La fantasia torna in periferia

Confessiamo di non aver mai varcato la soglia della LibreriaCentostorie, nonostante abbia aperto ormai da 1231 giorni. Ma, nonricordiamo più come, un giorno, siamo atterrati sul loro blog esiamo rimasti sorpresi e ammirati. Abbiamo mandato una mail,ci siamo incontrati con Antonella De Simone a Roma, alla Fieradella piccola e media editoria, e ci siamo lasciati con lapromessa di un'intervista. Eccola qui
Antonella e Aurora: le libraie
diCentostorie

Unalibreria specializzata per ragazzi a Roma, nel quartiereCentocelle. Il contesto del quartiere non sembrerebbe affattofavorevole: una popolazione relativamente contenuta (fra i 60 e gli80 mila abitanti); un certo isolamento dal centro e dai quartiericircostanti; un'amalgama sociale abbastanza uniforme (una volta erail quartiere dei tramvieri). Insomma, aprire una libreria qui potevanon sembrare una buona idea. In quanti ve l'hanno sconsigliato? Sisbagliavano? Perché?

La realtà di Centocelle è molto più variegata di quantonon possa sembrare a un primo sguardo. Le giovani coppie trovano nelquartiere un luogo con una densità abitativa inferiore rispetto allenuove periferie romane, con case graziose, prezzi relativamente bassie trasporti in netto miglioramento con il prossimo completamento dellalinea C della metropolitana. La popolazione quindi si sta velocemente"rinnovando": accanto a operai e impiegati arrivano anche coppie conuna buona formazione e con un lavoro nel terziario e, più in generale,in ambito culturale. Inoltre il nostro "bacino di utenti" non provieneesclusivamente da Centocelle, ma spazia anche nei quartieri limitrofi,più popolosi e con abitanti di estrazione sociale più alta. Tuttavia,Centocelle non è uno dei quartieri della “Roma-bene” e aprireuna libreria per bambini in questo contesto rappresenta davverouna bella sfida! La nostra scelta è stata determinata da moltifattori:
1) la concorrenza:non c'era nulla di simile in zona
2) la forte crescita demografica del quartiere
3) il bando che abbiamo vinto per il nostroprogetto riguardava proprio per la promozione delle imprese nate inperiferia
4) il costo degliaffitti.
Ma soprattutto c'eraun'idea forte che avevamo in testa: volevamo che la nostra libreriaavesse un tono "popolare" e fosse in grado di attirare il maggiornumero di bambini. Se tutti hanno diritto alla lettura, allo stessomodo tutti hanno diritto ad avere "cose belle" e a poterne usufruirenel modo migliore. Quando scegliemmo Centocelle in molti ci preseroper pazze. Ma oggi l'affetto (e il fatturato!) che ci restituisce ilquartiere ci dimostra che forse avevamo ragione.
Libraiaesausta

Pensateche il vostro mercato abbia caratteristiche specifiche? Che cosa sivende di più? E che cosa di diverso rispetto ad altre realtà checonoscete? 

La nostra clientela è davvero diversificata. E questodipende dalla quantità e dalla varietà di attività e servizi cheproponiamo.  C'è chi vede nella nostra libreria solo unluogo per festeggiare un compleanno e allora i libri diventano unasorta di carta da parati; c'è chi resta per ore estasiato a leggeree raccontare le storie; c'è chi viene per laboratori di manualità manon ha alcun interesse ad acquistare un testo; e chi viene solo a faremerenda...
Sui nostri scaffalisi trova una selezione miratissima di albi illustrati di piccole caseeditrici e sono questi quelli che vendiamo di più. Chiaramente, anche ilibri educativi hanno sempre una forte presa sul cliente, perché diventauno strumento per guidare i bambini in alcuni passaggi fondamentali dellacrescita: dalla paura del buio all'abbandono del pannolino, alla nascitadel fratellino. Inoltre, i classici originali, rivisitati, riletti,modificati. Chi non è esperto di letteratura dell'infanzia parte sempreda lì: è il primo passo di chiunque voglia comprare un libro da leggerela sera al proprio figlio.
Nonmi vergogno di dire che tifo spudoratamente per alcune case editricie che i miei clienti più affezionati si lasciano consigliare... èun momento di sintonia meraviglioso!
Proprio il fatto di trovarci a Centocelle, e le motivazioni checi hanno spinto di aprire, ci rendono forse un po’ diverse: vogliamoessere popolari, senza scadere nel cattivo gusto; abbiamo continuamentebisogno di confrontarci con le esigenze delle mamme e dei papà e diandargli incontro; vogliamo avvicinare alla lettura senza essere difficilio inarrivabili, ma “alla mano” e sempre in ascolto. C’è unabellissima frase nel nuovo album di Jovanotti che rappresenta benissimoquesta nostra filosofia, dice così: “È questo che sognavo da bambino:un po’ di Apocalisse e un po’ di Topolino, un po’ di HelloKitty e un po’ di Tarantino…” Chiaro no?
Una lettura animata, con bambini egenitori.

Inun quartiere di famiglie a medio reddito, quanto conta la leva delprezzo?

Credoche aprire una libreria indipendente facendo leva sul prezzo sia unapolitica fallimentare. Chi sceglie ancora una libreria non di catena,cerca competenza e qualità non sconti esorbitanti. Per quanto riguardainvece i laboratori, i corsi e tutte le altre attività che organizziamoall'interno della libreria, ci teniamo che il prezzo sia sempre“popolare”.

La vostraè una libreria “multicanale”. Avete bottega, vendete libri,fate laboratori, partecipate ai mercatini e siete presenti nellescuole. Quanto del vostro giro d'affari viene realizzato vendendo libri,e quanto altrimenti?
Pensare di poter vivere esclusivamente con il ricavatodella vendita di libri è assolutamente folle. Perciò siamo nellescuole con fiere e laboratori, in libreria con corsi e feste. Anchele feste, che possono sembrare poco attinenti ail libro, ruotanocomunque attorno alle storie: letture animate, teatro dei burattiniispirato ai nostri albi illustrati, laboratori di creativitàe qualsiasi altra cosa ci passi per la mente.
...e qualchevolta si suona e si canta.
Per ballare si stannoattrezzando.

Sietepresenti massicciamente su internet, attraverso un sito, un blog euna pagina Facebook che, diversamente da quanto accade spesso, sonogestite con generosità culturale, e senza una diretta finalitàdi vendita o di autopromozione. Quante energie vi assorbono questistrumenti? E con quali risultati?

La mia formazione culturale mi ha portato findall'inizio a considerare il mestiere di libraio con occhio nuovo. Lacomunicazione e le leve del marketing rappresentano oggi uno strumentoindispensabile per qualsiasi attività commerciale, inclusa quellalegata ai libri. Restare ancorati a un'idea romantica di libraiooziosamente in attesa del cliente è lievemente preistorico. I mezzi dicomunicazione sono strumenti utili, di facile uso, spesso economici,con un target ampio e ampiamente segmentabile. La quasi totalità deiclienti ci ha scovato sul web, poi ha fatto un salto qui per venircia trovare. Basta pensare a quante mamme lavorano davanti a un pc equanto hanno bisogno di "ottimizzare" i tempi. Spesso mentre lavoranoapprofittano per inviarci una mail e prenotarsi per un laboratorio oun evento. Non comprendere l'importanza del web, di un sito navigabilecon contenuti accessibili e chiari o delle sconfinate potenzialitàdei social network significa non voler entrare in contatto con unmercato potenziale ampio e generoso.
Il blog invece è nato come una necessità personale: i libraidevono essere sempre aggiornati e hanno l'obbligo di conoscere libri etemi importanti. Personalmente ricordo di rado il nome di un autore,ma non dimentico mai una trama e una bella illustrazione. Visto cheleggevo e studiavo i libri per necessità professionale ho credutopotesse essere interessante condividerlo, inoltre scrivendo cercodi memorizzare anche informazioni utili per me (per esempio, iltitolo!).
I risultati diquesto nostro impegno online sono davvero incoraggianti: se mi capita dirimandare l'invio della nostra newsletter, ci sono mamme che mi telefonanoper protestare e chiedermi che fine ho fatto.
In tutta franchezza, che cosa potrebbero fare glialtri attori della catena del libro (autori, editori, distributori,bibliotecari) per rendervi più facile la vita? Esiste la possibilitàdi creare legami istituzionali, o pensate sia possibile solo coltivarerelazioni personali?
Credo che il maggior rischio che corre oggi il mercato e lafiliera della letteratura per l'infanzia sia di essere autoreferenziale,ovvero di perdere il contatto con le esigenze del pubblico, che ècomplesso e variegato. Pubblicare libri per l'infanzia significa creareun prodotto culturale che possa raggiungere un pubblico ampio e chepossa essere uno strumento per conoscere e affrontare la realtà peril maggior numero di bambini. Questo non vuol dire essere commerciali,ma essere attenti alle esigenze delle persone per cui quel libroviene pensato, illustrato e scritto. Credo che ogni tanto qualcheparte della filiera perda la bussola e il libraio si trovi a fare iconti con libri di cui non si ha esigenza, che non sono stati pensatiper qualcuno se non forse per fare l'occhiolino ad altri editori eoperatori del settore e conquistarsi una bella recensione, piuttostoche per i nostri giovani lettori!
Infine, sono convinta che se ogni pezzetto della filierafacesse esclusivamente ciò per cui è competente, la totalità se negioverebbe: a volte, specialmente in contesti di crisi, si cerca diaccaparrarsi fette di mercato che in realtà competono ad altri, ledendoin fondo anche se stessi. Essere interdipendenti non significa farsiconcorrenza tra operatori del settore, ma valorizzare le capacità e lequalità di ciascuno.

Chi volesse varcarela soglia della libreriaCentostorie deva andare a Roma, in via delle Rose,24/26.
Varcata la soglia, ci troverebbe Antonella De Simonee Aurora Festa, molti libri, un posto per le merende  e,essendo fortunati, un laboratorio o una festa di compleanno in pienosvolgimento. Per contatti, potete telefonare allo 06 218 7201 o mandareuna mail a info[at]centostorie[dot]it