Un giorno un’amica mi ha mandato la foto del suo bambino che ha pochi mesi: appoggiato fra due cuscini, bellissimo, panciuto, sorridente. L’immagine di una calda, intatta, perfetta gioia di essere. La foto era accompagnata da queste parole, riferite alla condizione del bambino: “È come la lucertola e il sasso. Qui. Adesso. Ride.”
Schizzo di Massimo Caccia per La lucertola e il sasso, Topipittori 2017.
Quest’amica, forse, non se n’è resa conto, ma di quel libro, La lucertola e il sasso, ha colto il punto con precisione. Io stessa me ne sono accorta attraverso la sua esatta didascalia. E fra l’altro, pensandoci bene, anche La più buona colazione del mondo, il primo libro che ho scritto con illustrazioni di Massimo Caccia, potrebbe essere riassunto in questo modo: un qui, adesso, un momento che si schiude e ride. Nient’altro. Un momento che si apre, preparato da fatti quasi invisibili, quel tipo di eventi minimi così poco frequentati dagli occhi e dalla curiosità da passare inosservati.
Di cosa parlano La più buona colazione del mondo e La lucertola e il sasso? Di niente: una mattina al risveglio, ascoltando i rumori di una casa che esce dalla vita notturna. Una lucertola e un sasso in una giornata di sole.
La più buona colazione del mondo, Giovanna Zoboli, Massimo Caccia, 2013.
È appena finita Più Libri Più Liberi, a Roma, dopo cinque giorni a vendere libri, le orecchie mi ronzano delle domande dei clienti: “Avete un libro sul tema del viaggio?”, “Avete un libro sull’amicizia?”, “Avete un libro sulla nascita del fratellino?”, “Avete un libro sui migranti?”, “Avete un libro sulla vita di un grande artista?”. Sono sempre molto in difficoltà a guardare i libri da questa parte del cannocchiale: mi sembra di vederli a testa in giù e piccolissimi. Faccio persino fatica a riconoscerli, così raccontati, nonostante ogni libro del nostro catalogo lo conosca bene per averlo fatto, dalla A alla Z. A parte il fatto che pochi libri nel nostro catalogo sono fatti in modo da corrispondere così totalmente a un tema, non è nelle mie corde pensare a una narrazione letteraria come costruzione su un tema, come lo sono, per esempio, la manualistica o i libri di cucina. La letteratura è talmente lontano per me da un concetto di utilità, nell’accezione comune del termine, che non capisco quasi cosa voglia dire “libro sull’amicizia” se non in un senso così vago e generico da apparire immediatamente noiosissimo. La letteratura si riconosce infatti da una cosa, fra tutte: la mancanza di genericità (o non è letteratura). La letteratura è l’antigenerico per eccellenza: nasce da un tipo di atti, gesti, scelte, studi, passioni, volontà, stratificazioni di cause e ragioni di tale complessità e concretezza da fare piazza pulita di qualsiasi luogo comune. Non fanno differenza i libri per ragazzi, anche gli illustrati che per me sono letteratura a buon diritto e titolo. Se poi in libreria questo tipo di libri non sono facilmente rintracciabili attraverso un’etichetta, pace. Ci consoleremo pensando che in fondo questa può anche essere vista come resistenza contro la pigrizia mentale, la passività che nascondono il desiderio di controllo e rassicurazione, ovvero quello di leggere per vedersi confermati i propri pregiudizi e le proprie idee.
Schizzo di Massimo caccia per La lucertola e il sasso, Topipittori 2017.
Va poi detto che a Più Libri Più Liberi una grande soddisfazione l’ho avuta: dopo tutte le varie richieste di libri tematici una pupetta di non più di tre anni, dopo aver guardato parecchi libri, al momento dell’acquisto ha scelto La più buona colazione del mondo (con mio sgomento, perché sotto sotto penso sempre: «Ma chi se lo comprerà mai un libro così…»).
Peraltro, se devo pensare come mai mi vengono fuori libri come questi, è certo che questo Qui. Adesso che la mia amica ha colto in La lucertola e il sasso (sono le parole finali del libro), venga diretto dalle illustrazioni di Massimo Caccia. I suoi ritratti di animali mi suggeriscono una messa a fuoco istantanea, una particella di tempo che ha la capacità di dilatarsi in una sorta di Grande Presente e il potere di mostrare le cose come sono, misteriosissime, e però lì, evidenti, né più né meno. La mia scrittura segue questa indicazione, trascrive questa visione, diventa una sequenza, una didascalia che ha il compito di registrare questa stranezza di una cosa, un essere, una situazione che si rivela totalmente e nello stesso tempo mantiene inscalfibile il suo segreto.
Schizzo di Massimo caccia per La lucertola e il sasso, Topipittori 2017.
Quelle di Massimo Caccia sono immagini che hanno qualcosa di metafisico. Mentre dichiarano tutto, si sottraggono a ogni tentativo di avvicinamento. Sono, per così dire, sigillate. Lavorandoci su, l’unica possibilità per me, dal punto di vista della scrittura, è trovare un modo di stare in questo equilibrio. Raccontare una storia semplicissima, che trova la sua forma in un’estrema sintesi, una forma tagliata sullo stile di Caccia che consente di stare su quel crinale dove stanno le immagini, fra chiarezza e mistero.
Mentre La più buona colazione del mondo l’ho scritta su una sequenza di immagini già realizzate da Massimo (la storia di questo libro l’ho raccontata qui), La lucertola e il sasso è stata illustrata da Massimo sulla base di un mio testo. Ma quel testo è nato per lui, ed è nato in particolare da una sua immagine molto precisa, questa.
Massimo Caccia Lucertola.
È stata questa lucertola su questi sassi a generare il racconto. Non so se questa storia si potrebbe definire una storia di amicizia o d’amore. So però che quando vidi l’immagine di Massimo con la lucertola sul sasso mi resi conto, andando con la memoria alle mie esperienze in fatto di lucertole, animali che mi sono sempre piaciuti molto, che fra quella materia animale e quella materia minerale esiste da millenni una relazione strettissima, quasi fossero state create l’una per l’altra. Naturalmente questo è un punto di vista poetico sulla realtà, perché dal punto di vista scientifico un simile nesso non si dà (o almeno finora non ci sono prove che ciò possa accadere). Ma di questa relazione poetica che ho scorto in questa vicinanza fra animale e cosa, mi ha attratto la stranezza: un sasso è quanto di meno affettivo possa esistere, quanto di meno antropomofizzabile. E la lucertola è un animale a sangue freddo, un rettile con modi distanti dai codici dei mammiferi. Insomma mi ha attratto l’idea di indagare, dal punto di vista letterario, su cosa ne potesse venire fuori.
Schizzo di Massimo Caccia per La lucertola e il sasso, Topipittori 2017.
Schizzo di Massimo Caccia per La lucertola e il sasso, Topipittori 2017.
Un giorno di una fine primavera di parecchi anni fa, in campagna, ero seduta per terra, al sole, davanti a una casa in collina che abbiamo affittato per qualche anno, e a un certo punto sentii un solletico a una mano. Guardai e vidi che una lucertola mi era salita sulle dita e, ferma immobile, mi fissava senza alcuna paura. Mi parve una situazione eccezionale (perché, lo sappiamo tutti, per fare scappare una lucertola, basta pochissimo: un movimento, un rumore minimi). Ma a lei, in quel momento, in quel giorno, per qualche ragione io sembrai un pezzo di universo abbastanza solido da poter considerare con interesse. E io, abbagliata da questo onore, mi feci praticamente sasso, perché quella visita inattesa e straordinaria potesse prolungarsi il più a lungo possibile. La lucertola, infatti, proseguì senza fare una piega la sua esplorazione, salendo sul braccio e poi sulla spalla e sul corpo della sua ospite impietrita. Durò dieci minuti quel lungo istante fuori dalla vita ordinaria? Chi lo sa? Io ero sasso, in quel momento e vivevo con la lucertola fuori dal tempo. O meglio, in un tempo non umano, fatto di ere geologiche, evoluzione, galassie, soli. Infine dopo essere stata a visitare le mie parti aeree, la lucertola decise che il momento del nostro incontro perfetto era terminato e ridiscese verso terra, saltò giù dalle dita e sparì fra l’erba, restituendomi alla mia condizione umana.
Schizzo di Massimo Caccia per La lucertola e il sasso, Topipittori 2017.