Oggi il libro in uscita che presentiamo è Il sasso più bello, ennesima prova di bravura di Joanna Concejo, che accompagna un racconto di Gilles Baum, per la prima volta nel nostro catalogo, che qui ci racconta le radici di questa storia. Lo ringraziamo.
[di Gilles Baum]
Di solito, mi butto a capofitto e con gioia su una storia, perché ho in testa qualche parola che mi piace, una frase che mi intriga, intravedo il filo di una matassa che voglio dipanare… Poi, però, faccio molta fatica a trovare una fine. Spesso è così. La gioia ruota quindi intorno al lavoro, alla ricerca, ai dubbi.
Nel caso de Il sasso più bello è successo tutto il contrario, perché il culmine del racconto si è svolto sotto ai miei occhi, ne sono stato per davvero testimone turbato e commosso. Ho visto un uomo distrutto, con la mascella serrata, tornare a essere un padre agli occhi dei figli grazie a qualche rimbalzo su una pozza d’acqua lungo la via. Dovevo diventare il narratore di quell’attimo luminoso, di quell’umanità resuscitata. La storia era là, davanti a me.
Stavolta non è stato difficile trovare la fine, è nata sulla scia dell’ultimo lancio, ancora più riuscito dei precedenti: e se il sasso non si fosse mai fermato? Ho sperato con tutto me stesso che passasse oltre le acque e la pianura antistante. E se il sasso avesse trascinato con sé le acque quiete? L’idea mi faceva battere forte il cuore.
Non dovevo fare altro che scrivere l’inizio della storia. Avrebbe potuto essere il viaggio di questa famiglia in cerca di rifugio, ho preferito raccontare quello che ho visto in fondo alla fossa lasciata dallo stagno, e scrivere le cronache dettagliate di un villaggio come tanti.
Così la storia era terminata, pronta per essere raccontata. Potevo quindi affidarla alle matite di Joanna per far nascere il libro. Le sorprese non erano finite.