Nessuno guarisce dalla propria infanzia

Durante lo scorso fine settimanaho riso. Quasi ininterrottamente.
Il venerdì mattinaero passata da Rizzoli, in Galleria, dove hanno un fornitissimoreparto fumetti (Lizard è marchio Rizzoli), mentre non c'èun libro dei Topi neanche a crepare in mezzo a tutti gli albidel mondo, anche quelli di editori di Osio Sotto e Pezzolo ValleUzzone.

E, lì, mi sono imbattuta in Zerocalcare. Cheovviamente conoscevo già, essendo diventato uncaso editoriale (inizia a farefumetti per raccontare il G8 di Genova, diventa blogger e conunpost su Trenitalia assurge alla gloria, registrandoin un giorno 64 mila visite, infine sfonda con libri di fumettiche entrano nelle classifiche dei libri più venduti, con oltre100 mila copie).

Lo conoscevo, però, permodo di dire, per aver trovato nella mia casella di posta invitia presentazioni e a eventi vari, non ultimo quello a Milano, aWow,Spazio Fumetto che gli ha dedicato laprima mostra in assoluto:La coscienza di Zero (quii video dell'incontro con Zero, durante l'inaugurazione)




Maifatto un baffo a me, Zerocalcare. Invece lì da Rizzoli mi sonodetta: guardiamo un po' 'sto Zerocalcare. E dopo due pagine di Laprofezia dell'armadillo ero già in predaalle convulsioni e avevo già deciso di portarmi a casa l'operaomnia. Che però non ho comprato da Rizzoli, ma in una libreria dellaconcorrenza a duecento metri da lì, dove tengono magari non tuttii nostri libri, ma qualcuno, almeno, sì.

Ho comprato i libri di Zerocalcare anche seil mio parere sul suo modo di disegnare non è cambiato. A me il segnodi Zerocalcare non piace (ed è la ragione per cui fino a ora non mi sonomai presa la briga di guardare dentro i suoi libri). In compenso mi sonoresa conto che il fatto che il segno di Zerocalcare non mi piaccia non èche mi sembra poi così importante. Perché Zerocalcare disegna così eio sono disposta a tutto pur di leggere un fumetto di Zerocalcare.

Perché per me Zerocalcare rientra in quella categoria'benefattori dell'umanità', in cui metto Matt Groening, Woody Allen,Ernst Lubitsch, Bill Bryson, David Sedaris, Alan Bennet, Franca Valeri,Camilla Cederna, Irene Brin, Anne Fine, Carlo Emilio Gadda, i FratelliMarx, Mark Twain, Achille Campanile, Monty Python, Arto Pasilinna,Ugo Cornia, Paolo Nori... Personaggi che più distanti non si può e chenon c'entrano niente l'uno con l'altro (e sicuramente mi sono dimenticatadi qualcun altro), ma che rientrano tutti nella categoria di chi sa farridere.

Da Time out,zerocalcare.it.


Ma non ridere normale o sorridere, ma proprio riderissimo, riderecome pazzi, come se di fianco avessi qualcuno di spiritosissimo chenon ti dà tregua. E oltre tutto, spesso su cose su cui mai avrestipensato di ridere, il che è una bella sorpresa, di quelle che allargal'orizzonte della sopravvivenza. E scusate se è poco. Per cui ame che il segno di Zerocalcare piaccia o no, mi fa un baffo. E miva benissimo così. Mi fa ridere anche quello.


DaUn polpo alla gola, BaoPublishing.


Dopo questo fine settimana immersa in Zerocalcare, ieri sono corsain viale Campania, da Wow, sotto un'acqua torrenziale,a veder la mostra La coscienza di Zero (che dura finoalla fine di luglio). Che un titolo più bello (clonato da un celebredisco di Renato Zero) per questo autore credo proprio sia impossibiletrovarlo, considerato il ruolo che nelle sue storie ha la coscienza,o meglio, le molteplici voci della coscienza di Zero, che, praticamentesi potrebbe dire compongano un coro da tragedia greca in cui finisceogni tipo di autorità in cui Zerocalcare si è imbattuto dalla nascitaa oggi, nella realtà e nel regno dell'immaginazione (soprattutto).

Da Bollette (e struzzi),zerocalcare.it.

Dalla mirabolante Lady Cocca,cioè la mamma di Zero, che secondo me solo per averla inventataa Zerocalcare bisognerebbe dargli il Nobel, a Terrence Malick, aVandana Shiva, a Gimmi, quello dei tre porcellini che si fa la casadi mattoni, a Davidgnomo, Darth Fener, Che Guevara, Luke Skywalker,Kurt Cobain... insomma c'è di che essere felicemente scissi in questopantheon di logorroiche, saccenti, sentenziose celebrità.

DaLa profezia dell'armadillo, BaoPublishing.


Ma, insomma, siccome Zerovalcare ormai è un caso editoriale cheentra, meritatissimamente, nelle classifiche e vende copie come fosserohamburger, credo non ci sia bisogno che io stia qui a spiegare quelloche fa e non fa, tanto lo sapete più o meno già tutti (a parte me,finora...).
Il catologhino della mostra costa 5 euro(in edizione numerata, offerto in bustina da collezionisti fetish),e io l'ho comprato perché contiene il testo dell'intervistache accompagna il visitatore lungo il percorso delle tavoleoriginali esposte, e fa anche lei abbastanza ridere, anzi in alcunipunti molto. Come quando, a proposito dell'abitudine di Zero ditrasfigurare le persone in personaggi di cartoni animati, animalieccetera, alla domanda: 
E l'amico“ciocco di legno”? Si è riconosciuto in un tronco d'albero? Siè offeso?
Risponde:
No,lui è grosso, cilindrico e inespressivo, quindi era azzeccatissimoil ciocco di legno. Non si è riconosciuto perché all'epoca nonleggeva il mio blog, non so se poi l'ha scoperto...

Da Psicologi,zerocalcare.it.


Ma perché parlare di Zerocalcare in questo blog? Certo non perchéfaccia fumetti a cui sono minimamente interessati i bambini o i ragazzi,dato che i suoi lettori penso appartengano a quella fascia anagrafica chelui medesimo così definisce: «Credo che i trentenni non esistono più,come gli gnomi, il dodo e gli esquimesi. Adesso c'è l'adolescenza,la postadolescenza e la fossa comune. I trentenni sono una categoriasuperata, a cui ci si attacca per nostalgia, come al posto fisso.»

DaPerché non possaimo dirci trentenni,zerocalcare.it.

E, allora, perché?
Perché fra le tante cose di cui Zerocalcare raccontama-gni-fi-ca-men-te ci sono i bambini, protagonisti, quasi sempreautobiografici, delle sue storie. E, in particolare, il modo in cuii bambini vedono gli adulti e cercano di tenerli alla larga. Unpunto di vista di cui chi, adulto, ha a che fare con i bambini,credo proprio non possa fare a meno.
Basti dire che Unpolpo alla gola in quarta di copertina riportaquesta minacciosa sentenza:
Ricorda: nessunoguarisce dalla propria infanzia.


DaUn polpo alla gola, BaoPublishing.


Frase che nella storia è pronunciata da Madame Arbizzati, mostruosamaestra elementare dagli “occhi affilati di efferato macellaio”,che con ghigna da pit bull istruisce una pletora di infanti terrorizzatialla sublime poesia della volpe di Saint-Exupéry.
Ed è sempreMadame Arbizzati che a un certo punto, incontrando gli ex alunni un po'cresciutelli, li apostrofa, demoniaca: «Sono trent'anni che insegnoqui al Voltaire. Che lo vogliate o no siete tutti miei figli. Viho plasmati. Vi ho lasciato un imprinting come le papere. Viconosco.»
A me fa ridere, ma nel frattempo mi fa anchevenire in mente certi mostri di Stephen King. E anche l'implacabileFlannery O'Connor, una delle più grandi scrittrici americane delNovecento, che ammoniva gli aspiranti scrittori: «Chiunque siasopravvissuto alla propria infanzia, possiede abbastanza informazionisulla vita per il resto dei propri giorni.»
Bravo,bravissimo Zero

E poi la tavola qui sotto èuna delle mie preferite in assoluto, nella storia del fumetto.

DaLa profezia dell'armadillo, BaoPublishing.