Le Edizioni Fioriblù ovvero una casa editrice che non esiste

[di Emma Metrillo e Maurizio Minoggio]

Non è facile parlare di una casa editrice che non esiste, forse sarebbe più facile iniziare dicendo che le Edizioni Fioriblù non sono una casa editrice e si trovano, per abbaglio, a fingere di esserlo; quasi un errore, insomma, come quel vezzoso accento sulla ù di Fioriblù, esibito in guisa di sfida alla grammatica per dichiarare che sono sbagliate fin dal nome e che non c’è da aspettarsi tanto. Se così è, potrebbe allora sembrare irriguardoso il rimando al romanzo I fiori blu di Raymond Queneau, ma in fondo in questo si sostanziano le Edizioni Fioriblù: nel desiderio di parlare d’altro, di titoli, autori, editori, libri, facendo qualcosa insieme agli amici, uno scherzo, una passeggiata, una linea sghemba. Siamo in due, non siamo editori, di quel che facciamo si può leggere nelle ampie note biografiche pubblicate in calce. Non esiste un progetto editoriale, tutto vive e muore a caso, quindi l’unico modo di presentare Fioriblù è quello di far cenno ad alcuni libretti stampati finora.

I primi passi, incerti, risalgono al 2003, mossi nell’intento di dare una forma grafica decente alle parole regalate a famigliari e amici in occasione di piccoli eventi condivisi, ricorrenze, incidenti di percorso, gite fuoriporta: Il ladro, Il libro di Matteo, Vita immaginaria di Carlo, Ricordi di un cane giallo. I primi libretti, scritti e disegnati, sono stati stampati in digitale, in pochissime copie, tagliati e cuciti a mano. Per Ricordi di un cane giallo abbiamo coinvolto Alberto Rebori. È stato entusiasmante accogliere la sua produzione sterminata e incessante di disegni, così evidentemente sproporzionata rispetto alla realizzazione di un minuscolo libro, prodotto in venticinque copie; divertente guardare Alberto, dopo aver detto «questi qui li coloriamo in originale come si fa con Alberto Casiraghi», prendere pennello, acquarelli e, con pochi veloci gesti, sul tavolo della cucina, applicare il colore sui libri finiti. È un dono poter ricordare Alberto Rebori, il suo talento, il suo ingegno, la sua munificenza. E sentire, ancora una volta, quanto manchi a tutti.

Il ladro. Un racconto ingiusto (2003).

Ricordi di un cane giallo (raccolti da Emma Metrillo, con disegni di Alberto Rebori, 2007).

Col tempo i manufatti sono migliorati un po’, ad esempio nella scelta più attenta delle carte; il formato 10x14 cm, in genere sedici pagine più copertina. Così sono usciti Stilofobia (un trattatello satirico sulla scrittura), Il giocoliere (una biografia d’artista) e Ballata spettinata (disegni di Alberto Rebori, testo di Irene Toole, omaggio al genio di Edward Gorey e a I piccini di Gashlycrumb, soprattutto Zyllah, «col gin esagerata»). Fino al salto, nel 2009, de L’almanacco di Herzog, primo libro stampato in offset, addirittura trentadue pagine rilegate in brossura. Herzog. Se son matto per me va benissimo è uscito dal romanzo di Saul Bellow per diventare una rubrica curata da Maurizio per la rivista satirica svizzera Il Diavolo e rinascere libretto, per Fioriblù: un omaggio per citazioni a dodici scrittori, uno per mese, coi disegni di Alberto Rebori, impresso in trecentotrentatré copie dal prestigioso tipografo milanese Giorgio Lucini, con il quale Maurizio, per il suo lavoro di grafico, aveva avuto occasione, più volte, di stampare.

E con Giorgio Lucini abbiamo proseguito a stampare per un po’. Racconto disordinato, testo leggibile ma incomprensibile, e Racconto ordinato, testo incomprensibile e illeggibile ma ordinatissimo, perché creato disponendo in ordine alfabetico tutti i glifi tipografici contenuti nel primo racconto. Una linea appena, il più grande insuccesso di Fioriblù (nel senso che non è piaciuto neppure agli amici più stretti), inspiegabilmente venerato dalla autrice, Irene Toole, che ha guardato alle narrazioni sul tema del destino e della morte negli autori nordici del cinema (la mano che si guarda Antonius Bloch ne Il settimo sigillo di Ingmar Bergman) e della letteratura (La storia seguente di Cees Nooteboom e Uccidere un bambino di Stig Dagerman). Quadretti, il più grande successo, decretato soprattutto dalla affezionata promozione di Spazio B**K di Milano, è un trattato di divulgazione scientifica che, avvalendosi dell’apparato iconografico realizzato da Maurizio, spiega, con semplicità e audacia, come nascano i quaderni a quadretti che, come tutti sanno, non esistono in natura. La Grande Illusion, editore di Pavia, sfidando la saturazione del mercato, l’ha ripubblicato con entusiasmo e adesso si trova il magazzino assediato da questi piccoli ma tenaci libretti azzurri.

L'Almanacco di Herzog (a cura di Maurizio Minoggio, con disegni di Alberto Rebori, Dicembre 2009).

 

Due racconti (Racconto ordinato e Racconto disordinato, di Maurizio Minoggio e Irene Toole, 2010).

Una linea appena (di Irene Toole, 2011).

Quadretti (di Maurizio Minoggio, 2014).

Grazie alla generosità di Massimiliano Varnai, al secolo lo scrittore e poeta Valentino Ronchi, Fioriblù ha avuto l’opportunità di pubblicare Congerie di minerali e viventi. Breviario di vita pratica tratto dall’opera di Camillo Sbarbaro. che rimane una cosa di cui andar fieri per molti secoli a venire.

Poi è successo che una sera, per caso, Guido Scarabottolo ci ha mostrato alcuni suoi brevi racconti, meravigliosi, e alla fine ci ha lasciato la possibilità di pubblicarne uno. «No» abbiamo risposto, «questi meritano un editore vero, che li faccia circolare, conoscere». Guido non si è scoraggiato e, alla fine, è nato Ho sognato la grafica svizzera. Come recita il sottotitolo si tratta de Il primo libro di Guido Scarabottolo senza i disegni di Guido Scarabottolo. La pubblicazione non è stata immediata (non lo è mai), ma soprattutto in questo caso ci è voluto del tempo prima di capire come poter fare un libretto di sedici pagine con un testo di appena dodici righe e individuare quali disegni affiancare al testo di un famoso illustratore. Si è affacciata l’idea, poi messa in pratica, di accompagnare il racconto con alcuni schizzi di un progetto editoriale realizzati nel 1998 dal grande Bob Noorda, maestro della grafica svizzera.

Le Edizioni Fioriblù hanno fatto capolino nella realtà, per un breve istante, quando Adriano Mei Gentilucci della Galleria l’Affiche di Milano ci ha proposto di esporre una manciata di libretti nella mostra collettiva Vaghe circostanze. Una mostra sui libri, di libri, con i libri, organizzata in occasione di Bookcity del 2019.

I libretti nascono un po’ così, facendo finta di niente, passando inosservati, con lo sguardo altrove, perché «ogni libro è a metà, tu leggi e rileggi, ma qualcosa ti sfugge. Scorre in silenzio, una traccia di sotto che scava e riscava, poi resta così». Su queste e altre misere spoglie abbandonate da qualche parte si intrattiene Non proprio a metà, l’ultimo titolo uscito verso la fine di dicembre 2020, realizzato con disegni di fiori fatti “a ufo” sui taccuini, nel corso del tempo, da Maurizio e un testo, poco pertinente, di Julia Pavlovan, scritto per un'altra occasione e rifiutato.

Congerie di minerali e viventi. Breviario di vita pratica tratto dall’opera di Camillo Sbarbaro (Massimiliano Varnai, 2016).

Ho sognato la grafica svizzera (di Guido Scarabottolo, con sei schizzi di Bob Noorda realizzati nel 1998, 2018).

Non proprio a metà (di Julia Pavlovan e Maurizio Minoggio, 2020).

Insomma, in fin dei conti, si parte da una postilla, un appunto dimenticato, una nota a margine, un sorriso appena accennato, un borbottio trattenuto, ma non basta: occorre, poi, qualcosa d’altro, qualcosa di inutile, di sconsiderato, che affiori d’improvviso, una sensazione vaga preceduta da una punta di melancolia, qualcosa come dei piccoli fiori blu che sbocciano nel fango.

Ecco, in quel momento un libretto può farsi strada, più sotto, più in mezzo, forse, chissà.


[Emma Metrillo scrive d’altro. Maurizio Minoggio è grafico e disegnatore.]