Scrivere disegni

[di Francesca Zoboli]

Ho potuto prendere parte al piccolo miracolo della Festa del libro di Zafferana Etnea. Un evento nato nove anni fa perché «la passione per la lettura possa essere stimolata anche fra i banchi di scuola» e ormai diventato una festa che coinvolge oltre agli insegnanti e gli allievi delle scuole del comprensorio, anche cittadini, volontari, artisti, illustratori e scrittori.

Così è nato il laboratorio Scrivere disegni ispirato dal libro Il foglio era bianco, edizioni La Grand Illusion, di cui ho fatto le illustrazioni che mescolano disegni, caratteri tipografici, parole.

Nico Zardo e Francesca Zoboli, Il foglio era bianco (La Grand Illusion, 2013).

Fondamentale è stata la proiezione di alcune immagini: l’idea era di mostrare come sia possibile scalfire i confini tra disegno e scrittura, parola e immagine, significante e significato, per approdare a mescolanze che da sempre esistono nel mondo della comunicazione, a partire dal concetto di sinsemia, cioè utilizzo ibridi di segni visivi e scrittura dove anche la lettura del testo alfabetico sequenziale di lettura viene scardinato per seguire altre regole spaziali.

Quindi calligrammi, logotipi, manifesti tipografici, rebus, scritture orientali o antiche, e tutto ciò che potesse dare spunto poi agli interventi dei bambini, un percorso per risvegliare e potenziare l’uso della scrittura creando cortocircuiti inaspettati. Il materiale utilizzato oltre a una bella pila di fogli A3 è consistito in pennelloni e tempera nera e carte colorate per collage, e così il laboratorio è partito.

Se a “volare” si aggiungono un paio di ali, la parola spicca il volo davvero e anche il vento, per sua natura invisibile qui si materializza in lettere coi suoi refoli grafici:

Le parole poi trascinano con sé anche tutta l’area semantica che gli appartiene, ed ecco che la “notte” oltre alle stelle ospita anche i pipistrelli, e nero è il colore:

Così come verde è l’“erba”, dai cui caratteri già spuntano germogli:

Mentre dalle corna di un cervo scaturisce la parola “natura”:

Il celebre logo di Glaser I love NY, qui riferito a Roma, si arricchisce di un circolo rosso nella O, segnalazione di “io sono qui”, al centro di una deliziosa mappa di piazza S. Pietro:

Invece i rebus, così prossimi agli indovinelli, sono fonte di gran divertimento per tutti i bambini:

E che dire di questo disegno dove il concetto di musica si sviluppa contemporaneamente su tre livelli diversi: quello pittorico/ gestuale, che con segni neri  ben distribuiti nello spazio suggerisce un andamento ritmico,  quello specifico della notazione musicale, e infine quello alfabetico usato però in modo cromatico tanto da ricordare le ricerche sinestetiche fra colori e suoni al centro di tante riflessioni di artisti, musicisti e scienziati.

Le lettere e i numeri però sono anche solo dei segni , materiale da costruzione con cui si possono disegnare bellissime facce.

E una faccia può essere mappata in zone deputate a una coloritura solo evocata dalle parole. I colori rimangono così entità mentali di ogni singolo osservatore.

Concludo con questo disegno meraviglioso completamente diverso dagli altri anche per la tecnica (c’è sempre qualche bambino che segue percorsi suoi), voglio credere che le immagini dei manoscritti medioevali abbiano voluto così reclamare un posto tra  gli altri esempi.