Mi racconti la MarcoPolo in breve?
La Libreria MarcoPolo (tutto attaccato!) è una libreria indipendente e si trova a Venezia in Campo Santa Margherita. In realtà, sono due librerie che si guardano a pochi passi l’una dall’altra: la MarcoPolo, aperta nell’attuale conformazione nel 2015, e USATA, aperta nel 2021. A lavorarci siamo in tre: Claudio Moretti, Flavio Biz e Sabina Rizzardi (che sono io). Tra il 2010 e il 2011 siamo arrivati prima io e poi Flavio, portati dal vento, da Claudio, che allora aveva la libreria MarcoPolo a Rialto (usato più editoria indipendente), vicino al Tetaro Malibran o, se preferite, vicino alla casa di Marco Polo. È lì che abbiamo deciso tutti insieme di aprire una nuova MarcoPolo, più grande e oltre il ponte di Rialto, avventurandoci in Campo Santa Margherita. Qui Venezia è ancora, o perlomeno sembra ancora, una città.
Da MarcoPolo c’è un’ampia selezione di libri di editoria indipendente, con un’attenzione particolare per i libri in inglese e i libri illustrati. Fil rouge della proposta della libreria è la contemporaneità: la complessità sempre più spinta del presente, infatti, induce prima noi, e poi le persone che vivono la libreria, a provare a capire come vivere su un pianeta nei guai – parafrasando Donna Haraway. Gli editori e i libri proposti sono scelti con molta cura da noi, libraia e librai.
Da USATA, invece, si trovano libri di seconda mano fuori catalogo, vintage e da collezione, e libri usati in lingua inglese.
© Claudia Rossini
Quando dici che la Venezia di Campo Santa Margherita sembra ancora una città ti riferisci al turismo? Questo vi ha portati a lasciare Rialto? E l’attuale quartiere come partecipa alla libreria, e viceversa?
Sì, mi riferisco al turismo che si sta divorando tutto lo spazio della città. La decisione di trasferirci da Rialto è stata determinata in parte sicuramente da questo, dato che ormai eravamo stretti in una morsa, come un’isola in mezzo all’oceano, e in parte dal bisogno di più spazio e di un affitto gestibile. La MarcoPolo di Rialto era meno di 30 mq, mentre questa in Campo Santa Margherita è di 70 mq.
Attorno a noi c’è una comunità di lettrici e lettori, la maggior parte dei quali sono giovani, che parte dal quartiere, si estende alla città ed esce anche dai confini di Venezia. Ce ne siamo accorti durante la pandemia, e dopo dieci anni (li abbiamo festeggiati questo 26 settembre) possiamo confermarlo con una certa gioia. Si dice spesso che le librerie debbano costruirsi una comunità di lettrici e lettori per vivere. Ma più che ingegneri e architetti, i librai assomigliano a dei giardinieri: non possiamo costruire una comunità, possiamo favorirne la crescita. E viceversa, senza una comunità non esisterebbero questi giardini-librerie.
In che modo siete riusciti a far crescere la comunità della MarcoPolo? Di quali “attrezzi del mestiere” non può fare a meno un buon giardiniere-libraio?
Prima di tutto occorre una libreria, un luogo fisico. Questo per noi è fondamentale, imprescindibile: per i libri si va in libreria, si entra in libreria, si sta in libreria. Poi occorrono i libri: cerchiamo di leggere tutti quelli che proponiamo, perché i libri sono le pareti che una persona vede appena entra da MarcoPolo, lo spazio è anche la percezione che si ha di quello spazio. A tal proposito ci aveva molto colpiti il racconto di un’autrice femminista, che ricordava di aver presentato un suo libro in una libreria che si professava femminista ma i cui libri in vista sugli scaffali erano tutti di autori maschi. E, chiaramente, occorrono lettrici e lettori che entrino in libreria, e libraie e librai che li accolgano. Sono ingredienti di base che possono sembrare un po’ scontati, ma non lo sono. Su Radio24 c’era – o c’è – una trasmissione dal titolo “Destini incrociati”: per me, Claudio e Flavio è stato proprio così.
Tutti questi fattori insieme danno vita a un luogo dotato di un proprio carattere e una propria atmosfera. Per noi della MarcoPolo è importante che chi entra si senta al sicuro, libero di attraversare la libreria, di ritrovarsi o trovare altro da sé sugli scaffali, soprattutto in un momento storico come quello attuale, in cui il mondo pare ribaltarsi. Ecco perché per noi sono e restano essenziali i femminismi, il clima, le migrazioni, le persone umane e non umane.
© Claudia Rossini
Cosa facevate tu, Claudio e Flavio prima che i vostri destini si incrociassero? Cosa vi ha spinti, oltre al vento, a diventare librai? E oggi come vi distribuite il lavoro tra le due MarcoPolo?
Claudio viene dall’ingegneria elettronica e con le sue “procedure” ci semplifica di parecchio il lavoro; Flavio viene dalle lettere e dalle cucine stellate ed è tra noi il vero libraio, nato con la borsa piena di libri e sempre a distribuire letture a destra e a manca; io vengo dall’architettura.
Attualmente a occuparsi dei libri di seconda mano da USATA è soprattutto Claudio, è lui il cercatore di tesori e quello che ha più esperienza nel settore; Flavio e io, invece, ci occupiamo più stabilmente della MarcoPolo. Flavio è il nostro Maradona, ha il libro giusto per tutti, mentre io curo un po’ più l’aspetto della libreria. Per quanto riguarda l’assortimento, scegliamo insieme i titoli da ordinare e siamo più o meno intercambiabili tra noi.
In merito alla scelta di questa professione parlo per me, ma credo di poterlo fare anche per Flavio e Claudio, dato che, prima di diventare librai, siamo stati e siamo dei grandi lettori: penso che a un certo punto ognuno di noi abbia maturato la convinzione di voler vivere leggendo e dei libri letti. E la MarcoPolo è un modo per farlo e per poter al contempo restituire qualcosa a questa città che ci ha accolti, come abitanti, studenti e librai.
© Anna Toscano
Tra i tanti libri letti, quali ti hanno convinta a voler vivere di questo o comunque ti hanno maggiormente segnata? Sono gli stessi che consiglieresti a un potenziale cliente? Perché sì (o perché no)?
Nasco come lettrice di racconti, romanzi e manga. Per me è vero quello che si dice a proposito della letteratura come custode di innumerevoli vite che possono essere anche un po’ la tua: forse i libri sono l’unica occasione che abbiamo per immedesimarci davvero negli altri – esseri umani, animali, piante, sassi, esseri di altri universi, veri o verosimili. Quando sei giovane e cerchi te stesso, o delle persone come te, i libri, se hai la fortuna di potervi accedere facilmente, rappresentano la via più “semplice” e più “calma” per riconnettersi in tranquillità, come diceva Virginia Woolf.
Da qualche anno sono diventata anche lettrice di saggistica, per provare a decodificare la società contemporanea e riuscire a orientarmici meglio. La letteratura che più mi ha segnata, che consiglierei e di fatto consiglio a tutti, è quella queer, se così vogliamo chiamarla, adatta dagli 0 ai 99 anni, perché ci abitua subito al dialogo con la molteplicità, alla varietà, alla scoperta.
Tra i titoli che più suggerisco ci sono il pamphlet King Kong Theory di Virginie Despentes (Fandango), Pranzo di famiglia di Bryan Washington (NNE), Gliff di Ali Smith (SUR), Scirocco di Giulio Macaione (Bao Publishing) e tutti quelli di Murata Sayaka, mio ultimo amore.
Sempre a proposito di libri, come mai da MarcoPolo quelli in inglese e quelli illustrati godono di una particolare attenzione? E quali sono, per entrambi i settori, i titoli più venduti nel corso della storia ormai decennale della libreria?
La MarcoPolo di Rialto era nata come libreria di libri usati in lingua, quindi l’ampia selezione di letteratura e saggistica in inglese qui in Campo Santa Margherita è figlia di quella vocazione. Poi buona parte della nostra comunità legge anche in inglese – ci sono molti studenti, ma anche turisti di passaggio; in più molti libri di argomenti che ci interessano escono spesso prima in inglese e per noi è importante averli subito, senza aspettare l’edizione tradotta in italiano.
Per quanto riguarda gli albi, la zona intorno a Campo Santa Margherita è una delle più abitate ed è vissuta da tanti bambini. La stanza dei libri illustrati è formata da due L, da una parte i libri per bambini e dall’altra quella per gli “adultini” (come mi piace chiamarli), tra cui soprattutto graphic novel, di cui siamo voraci lettori anche noi.
Degli illustrati, i primi tre titoli più venduti sono: Supplemento al dizionario italiano di Bruno Munari (Corraini, 1999); Gli amanti di Marion Fayolle (Gallucci, 2020); Piccolo grande Bubo di Beatrice Alemagna (Topipittori, 2014).
Quelli in inglese, invece, sono: Watermark di Joseph Brodsky (Penguin, 2013); All About Love di bell hooks (Harper Collins, 2016); Notes on Camp di Susan Sontag (Penguin, 2018).
Il fatto che proprio questi siano i titoli più venduti dice qualcosa della vostra comunità di lettori e lettrici o di voi librai e libraia?
Assolutamente, questi titoli dicono molto di noi secondo me. E con “noi” intendo sia i librai che i lettori, perché la libreria è un lavoro di squadra, è un giro di consigli senza sosta in entrambe le direzioni. In più raccontano dei vari tipi di abitanti di Venezia: chi sta qui per una vita, chi per qualche anno (per studiare), chi per un periodo più breve (i turisti, per esempio).
© Elisa Vettori
La MarcoPolo, appartenendo alla rete delle Case dei topi, ha a disposizione tutto il nostro catalogo: ci sono dei titoli che preferisci e, se sì, per quale ragione?
Adoro La bambina e il gatto di Ingrid Bachér e Rotraut Susanne Berner (2017), libro che consiglio molto per le immagini dai colori così decisi e per la storia di coraggio che racconta e che ha bisogno proprio di quella determinazione nel segno.
Un altro preferito è Le fate formiche di Shin Sun-Mi sempre per le illustrazioni e il testo, questa volta estremamente delicati, e per la provenienza. È un libro che regalo spesso.
Si annovera un posto tra i titoli più amati anche il recentissimo La scuola degli animali di Maria José Ferrada e Issa Watanabe, per l’elegante corredo iconico in bianco e nero (alcuni bambini mi hanno fatto notare che possono anche colorarlo!) e la storia che scalda il cuore. In più c’è una volpe e Giulia, la mia cagnolina, sembra una volpe. Anche questo lo consiglio vivamente.
Se lo scambio con la comunità di lettori e lettrici è costante e molto importante per voi, diresti altrettanto di quello con gli addetti ai lavori, quindi librai ed editori?
Lo scambio con gli addetti ai lavori è altrettanto importante ma molto più difficile. Non esiste nulla di strutturato che aiuti a mantenere costanti i contatti e che favorisca il dialogo con gli altri librai o con gli editori (a parte, e solo in parte, Tribùk). In una forma senz’altro diversa, si è creata una sorta di comunità con alcuni librai, vicini e non, e alcuni editori. Flavio organizza dei momenti di incontro, in più ogni tanto va dalle libraie amiche della Longo di Ravenna: sta lì con loro e vive per qualche giorno la libreria.
Organizzate molti eventi in libreria? Se sì, quale peso hanno nel funzionamento e nella vita della MarcoPolo? C’è un evento che ricordi con più affetto?
Dalla pandemia i nostri incontri in libreria sono molto cambiati. Prima organizzavamo una cinquantina di incontri all’anno, canoniche presentazioni con l’autrice o l’autore, a fianco la persona che faceva da discussant e il pubblico seduto. Poi ci siamo resi conto che eravamo stufi di quel format – incontri troppo numerosi, lunghi e stancanti – e così abbiamo pensato a qualcosa di meno frequente, più leggero e piacevole per tutti. Adesso, quindi, ai nostri eventi l’autrice o l’autore parla in solitaria per 15-20 minuti e tutti stiamo in piedi, come ai concerti. Segue il momento di confronto in un’atmosfera informale, tra il firmacopie e l’immancabile bianchello (il nostro vino).
Cito l’ultimo incontro, a inizio ottobre, con Dolki Min, autore coreano queer che si presenta sempre in pubblico indossando una maschera. Ascoltarlo parlare in coreano è stato molto bello. Il suo romanzo, In forme (Add editore, 2025), racconta di un alieno che perde la strada di casa e arriva sulla terra, dove è costretto a restare, fino a quando non scopre che gli esseri umani sono un pasto davvero delizioso. La presentazione ha dato adito a molte riflessioni e condivisioni tra autore e lettrici e lettori.
Cosa preferisci del tuo lavoro di libraia e cosa invece proprio non sopporti?
Sono fortunata perché delle cose più ostiche, come fatture, rendiconti, pratiche, non me ne occupo io ma Claudio. E quindi non faccio le cose che potrei non sopportare.
Al contrario, faccio tante cose che mi piacciono. Mi piace allestire le vetrine, che sono un ottimo filtro tra il dentro e il fuori, un bel biglietto da visita per dare un assaggio ai passanti dell’ambiente che li attende oltre la porta della MarcoPolo. Mi piace selezionare i libri illustrati e dare consigli di lettura. Mi piace molto stare nella libreria che Claudio, Flavio e io curiamo.
© Claudia Rossini
Quante sono le vetrine e come sono allestite generalmente?
Le vetrine sono tre. Quella che dà su Campo Santa Margherita è dedicata agli illustrati, quindi propone una selezione di albi per bambini dei nostri editori “amici”, come li definiamo. Poi c’è la vetrina con una serie di titoli di letteratura e saggistica. Infine, la terza vetrina è da mesi sulla Palestina, perciò ci esponiamo via via libri che aiutino ad analizzare quello che sta succedendo.
© Anna Toscano
Toglimi una curiosità: sapevate che nel film Le città di pianura (2025) di Francesco Sossai, nelle sale da fine settembre, sarebbe comparsa, in bella mostra in spalla al protagonista, la vostra iconica borsa di tela? E a proposito di questa, la scritta sopra “Don’t Look for Love, Look for Books!” da dove arriva?
Quest’estate la produzione del film ci aveva chiesto un paio di borse e di confezioni regalo, che abbiamo dato senza sapere come sarebbero state utilizzate. È stata una sorpresa davvero emozionante per noi vedere sul grande schermo Giulio, il giovane protagonista, che si aggrappa alla nostra borsa come Linus alla sua coperta.
Scena tratta dal film Le città di pianura (2025) di Francesco Sossai
Inizialmente le borse per i libri avevano al centro solo il nostro logo. A un certo punto, però, mi sono imbattuta in questa espressione inglese “Don’t look for love, look for”, che si può completare come si vuole – “pizza”, “coffee”, “dogs”, etc. “Books” è venuto da solo. È una frase divertente e forse anche un po’ spavalda, come lo siamo noi tre, d’altronde.
Le borse sono “Malefatte”, perché vengono serigrafate in carcere qui a Venezia (la grafica è nostra). Il laboratorio di serigrafia della Cooperativa Sociale Rio Terà dei Pensieri di Venezia accoglie i detenuti del carcere maschile di Santa Maria Maggiore, per offrire loro un percorso formativo e di riabilitazione professionale.
© Elisa Vettori
Ci saluti con una buona ragione per cui tutti, prima o poi, dovremmo venire da MarcoPolo?
La MarcoPolo di Campo Santa Margherita è la nostra astronave madre, è il posto che ci consente di rimanere saldi anche quando il vento soffia forte, entrarne e uscirne non può lasciare indifferenti. Da qui sono venuti e vengono tutti i nostri progetti, tutti i nostri test cittadini: gli anni della MarcoPolo sull’isola della Giudecca, dove prima non c’era mai stata una libreria; la MarcoPolo USATA, dove trovano finalmente uno spazio tutto loro i libri fuori catalogo curati da Claudio; la Casetta, che è il nome con cui chiamiamo il nostro magazzino (perché è proprio una piccola casa dei libri, sempre in Campo Santa Margherita); e chissà cos’altro ci riserverà il futuro.
Spesso mi piace dire che dentro la MarcoPolo c’è sempre il sole, lavoriamo tanto ma ci divertiamo anche tanto, e credo che questo si percepisca. Per descrivere in poche parole la MarcoPolo, cito quello che c’è scritto nella bio del nostro profilo Instagram: “libreria indipendente, libri nuovi e fuori catalogo, librai fighi e piccoli cani”.
© Elisa Vettori