Veniamo tutti da lì: da quelle pagine ormai ingiallite dell'Orbis Sensualium Pictus di Johannes Amos Commenius. Il primo libro illustrato destinato all'infanzia. Abbiamo sentito parlare di questo nostro antenato, ma non sono molti quelli che l'hanno visto, conosciuto di persona. Così, cerca che ti ricerca, abbiamo trovato un posto dovesi può almeno conoscerlo virtualmente e abbiamo deciso di sfogliarlo insieme a voi. Purtroppo, non è la primaedizione, in latino e tedesco, pubblicata a Norimberga nel 1658. Ci siamo dovuti accontentare di una delle prime edizioni in inglese, nella traduzione di Charles Hoole (“per l'uso dei giovani studiosi dellatino”), pubblicata nel 1705 a Londra.
Che cosa ci colpisce di questo libro, a più di 350 anni di distanza dallasua pubblicazione? Certamente non la qualità delle illustrazioni, che sono invero abbastanza crude e che hanno un'importanza solo in funzione del e in rapporto al testo. (E in questo senso è appropriata la definizione di primo picture book che di solito gli viene attribuita.)
Noi siamo stati colpiti dall'immenso rispetto che Commenius aveva per l'intelligenza dei suoi lettori bambini, ai quali si proponeva di insegnare lo strumento principe della conoscenza, la precisione del linguaggio, in una lingua volgare e in latino. E per farlo usa poche parole, l'enfasi del corsivo per evidenziare quelle importanti, immagini didascaliche ma ricche.
Quello dell'Orbis Sensualium Pictus è un mondo ordinato e, quindi, deducibile. Nulla è spiegato, nulla definito rigidamente, ma tutto lasciato all'intuizione e all'interpretazione del bambino. La struttura della lingua utilizzata, estremamente semplice ma puntualissima, permette al bambino di apprendere la grammatica senza bisogno di praticare esercizi, ripetere formule, annoiarsi.
Nel libro ci sono immagini e parole per tutto: per Dio e per l'anima; per gli uccelli e le piante; per l'uomo e per le sue attività; per le relazioni familiari e per la filosofia morale. Sono raffigurate per il bambino le cose semplici e quelle complesse, quelle note e ignote; quelle visibili e invisibili.
Al di là di un certo stupore che ci prende nel renderci conto di quanto (e allo stesso tempo quanto poco) sia cambiato il mondo in questi 350 anni, il libro è straordinariamente coinvolgente e, se non fosse scomodo leggerlo a schermo, non riusciremmo a chiuderlo prima di esserearrivati alla fine. Sembra che tutto quello che ritrae e racconta sia rilevante per la nostra vita. Si trovano qui, probabilmente, i primi segnali di un Illuminismo che avrebbe, un secolo dopo, dato vita all'Encyclopedie di Diderot e D'Alembert, elanciato la grande corsa alla classificazione del mondo. Ma di quel movimento mancano al Commenius l'utilitarismo spinto, quasi cinico, e l'antropocentrismo. Il bambino di Commenius è osservatore e al tempo stesso parte del mondo. Lo può conoscere, ma non potrebbediventarne padrone: troppo complesso, troppo articolato, troppo grande se per questa prima, minima descrizione sono necessarie 244 pagine,150 capitoli e altrettante incisioni. In questa evocazione della sterminata misura del mondo, c'è ancora spazio per lo sconosciuto, per l'invisibile, per la meraviglia.
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