[di MartaSironi
Non so bene da dove iniziare,per raccontare questa storia. Forse semplicementedicendo che, da più di cent’anni c’è, a Milano, una cartoleria-tipografia, la fratelliBonvini, e che questo luogo affascina me e moltealtre persone sensibili non solo, e tanto, alle atmosfere d’altritempi, quanto piuttosto a storie autentiche che si fanno riconosceree si mantengono tali nel tempo.
Passando in corso Lodi a Milano, era impossibile non notarel’insegna e le vetrine: ma la vera sorpresa la si avevasolo varcando la soglia del negozio ed entrando nel mondo o,piuttosto, nella filosofia dei Bonvini.
Lacartoleria, fondata nel luglio 1909 dai fratelli Costante e Luigia Bonvini, si presentavaall’inizio anche come laboratorio fotografico e merceria. Alla suanascita e negli anni successivi, caratterizzati dall’espansioneindustriale della zona, Fratelli Bonvini progettava e stampava tutto,dalla carta intestata ai listini prezzi, con l’ausilio di tre macchine:una pedalina di fine Ottocento, un’Imperia a caratteri in legno e, inseguito, una Heidelberg Stella elettrica.
L’attività è statapoi portata avanti da Leila Bonvini, figlia del fondatore,e dal marito Luigi Cambieri – lei poetessa dialettale, luimusicista – mantenendo inalterata l’autenticità dell’impresafamigliare fino al luglio 2011. Entrare alla Bonvini non era maiun fatto neutrale, significava piuttosto concedersi del tempo:se ne usciva sempre ben più carichi del piccolo pacchetto, sempreconfezionato con cura da Leila o Luigi.
Il processod’avvicinamento era lento e non privo di ostacoli: soprattutto negliultimi anni l’apertura della cartoleria era una forma di rispettoe d’amore (lo ripeteva sempre Luigi) nei confronti della moglie, daanni inferma. Alla sua morte il negozio è rimasto chiuso, e dopo pocoLuigi ha voluto ricongiungersi a Leila.
Da qualche anno, micapita di passare da lì, con più frequenza, e le soste alla Bonvini sonodiventate un’abitudine: prima ad ammirare l’insegna e le vetrine poi,una volta entrata, la magia del posto mi ha letteralmente rapita. Ognitanto entravo, richiamata soprattutto dalle vetrine ‘stagionali’ –per carnevale, Pasqua, Natale – occasioni nelle quali qualcosa dellafilosofia Bonvini emergeva con chiarezza anche all’esterno attraverso laproposizione di oggetti e allestimenti così lontani dal gusto correnteda apparire una forma di protesta.
Unavolta dentro parlavo con Luigi, in passato lo si sarebbe potuto sentiresuonare la chitarra. Continuavo a dirmi, e a ripetere a Luigi, chebisognava fare qualcosa prima che fosse troppo tardi.
Poiquel tardi è arrivato e con esso anche una chiamata, dal Consigliodi zona 4, che chiedeva un intervento per la cartoleria. Confusae felice, ho parlato finalmente con la figlia di Luigi e Leila,Giovanna Cambieri, e abbiamo iniziato a incontrarci in cartoleria peripotizzare possibili soluzioni. Le risposte di Luigi erano spesso freddure inmilanese: ma sembrava comunque convinto che Milano non potesserestare indifferente al loro negozio.
Virisparmio i particolari di circa due anni e mezzo di trattative(ma potete vedere qui l’intervista a Luigi):le abbiamo provate tutte e sono passate tantissime personeinteressate, affascinate, piene di idee ma altrettanti erano iproblemi. A un certo punto, però, alcune persone hanno deciso diprovarci e il contratto di passaggio del marchio Fratelli Bonvinisi è formalizzato una decina di giorni fa.
Confessoche la notizia mi ha letteralmente gasata, di quella contentezzaprofonda che entra nelle viscere.
Il giorno dopo lanotizia, avevo in programma d’incontrare Lucia Pescador nella suaabitazione-studio, una magica wunderkammer. Lucia ègenerosissima nel mostrarmi diversi lavori e ognuno mi si presenta giàcon la sua storia, a mio parere adatta a luoghi specifici anch’essipieni di storia. La cartoleria Bonvini così com’è oggi, con tuttoil carico dei suoi centodue anni d’attività mi è parso il luogoepifanico in cui esporre il lavoro di Lucia Pescador. Lucia chiudeva inquei giorni una mostra alla Lattuada, a maggio ha due personali, non neavevo parlato con nessuno e il Salone del Mobile – occasione che avremmopotuto sfruttare per un’apertura straordinaria della Bonvini – eradopo una settimana. Ma la notizia mi aveva gasata sul serio, e prima cheiniziassero i lavori di ristrutturazione volevo poter intervenire sullamagia di quel luogo dove per mesi ero entrata cercando di orientarminella stratificazione del tempo.
Volevocondividere e in qualche modo fissare la magia che ancora oggi è intattae che in tutti questi anni mi ha sempre resa convinta, nonostante le veredifficoltà, della necessità di salvare il negozio, ma non come museo,invece tornando a progettare e proporre prodotti a partire dalla suastoria.
Il lavoro di Lucia Pescador e in particolare l’Inventario del Novecentoche da anni disegna con la mano sinistra, sembravafatto per l’occasione: quando abbiamo allestito le duevetrine tremavo un po’ pensando alla complessità delloro storico presentarsi.
Èbastato aprire il leporello di Tre metri di Pinocchioper confermarmi come proprio il segno di Lucia – così personalee così intimamente connesso alla storia del Novecento, così suo efuori da canoni di mode correnti – fosse il modo migliore per viveree condividere il momento di passaggio di questo storico negozio.
Con la mostra Nel giorno più piccolo del mondosi entrerà così in un luogo e un tempo dell’immaginazione nel qualeLucia Pescador indaga vari aspetti dell’estetica della modernità,declinandola in modulazioni minori, capaci d’animare soprabitie cappelli, vasi e lavagne, fogli di quaderni e vecchi tabulatiamministrativi, foto e cartoline. Alcuni pezzi del suo Inventariodel Novecento, disegnato con la mano sinistra, diventanoindizi capaci di farci attraversare e rivivere l’atmosfera delsecolo scorso e di animare così i due ambienti della cartoleria edella tipografia.
Tra le macchine per la stampa e i cassettidei caratteri, Vasi vulcano, misteriosi rebus e l’Alfabetodel Dottor Caligari che la Pescador riscrive, calcando lamano sulle venature d’ipotetici caratteri in legno. Anche i lavoriesposti nell’ambiente della cartoleria trovano, come per magia, unaloro connessione all’identità e passioni dei due fratelli fondatori,Costante e Luigia Bonvini. Un erbario su fogli di quaderno e soprattuttoi Fiori d’imprimaticcio – variazioni su motivielementari da ricamo – ricordano i pizzi e l’abilità di Luigianel confezionare fiori di carta. La serie Eptamantirichiama invece da vicino la passione per la geometria di Costante,inventore di giochi rompicapo e attento traduttore di formulematematico-geometriche nella realtà pratica. Per Lucia Pescadorsperimentare le possibilità espressive delle variazioni di modulidecorativi astratti, significa attraversare una caratteristica esteticadi tutto il Novecento, formulando un linguaggio straordinariamentecapace di unire realtà e fantasia.
Viaspettiamo, oggi, mercoledì 9 e fino a domenica 13 aprile,dalle 16 alle 21, alla cartoleria-tipografia Fratelli Bonvini, viaTagliamento 1, Milano (M3 Lodi ).
Ringraziamo Luca Del Pia che ha realizzatole fotografie che corredano questo post, per avercipermesso di pubblicarle.