La complessità che ci circonda

Siamo alla quarta novità: il cartonato D'estate. D'inverno, che chiude la serie dedicata ai più piccoli.

[di Giovanna Zoboli]

D'estate. D'inverno è l’ultimo volume della quadrilogia da me realizzata insieme a Philip Giordano, con la grafica di Lorenza Natarella. Esce dopo tre volumi - il primo dedicato alla notte e al giorno, Quando il sole si sveglia. Quando si sveglia la luna; il secondo, dedicato a aria e acqua, Nel cielo. Nel mare; il terzo, Sul prato. Sotto il prato. Si tratta di un ciclo di cartonati per piccoli che racconta la dimensione della vita attraverso opposizioni, ma il cui senso profondo, attraverso una fitta rete di rimandi, affinità, assonanze, concordanze, è segnalare come nel mondo naturale e in quello umano tutto faccia parte di un ordine più grande e armonico, governato da leggi che del fluire delle cose determinano il ritmo e la necessità.

In questo albo, la contrapposizione è fra due stagioni apparentemente inconciliabili. Le due sequenze si aprono con una doppia apertura: un cielo estivo - Il temporale scoppia -, e un uccello su un ramo - Il cuculo canta; anche la sequenza invernale, si apre con un cielo questa volta più grigio - La neve cade -, e un piccolo animale in letargo, - Il ghiro dorme.

La seconda apertura estiva mostra un alimento estivo - Il gelato cola -, e un campo di grano - Le spighe maturano. Anche nella sequenza invernale c’è un cibo - La minestra cuoce -, associata a qualcosa che a sorpresa sotto la terra sta nascendo - Il grano germoglia.

Il parallelo fra le due stagioni continua: se in estate - I frutti cadono -, in inverno - I rami si spogliano -. Se in estate - La finestra si apre -, in inverno - Il camino fuma; se in estate - Il capriolo bruca -, in inverno - Il lupo gioca. La struttura del libro invita il lettore, attraverso ripetute letture, a trovare fra testi e immagini, azioni e soggetti, corrispondenze e affinità portando a considerare due momenti dell’anno che paiono lontani, inaspettatamente vicini, perché legati intimamente, dove l’uno prepara l’altro.

Questo quarto volume, oltre a chiudere il ciclo, torna, dal punto di vista formale al primo volume, Quando il sole si sveglia, a cui è molto vicino. Anche qui si parla del tempo, non quello delle 24 ore della giornata, ma quello dell’anno, dei 12 mesi. Anche qui le frasi sono scandite da soggetto e verbo, e non più da verbo e soggetto come nel secondo e nel quarto volume più incentrati sul mondo naturale. Anche qui i protagonisti sono oltre che animali e piante, oggetti e manufatti umani.

Tutti e quattro i volumi concludono le sequenze con bambini e bambine, a sottolineare la loro presenza negli spazi e nei tempi narrati. Un’indicazione importante, che segnala come tutti, fin da piccolissimi, facciamo parte di un mondo più vasto di quello che immediatamente ci circonda, e dunque siamo parti integranti della vita, regolata e ordinata da leggi comuni che ci legano gli uni agli altri esseri, dai più piccoli ai più grandi.

Questa fitta rete di corrispondenze grazie a quale il libro vive e che costruisce la narrazione, ha trovato in Philip Giordano un interprete sensibile e acuto che ha saputo tradurre affinità, differenze, accordi e dissonanze in un linguaggio visivo di forme e colori che punta alla sintesi, ma al tempo stesso è in grado di dare una descrizione esauriente e ricca della complessità che caratterizza il mondo che ci circonda.