Quando la virgola si innamora del punto

Foto dal sito dello SpazioLaboratorio La Cornice(Cantù)

[di Valentina Colombo]

Qualche tempo fa, poco dopo la fiera diBologna, ho trovato ad attendermi sulla scrivania un librettopiccino. Una sorpresa inaspettata. Era autografato da FrancescaZoboli, illustratrice che molti di voi conosceranno e che chici segue conosce oramai bene (ma potete rinfrescarvi la memoria qui).

Il libretto si intitola Il foglioera bianco, ha il testo di Nico Zardo, che l'haanche impaginato, e le illustrazioni di Francesca.
La casa editrice è La Grande Illusion (come il filmdi Jean Renoir), creata da GiuseppeZapelloni. Se cercate su internet troverete il loro sito,al momento in cui scrivo in costruzione, e qualche notiziasparsa qua e là. Sperimentano con la carta e la stampa,esistono dal 2011 e hanno sede a Pavia.
Nonmi è mai capitata tra le mani una piccola meraviglia, cheè stato il primo libro da loro pubblicato e che però potetevedere in corso di realizzazione nel video qui sotto. Si tratta di Litalìa,un leporello stampato a mano in serigrafia con astuccio, in edizionelimitata di 99 copie, del 2011, con una poesia di Andrea De Alberti e treserigrafie di TeresaSdralevich.

LITALìA from Gemma Sabateson Vimeo.

Come accade a volte, Il foglio erabianco è nato un po' per caso.
Fortuna volleche Francesca passasse di lì o di là, e vedesse un testo di NicoZardo abbandonato su un tavolo. Per inciso, Nico Zardo è uno deifondatori dello studio di architettura, design e illustrazione Arcoquattro, assiemea Guido Scarabottolo, e oltre a questo si dedica anche a scriverepoesie.
Francesca legge il testo, se ne innamora, senteimmediatamente di doverlo illustrare e chiede a Nico il permesso. Daquesta inaspettata connessione tra occhi curiosi, persone in attesae abbandoni distratti di poesie su tavoli in vista nasce una primaedizione del libro, in italiano e in inglese, come regalo nataliziostampato in 2000 copie.
Tre anni dopo, Francesca incontraGiuseppe Zapelloni, al quale mostra il progetto. Innamoramento diGiuseppe con conseguente decisione di farne uno dei primi titoli deLa Grande illusion. E infatti è il secondo libro che viene stampato,niente di meno che da Lucini (sì, il Lucini storico tipografo, quelloche lavorava anche con Munari). Vengono aggiunte due nuove tavole eil risultato è un libretto piccolo, in brossura con sovracoperta,che parla già anche senza essere aperto, perchè il titolo ètutto un gioco e tutto un programma e perchè già sai, tenendoloin mano, che qualcosa accadrà una volta che la copertina-sipariosarà aperta.

Proprio ieri sera nel gruppodi lettura Alle 9da Babar abbiamo parlato dei libri-gioco. La discussioneè stata accesa, e presto leggerete sul blog di Babar il resocontodi questo incontro, ricchissimo di domande e spunti interessanti. Suuna cosa sembrava che fossimo però tutti d'accordo, e cioè che coni libri si può sempre giocare, anche se a età diverse. Chi i librili fa, poi, ha a disposizione milioni di diverse combinazioni dimateriali, contenuti, tecniche per creare questa interazione con illettore, a tutte le età.

Il foglioera bianco è un gioco. Lo è per chi lo legge, ma sonocerta che lo è stato anche per chi l'ha scritto e realizzato.

Foto dal sito dello SpazioLaboratorio La Cornice(Cantù)

É un tipo di gioco, potremmo dire, metalinguistico, che strizzal'occhio alle arti tutte. Una fantasia tipografica, come si legge nellapresentazione firmata dall'editore. L'escamotagedella virgola e del punto che si innamorano serve a parlare dei segnidi interpunzione, del loro giocare sul foglio come tanti piccoliesseri che però recitano la loro parte, rispettano il loro ruolo neldiscorso, cercano di farsi largo ma non possono stravolgere la lorointima essenza.
Punto e virgola sono usati soprattutto nellanostra lingua e hanno una funzione molto particolare. Non chiudono iperiodi, nè i concetti; collegano e separano; fanno riprendere fiatoma senza interrompere il ritmo per troppo tempo.

Foto dal sito dello SpazioLaboratorio La Cornice(Cantù)

Nellibro, il loro unirsi e separarsi, giocare con gli altri segni, imporsie muoversi, assumono anche la valenza di segni grafici, al di làdel loro utilizzo sintattico e logico. Tornano in mente i bravissimifuturisti con le loro paole in libertà, le loro pagine disegnate aparole e caratteri, la loro apparente mancanza di regole sintattiche ela loro specifica e ragionata costruzione grafica delle pagine.

PaoloBuzzi, Pioggia nel pineto antidannunziana,1916
Non bastaprendere un segno e appenderlo in un punto del foglio. Gli occhi e icolori sono percepiti in modo diverso a seconda delle loro posizioni,grandezze e relazioni. Francesca ha usato per questo libro deivecchi caratteri in legno, come quelli usati dai tipografi finoa non molti anni fa, e vecchi cliché; pochissimi colori, rosso eblu, e il resto in nero, con il testo stampato in offset in StempelGaramond, un carattere nato in Francia nel 1925. La cartaè Fedrigoni, di quelle belle spesse e pastose sotto le dita.

Vi dico tutto questo perchè questo libro non èun progetto di sola sintassi e punteggiatura. Si parla tanto anchedi tipografia. La nostra virgola protagonista e un po' prima donnainfatti, oltre all'amore di punto, oltre al suo lavoro di virgola,oltre al suo scorrazzare tra parole e frasi intere vuol fare anche lavirgoletta, come le vere soubrette, e addirittura tenta la carriera daapostrofo. Un po' capricciosetta, questa virgola però ci fa subitosobbalzare. Virgola e virgolette non sono la stessa cosa, men chemeno per i tipografi, figuriamoci per scrittori, editori, lettori einsegnanti. Macchè, questa virgola per qualche pagina fa proprio lavirgoletta, creando non pochi malumori e anche un piccolo conflittovisivo. Spiazzante l'intervento del tipografo stesso che la rimettesubito al suo posto, reclamando a gran voce la fatica nel mettere lecose in ordine e sgrullarsi tra tutti i caratteri.

Foto dal sito dello SpazioLaboratorio La Cornice(Cantù)
Lavirgola vuol essere diversa, anzi, essere la stessa ma avere unafunzione diversa. Anche le altre lettere, parole e tipi sulla pagina,lamentandosi, la costringono a rimettersi in riga. O forse, proprio inriga no, semplicemente al su posto. In riga, la virgola, ci sta solo neltesto, mentre nelle illustrazioni vaga come una piuma ovunque, grandee piccola, vicina e lontana.

Qualche tempo fa,Stefano Bartezzaghi su LaRepubblica, denunciava la perdita dell'uso del punto evirgola nella nostra lingua. Sembra che pian piano questo segno diinterpunzione stia cadendo nel dimenticatoio, che la struttura delnostro scrivere non lo consideri più.

Nonso quanto Nico Zardo sia consapevole di questo, ma nel suo racconto,il divorzio tra punto e virgola segna una nuova fase del testo. Ilpunto si mette con i suoi simili, in sospensione; la virgola tienea bada tante parole. Ma il discorso cambia, e il punto mette fine atutto. E puntualmente, inizia una nuova storia.

Foto dal sito dello SpazioLaboratorio La Cornice(Cantù)
Propriosu questa dialettica tra la logica del testo, la sintassi e lagrafica si gioca tutto il racconto, che è una dichiarazione d'amorealla diversità e alla complessità dei segni del linguaggio, allatipografia come arte-gioco e tecnica altissima di composizione,all'oralità e alla scrittura con i loro tempi di fruizione ecreazione diversi, trasposti sul foglio bianco con le pause deipunti e delle virgole, con i caratteri, con le immagini. Sarebberiduttivo vederlo come un piccolo esercizio di stile o un elegantedivertissement. Con ironia e intelligenza mette costantemente allaprova la nostra arguzia, la nostra attenzione, facendoci saltellarein modo elastico dalla logica alla metafora, dall'immagineal carattere, dalla linguistica alla creazione letteraria. Ungioco bellissimo.

Dove trovarlo? Allo SpazioLaboratorio La Cornice di Tommaso Falzone,se siete in zona Como-Cantù; se abitate lontani, anche quie qui,per esempio.