Una festa intorno a un falò

Fra due giorni, il 21 febbraio, ricorre l'anniversario della scomparsa di una cara amica, Antonella Toffolo. Per questo oggi la vogliamo ricordare, come facciamo ogni anno in questa data. Lo facciamo attraverso le parole di Lorenzo Sartori, che ci restituiscono Antonella proprio come l'abbiamo conosciuta e abbiamo in mente. Lo ringraziamo per questo. Le illustrazioni che corredano questo post sono inediti di Antonella.  Cogliamo l'occasione per annunciare che i familiari e gli amici di Antonella stanno lavorando con il Centro Fumetto "Andrea Pazienza" a un'antologia che raccoglierà tutti i suoi fumetti e alcune illustrazioni. Vi anticipiamo, in calce al post, una bozza della copertina.

 

[di Lorenzo Sartori]

Uno dei più vecchi regali che conservo di Antonella è un libro illustrato sulla storia dei vestiti a cui aveva lavorato per conto di Piero Ventura, parecchi anni prima di trovare la sua voce originale di illustratrice, quando ancora brancolava nella pretesa di un disegno composto (nel senso di "stai seduto composto a tavola, braghero!"), in cui s'impegnava con sforzi contro natura. La faticaccia era innaturale perché negava le sue personali propensioni umane e artistiche e con ciò i doni che potevano venire, come vennero, dall'abbandonarsi alla sua intima e profonda verità. Questo - la dolorosa ricerca, scoperta e ascolto della voce personale, spesso differente dalle aspettative che se ne hanno e difficile a conciliarsi col mondo, le circostanze e le convenienze -, è un 'temone' che mi viene fuori come divagazione-lampo alla seconda riga del racconto, a cui ora torno, con tante scuse.

La zirudela, illustrazione di Antonella Toffolo.

Il libro che mi aveva regalato: la dedica sul frontespizio è firmata Antonella Tontonella e questo nomignolo (che non durò il tempo di una stagione), gliel'avevo affibbiato io, quando ancora eravamo solo amici. Ecco: una delle tante cose che di lei ancora mi stupiscono è il candore con cui osava porgere se stessa agli altri, anche a rischio di passare per tonta.

Non sto dicendo del candore candido: la famosa 'bambagia', quello di chi vive al riparo dalle sozzure del mondo. Antonella, col suo sorriso che ancora incanta a guardarlo in foto, non si può dire dovesse la generosità del suo sorridere alla vita facile, all'essere cresciuta su un sereno pianeta Papalla: se le fosse piaciuto il passatempo di disperarsi, non avrebbe avuto penuria di materia. Non era un privilegio di casta il suo candore, ma la capacità, credo, coltivata fin da giovanissima, di mettere il gusto di vivere e di ridere avanti all'autoincensamento e alla cura dell'ego. Anche quel poco di megalomania che in fondo aveva e che io trovo divertente in una donna, pareva il ricordo di fantasticherie d'adolescente.

Illustrazione di Antonella Toffolo.

Immagino che, essendo il ridere la cosa sua prediletta della vita, doveva presto aver compreso che l'estro dell'umorismo e della sua contagiosa simpatia prosperava, se lasciato a briglia sciolta, senza tanto controllo su stupori, battute, esclamazioni. Ed erano forse proprio i suoi stupori clamorosi, i suoi tipici NOO!!?, le prime cause del sospetto che poteva sorgere talvolta sulla sua intelligenza. La quale invece era non soltanto vivissima, ma anche acuta, straordinariamente intuitiva, bizzarra, "lateralissima", fuori schema: un bel giacimento di biodiversità, di cui ora patisco la mancanza.

Gina e i maiali, illustrazione di Antonella Toffolo.

Occorre, poi, coraggio. Il coraggio del candore che è quello d'essere se stessi, di affermare la propria pur piccola verità, pur non pubblicamente lusinghiera: il coraggio di darsi al mondo così come si è. Come se l'ipotesi della menzogna piccola o media o massima, per compiacere l'uditorio, fosse esclusa in partenza; previsto forse il disagio del fraintendimento o del giudizio, ma non la scappatoia di correggersi la faccia. E io ipotizzo che poi a essere così nell'abitudine quotidiana, del piccolo atto di coraggio alla lunga non resti nemmeno più la percezione: avviene.

Piccole prove di Antonella Toffolo.

E occorre generosità. È un dono all'interlocutore: abbassare le difese per mostrarsi, condividere la tranquillità di andar bene io e te, così come siamo… io faccio il primo passo, ti faccio vedere che non c'è niente di male, niente di cui avere paura, possiamo incontrarci e sfiorarci, se lo vuoi: è possibile. Cosa che viene più facile se si è imparato a essere buoni amici di se stessi, così che se l'altro pure ti guarda storto, fa meno male. Un atteggiamento che ha a che fare con l 'autoironia, e l'ironia.

Il coraggio e la generosità di esporsi, di mostrarsi scoperti e indifesi, non è che una parte dell'infanzia che sopravvive in noi e che contiene assieme alla vulnerabilità di un tempo una porzione importante del nostro tesoro di umanità.

Illustrazione di Antonella Toffolo.

Ma soprattutto, mi sa, c'è il divertimento. Come già detto. La gioia d'essere al mondo, il rituale antico di condividere l'allegria o la felicità del cuore, le lacrime dal ridere che fanno tanto bene e che vengono più abbondanti e limpide poi che se ne son versate pure di salate. E se so ridere anche di me, si ride ancora meglio e più.

Una delle qualità che amo all'impazzita nelle persone è quando son capaci di sorprendermi. L'abilità di sorprendermi e il puro genio sono, nella mia esperienza, così attigui che potrei confondere l'una con l'altro. La congettura che faccio da spettatore è che chi possiede il genio di sorprendere me, il più delle volte sorprende se stesso per primo. Se penso ad altre persone, non posso dire che, in ciò, il candore sia indispensabile. Altri geniacci sanno spiazzarmi e, al contempo, salvaguardare, se non incrementare, il loro dignitoso apparire, lo smalto del personaggio. Quindi no, non era una scelta obbligata il candore per l'arte d'essere di Antonella – era forse una via più facile… allo stesso modo che è più leggero il passo al viandante disarmato, che al guerriero in corazza.

Piccole prove di Antonella Toffolo.

E qui, già che siamo a due righe dalla chiusura, mi viene un'altra digressione che mi concedo col pretesto della simmetria con quella di testa. C'è una forma di genio che più di tutte m'infervorisce quando c'incappo ed è il maneggiamento creativo della lingua. Antonella inventava parole, di continuo. Parole buffe, che facevano ridere, ma che erano al tempo stesso azzeccatissime, espressive, ricche di sfumature e risonanze. Consapevole dell'irripetibilità di questo crogiolo d'invenzioni che nascevano copiosamente sotto le mie orecchie, a un bel momento ho cominciato ad appuntarmi parole e significati per raccoglierli in un volumino intitolato il Vocabolanto della lingua, continuando poi ad aggiornarlo per anni. Da questo volumino condivido coi topilettori solo qualche lemma in calce.

Piccolezza, illustrazione di Antonella Toffolo.

Va detto che, anche nella creatività linguistica (così come nell'umorismo in generale e nell'incanto del contar su storie), Antonella era figlia d'arte. Lei e il fratello, ad esempio, prendevano in giro la madre per gli strafalcioni inconsapevoli (peraltro Antonella stessa non era sempre consapevole della scorrettezza delle parole che le uscivano di bocca). Per esempio:

- Mamma, com'è che si chiama quella scimmia grande?

- Quale, il gorilla?

- No no… quell'altra, quella che sta seduta…

- Ah, è il rangotaio!

Tappeto e vasi, illustrazione di Antonella Toffolo.

Ecco. Chi ha letto Gina cammina sa che la mamma di Antonella andò a servizio all'età di otto anni. Non era cresciuta sui libri. Ma secondo me non è questo il punto. Il rangotaio si chiama così non perché non fosse conosciuto il nome corretto. Come d'altra parte mi sento di escludere che sulle scatole della Chiparina la Gina non avesse mai letto la scritta Tachipirina. Piuttosto sono convinto che accanto e prima della creatività dell'espressione, esista anche una creatività dell'ascolto, del ricevere il mondo esterno e rimescolarlo e assimilarlo dentro un mondo interiore che può essere bislacco, bislungo, bisdrucciolo e contribuire così a fare della convivenza di noi bestie umane non una coda alla cassa del supermercato, ma una festa attorno a un falò.

♥All'impazzita: ancor più che all'impazzata.

♥Averci la debole: quando una è tutta pallidissima e se si alza dal letto ma poi deve subito tornarci perché ha la debole.

♥Bastardo selezionato: il non plus ultra della bastardaggine, colui che ha brillantemente superato un'apposita selezione.

♥Belservito: cosa, sempre spiacevole, che arriva quando non ce la si è meritata, ad es. una scarica di sberle sul culo di un bambino.

♥Bi: un nuovo modo, tipico dell'era digitale ma anche molto originale, di dire sì.

♥Capobugìa: una bugia talmente grossa che al confronto una normale diventa verità.

♥Cardiodramma: tracciato del ritmo vitale della pianta quando le si dicono parole dolci, tipo Ti voglio bene, Però che bella pianta che sei.

♥Dico e ribadico: (espressione rafforzante il detto e il ribadetto).

♥Godolino nero: spirale di pessimismo cupo e totale con (inconscio) fondo di compiacimento.

♥Infervorito: infervorato.

♥Introverso malridotto: persona assai particolarmente chiusa di carattere come ad es. Scerbanenco.

♥La sacra podestà: nella famiglia Toffolo era brutta cosa minacciare di toglierla, specie da parte del capofamiglia che minacciava così di togliere il proprio cognome alla discendenza con cui si trovava in litigio.

Stendino, illustrazione di Antonella Toffolo.

♥Malato di mentalità: chissà. magari nella follia delle persone mica tanto giuste basterebbe cambiare la mentalità per stare già un po' meglio.

♥Menopacchia: periodo di menopacchia è quello in cui gli innamorati in ristrettezze sono costretti a dedicare tempo al lavoro anziché all'amore.

♥Mentoliptus: persona col mento pronunciato.

♥Paretta: la spalla, l'appoggio dell'autoinsufficiente. Ad es. la donna che accompagna il marito a una festa in cui lui teme di annoiarsi.

♥Pausa-tempo: quando ad es. in una conversazione telefonica uno dei due tace un momento e si capisce che l'altro ha fatto i conti senza l'oste.

♥Pinotizzare: pratica con cui si sommerge di parole e domande fino ad annullare l'altrui volontà..

♥Punto-rogna: nei bambini. anche quando dormono, è possibile capire se sono rognosi anche solo grazie a una minuscola fossetta (il punto-rogna) che si forma sopra il sopracciglio (anche uno solo).

♥Saltabandiera: persona o stato di chi salta da una banderuola all'altra, intese come umori o condizioni spirituali.

♥Sopa: tipico stato prima dell'addormentarsi, incamminandovisi.