L'arte dello smonting

Dopo Un po' di decoro, il volume di Francesca Zoboli dedicato a decoratori in erba, la collana Due occhi. Dieci dita, 2.10, si arricchisce di un nuovo titolo Osserva, smonta, ricicla. L'arte dello smonting, di Roberta Barzaghi ed Emanuele Breveglieri, illustrato dalle foto di Giulia Bernardelli. Di cosa si tratta lo raccontano per noi i due autori che da anni si dedicano, con la collaborazione attivissima di bambini e ragazzi, a questo meraviglioso progetto fra educazione alla scienza e alle tecnologie, recupero e affinamento della manualità, ed ecosostenibilità.

[di Roberta Barzaghi ed Emanuele Breveglieri]

C’è una cosa che abbiamo capito facendo Smonting, ovvero che aprire un oggetto, per vedere come è fatto dentro, accomuna piccoli e grandi, femmine e maschi, nonne e nipoti, zii e cugini, in generale diremmo quasi tutti i sapiens.

E, pensandoci, forse deriva tutto da lì, dal nostro essere scimmie curiose che sollevavano i sassi per vedere cosa c’era sotto (magari qualcosa da mangiare), entravano nelle grotte per vedere se ci fosse stato riparo, aprivano le noci e le nocciole per vedere cosa c’era dentro (sempre qualcosa da mangiare).

Smontare, possibilmente qualcosa di misterioso e complesso, dà una grande soddisfazione: è come aprire la cassa di un tesoro, rendersi conto di cosa si nasconde all’interno di un oggetto che abbiamo visto mille volte con il suo guscio colorato, con i suoi tasti e il cavo di alimentazione, ma di cui la magia del funzionamento ci rimane sconosciuta. Se poi un’attività del genere la si fa in compagnia, con i propri amici, le amiche e senza avere l’ansia di dover rimontare l’oggetto e renderlo di nuovo funzionante, la soddisfazione è tripla.

“Guarda cosa ho trovato!”

“Anch’io!”

“Ma qui c’è il rame / l’oro / la scheda madre!”. Queste le espressioni più frequenti durante l’attività di Smonting, come frequente è la richiesta: “Ma questo pezzo me lo posso portare a casa?”

Smonting, nella sua forma più primitiva, nasce due decenni fa, durante un campo estivo a Milano: bambine e bambini avevano individuato, in un sottoscala, una serie di vecchi apparati elettrici ed elettronici e ci chiesero se potevano smontarli.

“Smontarli per fare cosa?” è stata la nostra risposta.

“Beh, per vedere come sono fatti dentro”. Una logica impeccabile. Così ci siamo organizzati con i primi attrezzi, i guanti, un sacco di entusiasmo e via.

Da allora Smonting non si è mai fermato: sempre più bambine e bambini che si interessavano all’attività (il nome Smonting è una loro invenzione), noi sempre più “presi” nel cercare nuovi oggetti da disassemblare, nello scoprire cosa si trovasse al loro interno e come quello che si recuperava potesse essere riciclato o riutilizzato.

Ogni piccola “aggiunta” al nostro bagaglio di smontatori è arrivata e tutt’ora arriva dalle domande e dalle curiosità dei ragazzi e delle ragazze che partecipano ai nostri corsi, ai workshop, agli incontri curricolari. Se viene individuato un nuovo componente di cui non conosciamo la natura, ci informiamo; se serve un nuovo attrezzo per disassemblare una parte dell’oggetto, lo compriamo; se viene progettato un nuovo sistema per recuperare un determinato elemento, lo diffondiamo; se qualche alunno o qualche alunna realizza un progetto a partire da materiale che abbiamo recuperato... lo copiamo!

Oggi Smonting, grazie a questi contributi continui, è diventata una materia STEM con una forte vocazione alla sostenibilità, quella vera, fatta di alunni e alunne che disassemblano (imparando a utilizzare cacciaviti, tronchesi, dispositivi di protezione individuale), che comprendono di che materiali sono fatti e di quali elementi necessitano per essere costruiti; scoprono il significato di “miniera urbana” e contribuiscono a un riciclo responsabile di ogni singolo pezzo.

Ma, didatticamente parlando, quando ho recuperato un paio di LED, un interruttore e qualche centimetro di cavi posso anche cimentarmi nella realizzazione di un circuito funzionante, che diventa uno strumento educativo tangibile, non semplicemente uno schema su un libro di testo o sullo schermo di un PC, ma un oggetto materiale con cui sperimentare.

Il libro Osserva, smonta, ricicla. Ovvero l'arte dello Smonting, con le magnifiche fotografie di Giulia Bernardelli, e l'accurato lavoro di grafica di Anna Martinucci, rappresenta un tassello in questa avventura di disassemblaggio e, nel nostro intento, dovrebbe far venir l’appetito per la scoperta a tutti i sapiens curiosi che non hanno mai smesso di guardare sotto i sassi.