Una città è un tesoro di incontri e storie

[di Chiara Armellini]

Immaginiamo un piccolo paese della bassa Lombardia, con le sue strade tranquille e i suoi abitanti gentili, e un progetto culturale nato dall’incontro tra diverse anime della comunità: una bibliotecaria appassionata, un museo intraprendente, una cooperativa generosa, un giovane sindaco e il suo comune, e persino una direttrice scolastica pronta a collaborare. Tutti insieme hanno dato vita al progetto Asola: un tesoro in città. Il progetto, finanziato da Fondazione Cariplo, è nato dal desiderio di valorizzare la città di Asola coinvolgendo artisti, bambini e cittadini.

Tutto è cominciato a febbraio, mentre mi trovavo in India per una residenza artistica, quando ho ricevuto la prima mail: il museo di Asola, grazie all’occhio attento di una appassionata bibliotecaria che aveva apprezzato i miei libri e il mio modo di lavorare con i bambini, mi proponeva di curare una mostra personale nelle sue sale, e di svolgere alcuni laboratori con le classi delle scuole elementari. E così, attraverso videochiamate che attraversavano fusi orari e continenti, il progetto ha preso forma fino al mio arrivo in aprile, in questa cittadina così accogliente.

Per il mio primo sopralluogo, sono stati giorni di curiosa esplorazione:  passeggiando per le vie osservavo i colori, la luce, i dettagli di ogni angolo, fotografando scorci che avrebbero potuto ispirarmi per il mio lavoro finale. Ma la città mi ha anche svelato alcuni dei suoi tesori attraverso le persone che ho incontrato. Come l’elegante signora Matilde, che con grande gentilezza e disponibilità, mi ha fatto scoprire la cattedrale con una passione e una conoscenza che mi hanno regalato una vera e propria lezione di storia dell’arte. Ho avuto anche l’onore di visitare luoghi privati, quasi segreti, come il parco Terzi. Un giardino nascosto agli occhi dei più, dove alberi centenari e animali vivono in una quiete che sembra appartenere ad altri tempi. Anche il team del Museo civco Goffredo Bellini e della cooperativa Viridiana è stato fondamentale: mi ha accompagnato nei luoghi chiave della città: la biblioteca, il fiume e la sua chiusa e il centro sportivo facendomi conoscere ogni angolo di Asola.

Durante questo sopralluogo, ho incontrato le classi elementari coinvolte conoscendo i miei collaboratori diretti: i bambini, i quali mi hanno raccontato cosa c’era ad Asola e cosa, secondo loro, mancava. Con loro poi, avrei dovuto fare i laboratori a settembre.

Una volta raccolte le molte informazioni sul luogo, ho riflettuto su come avrei potuto coinvolgere visitatori della mostra in un'esperienza che andasse oltre il semplice osservare illustrazioni appese ai muri, e ho pensato subito a qualcosa di interattivo, che si potesse spostare, modificare, cambiare; esattamente come di fatto è una città: qualcosa che vive, che si modella e si modifica continuamente. Ho così organizzato gli spazi a disposizione in tre opere dinamiche.

Il primo percorso è l’installazione interattiva Costruiamo Asola! Palazzi, stazioni, tetti, grattacieli interamente disegnati su scatoloni, con forme e colori ispirati ad Asola. I visitatori possono muovere, impilare e riorganizzare liberamente i materiali, usare lo scotch colorato per dare vita a una visione urbana sempre nuova.

La seconda proposta, Tutti al mercato, rappresenta un enorme mercato stampato su forex e attaccato alla parete, dove, come fosse uno schermo interattivo, I visitatori possono attaccare e staccare bancarelle, personaggi e prodotti, creando ogni volta una scena diversa e personale.

Infine, in Pezzetti di Asola, una versione in miniatura della città, realizzata con pezzi di legno tagliati su misura e dipinti a mano, i partecipanti hanno la possibilità di creare la propria città, spostando e posizionando a terra i vari elementi secondo la propria immaginazione.

La mia intenzione è stata quella di rendere i visitatori parte di qualcosa che cambia, che si costruisce assieme, a metà tra il laboratorio creativo e il gioco. A settembre, poi, sono tornata una settimana per allestire la mostra e lavorare con i bambini. Avevo immaginato subito che sarebbe stato bello poter portare gli atelier fuori, nelle strade, sulla città stessa! Con il permesso del Comune, abbiamo occupato alcuni negozi chiusi della città: con le classi quarte, divisi a gruppi, abbiamo dato una seconda vita ai negozi sfitti e abbandonati. Armati di colori e idee buffissime, abbiamo aperto in pieno centro il Pirati Shop dove trovare mappe del tesoro e velieri pronti per l’assalto;

il Magic Shop con tanti gadget di magia, subito accanto al Preistoria Shop dove poter acquistare un dinosauro da asporto, la Vaseria Magica per esprimere desideri segreti e nascosti, e il negozio dei Quadri pazzi per arredare la casa con un pizzico di follia!

Sono stati inaugurati anche il Museo dei Capelli Pazzi e quello degli Animali Strani!

Con le classi terze, invece, abbiamo disegnato sul pavimento della piazza principale diverse città immaginarie, con l'aiuto di stencil e gessetti colorati, e per un giorno ci siamo trasformati in urbanisti, disegnando le nostre idee tutti insieme.

Ciò che mi sorprende sempre (ma di cui in realtà sono fermamente certa) è la naturalezza con cui i bambini si buttano nell'impresa: nessun dubbio su quello che va fatto, sul trovare idee divertenti e stravaganti, e una straordinaria capacità di lavorare in gruppo per dar vita a vetrine e mappe collettive. Mi ha fatto sorridere una bambina chiedendomi: «Ma lo sa il sindaco di quello che stiamo facendo?» Una domanda che racchiude una profonda riflessione: i bambini, pur giocando con la fantasia, si interrogano su ciò che è possibile, mostrando rispetto per le regole del mondo che abitano, persino mentre lo reinventano.

Anche i passanti, incuriositi dal nostro lavoro, si fermavano a complimentarsi, un gesto di accoglienza inaspettato che ci ha riempiti di gioia. Il progetto Asola: un tesoro in città non è stato solo un’opportunità professionale, ma un vero tesoro di incontri e storie. Nonostante le piccole dimensioni della cittadina, mi ha arricchita più di quanto avrei mai potuto immaginare.