[di Mauro Evangelista]
Nella notte era caduta molta neve e continuava a nevicare mentre, di buon'ora, camminavo verso l'accademia. Andavo più per scrupolo, certo che non avrei trovato studenti, la città era meravigliosamente immobile e silente sotto una spessa coltre bianca. Nei pressi della mia scuola due ragazzotti stazionavano impalati sotto un ombrelletto giallo che copriva a malapena le loro teste.
"Buongiorno professore" dissero in coro, come sempre sorridenti e accennando un inchino. Erano Lou e Wang, i miei studenti cinesi. Immancabilmente presenti. Dovetti così accantonare il proposito di tornarmene quanto prima al caldo del mio studio e aprii l'aula ancora gelida. Lou e Wang furono tra i primissimi ad arrivare in Italia per motivi di studio, ormai tanti anni fa.
"Siamo da lei perché lei illustratore famoso" dicevano solleticando un po' il mio orgoglio. Erano appena tornati dal loro Paese dopo la pausa natalizia ed erano pieni di regali. Mi avevano portato pennelli di tutte le dimensioni, la carta di riso, i bastoncini di inchiostro di china e la tradizionale ciotola in pietra per scioglierle. Un timbro, anche questo in pietra, con incise le mie iniziali e con l'inchiostro rosso che serve da tampone. Ero senza parole. Guardavo tutte quelle meraviglie dalle confezioni sgargianti con la gioia che solo un feticista dei colori può capire. Lou era quello più esperto nella "pittura di cinese" come diceva lui, e fu lui a fare lezione quella mattina. Mi mostrò le particolarità della carta di riso e di come utilizzarla con il feltro per regolarne il grado di assorbimento del colore, ma soprattutto mi mostrò l'uso dei pennelli, di punta e di piatto, e la maestria che richiedono nel dipingere senza mai appoggiare la mano al foglio.
Con quei due giovani dall'aria gioviale e dalla cortesia antica nacque il mio interesse per la "pittura di cinese", che si unì al desiderio di conoscere per poter essere il più possibile d'aiuto a studenti provenienti da una cultura antica e ricchissima senza proporre necessariamente stilemi occidentali. Nei miei studi incontrai la pittura di Leang K'ai o di Mou-K'i, di Wou Wei o Tao-tsi, autori che vanno, quindi, dal XII-XIII secolo fino alla fine del 1700. Fu illuminante. L'eleganza e la straordinaria modernità di questi autori mi affascinò molto. Lo studio di quelle tecniche pittoriche mi fece percepire un punto di vista completamente diverso.
La forza del segno, la rapidità del gesto e la disciplina che sta dietro a tutto questo mi parlavano di una fisionomia culturale. Capii anche come certe intuizioni dell'arte orientale fossero giunte fino a me passando per i post-impressionisti. Insomma, mi scoprii più cinese di quanto non pensassi e non solo per essere concittadino di Padre Matteo Ricci o Lì Mǎdòu, come lo chiamavano alla corte dei Ming, e di Giuseppe Tucci, il maggiore orientalista italiano del Novecento. Alla fine dello scorso anno mi giunse la richiesta dal mio editore di realizzare le illustrazioni per una raccolta di fiabe e leggende cinesi. La proposta mi piacque molto e il mio pensiero tornò a quei due ragazzi immobili sotto la neve ad aspettarmi, una mattina di tanti anni fa.
Illustrazioni di Mauro Evangelista tratte da Le principesse della seta, di Alessandra Valtieri, Bompiani, 2018
Il testo di Mauro Evangelista è comparso col titolo di Lou e Wang nel catalogo La via delle storie. La Cina e i libri per ragazzi, Giannino Stoppani Edizioni, 2018
Foto di Massimo Zanconi