due amici, raffigurati con pezzetti di colore blu e di colore giallo, abbracciandosi diventano verdi. Persino la limonata alla menta, che in passato aveva un colore naturale simile al tè verde, viene ora prodotta, per ottenere una  tonalità fresca, con l’aiuto di un mix di coloranti artificiali: il giallo E102 e il blu E131 (6). Un tempo il verde era considerato un colore molto difficile da realizzare e risultava instabile a livello chimico in quanto i prodotti vegetali che dovevano essere utilizzati come coloranti aderivano male alle fibre. Basti pensare che l’unico pigmento verde in natura è la clorofilla che si estrae dai vegetali e dalle piante verdi, facile quindi capire come il colore prodotto con questo pigmento si deteriorasse e scolorisse facilmente con la luce. Soltanto con l’avvento della pittura ad olio nel Quattrocento si riuscirà a gestirlo meglio. Il colore verderame, ad esempio, pigmento piuttosto trasparente formato da acetato di rame, era perfettamente opaco utilizzato come tempera a base di uovo, ma diventava trasparente con una base ad olio. Uno tra i celebri dipinti che utilizza questo tipo di verde è il  ritratto dei Coniugi Arnolfini  realizzato da Jan Van Eyck nel 1434. Il verde risulta, in questo caso, essere il simbolo del benessere economico proprio perché ai tempi era molto difficile riuscire a rendere un colore verde così profondo e saturo senza un duro lavoro nell’utilizzo di pigmenti e oli (7). Un altro verde con una storia interessante è il verde di Scheele. Il nome di questo verde deriva dal chimico svedese Carl Wilhem Scheele, che nel 1775 sintetizzò questo colore.

Chimicamente, il composto è un arsenito di rame con una formula chimica alquanto complessa usato per molto tempo come pigmento colorante prima di rendersi conto della sua tossicità (8). Come colore fu utilizzato da molti pittori, fu prodotto su scala industriale e trovò largo impiego anche in oggetti di uso comune tra i quali saponi per l'igiene, giocattoli per bambini, vestiti, coloranti per dolci. Ad un certo punto, data la sua forte diffusione e tossicità, accaddero alcune morti sospette che portarono ad effettuare test per risalire alla causa degli strani decessi. In questo modo si riuscì a capire, ad esempio, che la carta da parati verde, così fortemente utilizzata e di moda, poteva essere altamente tossica proprio a causa della presenza di arsenico.

Goethe stesso lo indicava come un colore di moda scrivendo che il verde era “di solito prescelto per la tappezzeria delle stanze di soggiorno”(9). Accertata quindi la sua pericolosità, il nostro verde con arsenico finì per essere conosciuto come verde di Parigi a causa della conversione da colorante in diserbante e veleno per topi nelle fogne della città. Un tempo il verde era considerato un colore ambiguo, è il colore della muffa, dei frutti acerbi, era il colore dei draghi, degli spiriti maligni, dei buffoni di corte e dei demoni. Il verde rappresentava la sorte e anche la malasorte. A partire dal XVI secolo nelle sale da gioco di Venezia si giocava alle carte su un tappeto verde.

Un tempo i tavoli dei consigli comunali, dei consigli di amministrazione, luoghi dove si decide il destino di comuni e imprese, venivano ricoperti da un panno verde (10). Oggi il colore verde dell'erba e delle foglie è spesso collegato con la natura e l'ambientalismo. Il collegare il colore verde alla tutela dell’ambiente pare avere avuto inizio dal febbraio 1969 quando le spiagge di Santa Barbara in California diventarono nere a causa dell’esplosione di un pozzo petrolifero non lontano dalla costa. La prima giornata dedicata alla Terra venne celebrata il 22 aprile dell’anno successivo. La “Blue Marble” , fotografia del pianeta scattata da Apollo 17 nel dicembre del 1972, mostrò la vulnerabilità del pianeta.

Artisti come Robert Smithson e James Turrell iniziarono a usare il terreno come materiale grezzo, realizzando opere che rappresentavano la fragilità della terra (…) fu in quel periodo che il colore verde divenne sinonimo di natura (…) del resto il geroglifico usato dagli egizi per definire il verde era la pianta di papiro (…)  e durante gli anni settanta quel legame si affermò a livello universale“(11). È infatti di quegli anni la nascita di Greenpeace, organizzazione non governativa famosa per la sua azione diretta e non violenta per la difesa del clima e dell’ambiente. Il termine "verde" viene quindi spesso utilizzato con argomenti associati a favore dell'ambiente come l'economia verde, il marketing verde oppure la benzina verde giusto per citarne alcuni. Nei loghi è il colore della natura e di tutto ciò che è ecologico. Ma il processo di produzione di questo verde è complesso e inquinante e per nulla ecologico, come spiega bene  il chimico Michael Braungart, co-autore insieme a William McDonough del volume di design “Cradle-to-cradle” sul processo di ideazione che elimina il concetto di rifiuto. L’autore rivela che la produzione del colore verde è in realtà problematica, così come lo è lo smaltimento di oggetti dipinti con questa tinta. "In ogni caso Il verde ci dà sicurezza, inconsciamente lo colleghiamo alla vita, all’acqua e al cibo, non dimentichiamo infatti che il verde appartiene al gruppo dei quattro colori primari psicologici insieme al blu, rosso e giallo: “si colloca tra la fisicità del rosso, l’intelletto del blu e l’emotività del giallo. Il verde in sostanza sta in equilibrio tra la mente, il corpo e l’io emotivo” (12).

 

NOTE:

(1) Karen Haller, Il piccolo libro del colore, Corbaccio, Milano, 2019, pag.88

(2) Eva Heller, Psicología del color: Cómo actúan los colores sobre los sentimientos y la razón (Edizione spagnola), Editorial Gustavo Gili, 2007,  Edizione kindle, pag 256-260

(3) Jorrit Tornquist, Colore e Luce, Ikon Editrice, Milano, 2005, pag.208-209

(4) Wassily Kandinsky, Lo spirituale nell’arte, Bompiani, Milano, 1995, pag.65-66

(5) Michel Pastoureau, Dominique Simonnet, Il piccolo libro dei colori, Ponte alle grazie, Milano, 2011 pag. 59

(6) Cruschiform, Colorama, L’ippocampo Ragazzi, Milano, 2017, pag.78

(7) Kassia St Clair, Atlante sentimentale dei colori, Utet, Milano, 2018, pag. 230-232

(8) Kassia St Clair, op. cit., pag. 240-242

(9) Johann Wolfang Goethe, La teoria dei colori, Il Saggiatore, 2014, pag. 196

(10) Michel Pastoureau, Dominique Simonnet, op.cit., pag. 57-60

(11) Kassia St Clair, op. cit., pag. 246-247

(12) Karen Haller, Il piccolo libro del colore, Corbaccio, Milano, 2019, pag.68