Quando un bambino dice alla luce

Alla fiera di Bologna, Marina Gellonaè passata a trovarci allo stand e ci ha portato in regalo 100 storie per quando è troppotardi, edito da Feltrinelli per la collana Save the Parents di ScuolaHolden (grazie!). La prefazione di Alessandro Bariccospiega a cosa serve il libro: accontentare bambini e genitori inun colpo solo. Cioè il bambino che chiede l'ennesima storia quandoè già tardissimo e il genitore che non se la sente di dire di noe si trova a disposizione nel libro ben 100 brevissime storie persoddisfare la richiesta senza fare ancora più tardi. Chi ha scrittole storie? Illustri nomi e illustri sconosciuti, l'elenco dei qualitrovate in fondo, in ordine alfabetico. Ma chi ha scritto cosa nonsi sa, perché ogni storia non è accompagnata dal nome dell'autore:il gioco, quindi, è scoprirlo. Marina, che ha scritta una di questestorie, mi ha detto di dirle quale fra quelle lette mi piacciono dipiù. Magari lo faccio in un commento. Ora, qui, ne trascrivo una. Unadelle più belle, secondo me. Chissà chi l'ha scritta...

Illustrazione di NikolausHeidelbach

Èpomeriggio e un bambino dice alla luce: «Ho paura del buio.» Leirisponde: «Non preoccuparti, ci sono qua io.»
Più tardi quando arriva il buio, la luce non c'è. Èsparita.
Per un istante il bimbo aspetta insilenzio.
«Ehi, sono qui,» dice una voceall'improvviso.
«Non ti vedo,» rispondeil bambino.
«Non avere paura,” rispondela voce. «Non ci possiamo vedere, ma siamo qui, vicini, il buio ègrande e tiene dentro di sé tutto: la luce, la mamma, il bambino,il letto, la notte.»
«Ora chiudigli occhi, e dormi,» dice la mamma.


Mentre leggevo queste storie, piùvolte mi sono trovata a pensare che probabilmente molte di loro sono stateraccontate dagli autori ai loro figli o comunque a dei bambini. Non soesattamente perché abbia pensato questo. Forse solo perché gran partedel materiale che riceviamo in casa editrice nasce in questo modo, a dettadegli stessi autori. Nonni, genitori, zii, cugini, fratelli, insegnantici inviano storie assicurandoci orgogliosi che di certo sono destinate adavere grande successo, visto l'entusiasmo suscitato presso i piccoli percui sono nate. Su questo argomento ho anche scritto alcune righe in La vera storia deiTopipittori:


Constance Heffron,Happy Days Children's primer. Quinlan readers,1949.


Se avete raccontato storie inventate da voi ai vostri figlie nipoti, non fidatevi del successo che hanno riscosso. I bambini amanostare con gli adulti, essere oggetto della loro attenzione, e quandodicono che la vostra storia è bellissima, quando ridono ascoltandole vostre parole, lo fanno per contentezza, euforia, amore. Il loroentusiasmo, nella maggior parte dei casi, non ha nulla a che vedere conla possibilità di pubblicazione della storia. E in ogni modo non sietevoi i giudici migliori, al riguardo. Quale editore pubblicherebbe maiun romanzo perché l’autore giura che a sua figlia, gran lettrice,è piaciuto moltissimo? Nessuno. E, infatti, nessuno scrittore siazzarda a farlo notare, quando scrive a un editore per proporgli ilsuo lavoro. L’editore per ragazzi, invece, si sente continuamentepubblicizzare il gradimento riscosso dalle storie che gli sonoinviate.

Illustrazione di CatinkaKnoth.

Parole al vento,ovviamente, visto le cataste di storie che costantemente ci vengonopubblicizzate in questo modo. Ma si sa, l'entusiasmo dei bambini ècontagioso. È pur vero che molti capolavori per ragazzi sono natiper soddisfare la voglia di storie di bambini in carne e ossa chea gran voce chiedevano che gli fosse raccontata una cosa, qualsiasicosa, purché fosse raccontata da un adulto, lì, di fianco a loro,tutto per loro. Così sono nati, fra gli altri, Alice inWonderland, Struwwelpeter, PeterPan nei giardini di Kensington, Il pifferaio magicodi Hamelin, le Lettere a Babbo Nataleeccetera. Ma è pur vero che non tutti sono Carroll, Hoffmann, Barrie,Browning o Tolkien. Il fatto è che ascoltare una storia è bellissimo(anche una qualunque, magari rubata a due persone che se la contano su alristorante o sull'autobus). E anche essere gratificati dall'ammirazionedi un bambino, lo è.

Kitty Crowther, Le granddesordre.

Lestorie di questo libro si somigliano un po' fra loro: forse dipende daimodelli (quanto si sentono risuonare Rodari, Calvino, Disney, ma ancheAndersen, Cortazar), forse dal fatto che sono state scritte da allievidi medesimi maestri, che portano quindi il segno del medesimo stile. Vadetto che queste storie sono tutte abbastanza ben scritte. Alcune sonoproprio belle. Alcune interessanti. Alcune astute. Alcune, insomma,così così. Perché mica è sufficiente saper tenere una penna in manoper scrivere una bella storia. Anche se indubbiamente sapere come siscrive è già molto. Almeno per cominciare. E non basta nemmeno avereuna buona idea: perché un'idea bisogna saperla sviluppare e non è lasola tecnica di scrittura, per quanto fondamentale, a supportare in questocompito.

Illustrazione di FrancoMatticchio.

Secondome alcune di queste storie piaceranno ai bambini, altre no. Ma certo,questa è una banalità: su 100 storie è normale che accada. Capitaanche al lettore adulto e i bambini sono lettori tutti diversi gliuni dagli altri, proprio come gli adulti.
A me viene daconsigliare questo libro più che a genitori desiderosi di esseresalvati da bambini insaziabili di storie (ma davvero si possonoconsiderare una calamità, al di là dell'artificio retorico?),a chi vorrebbe scrivere storie. Lo vedo un po' come una sorta di Esercizi di stile diRaymond Queneau: un prontuario dei molti modi in cui si può scrivere unastoria breve. L'aspirante scrittore potrà trarne utili lezioni. Lo comprie lo legga attentamente: individui la struttura di ogni narrazione, leparole usate per raccontarla, il tema, il modo in cui questo è trattato,il punto di vista con cui è affrontato, in quale persona è raccontatala vicenda, come sono caratterizzati i personaggi, che nomi hanno, come lisi fa agire e parlare eccetera. Esamini, cioè, al dettaglio queste brevicomposizioni, facendone una prima lettura emotiva, ma poi mettendola daparte.

QuentinBlake, illustrazione per Matilde di RoaldDahl.

E sia spietato,scientifico. Individui le storie che gli sono piaciute di più equali meno, e faccia lo sforzo di mettere a fuoco il perché delle sueimpressioni: in cosa consiste il punto di forza di una storia e in cosala sua debolezza. Ne trarrà una discreta lezione, su cosa fare e cosa nonfare.
Insomma, non è un caso che questo sia un libro nato dauna famosa scuola di scrittura!