Unico nel suo genere: un percorso sul collezionare il mondo

[di Manuela Piccardo*]

Inizieremo un percorso di approfondimento sullo studio della natura e del mondo che ci circonda a partire dal tema del collezionare. Osservare il mondo, scoprire e cercare di dare un ordine, conoscere, ma anche organizzare, sono da sempre spinte dell’essere umano e lo sono, in modo molto marcato, nelle bambine e nei bambini.

Sarà un percorso esperienziale attraverso lo studio di alcune collezioni di Manu (sassi, conchiglie, semi, spezie… ma anche mappe) e la loro osservazione micro e macro grazie all’uso individuale di pinzette e lenti di ingrandimento e di un ingranditore digitale che ci consentirà anche di scattare fotografie del “micro”, così da osservarlo isolato dal suo contesto per riflettere sulle immagini.

Il tutto sarà sempre introdotto e accompagnato da giochi di movimento, esplorazioni corporee ma anche da letture e approfondimenti letterari e scientifici.


Messaggio invato ai genitori del doposcuola

 

A partire dall’estate 2022, durante i centri estivi che l’associazione con cui collaboro realizza in un bosco sui Colli Berici, ho cominciato a proporre a bambini e bambine un percorso esplorativo legato al tema del collezionare. Il percorso estivo è stato una proposta sperimentale che ho poi messo a punto in modo più accurato per riproporlo durante l’anno scolastico, all’interno delle attività pomeridiane che conduco, per la stessa associazione, in diverse scuole primarie di Vicenza e provincia.

Chi è collezionista sa che collezionare è sia un mezzo sia un fine: non si colleziona necessariamente per mettere in mostra, condividere o studiare; si colleziona per possedere, ricordare, raccontarsi.

Dunque, io, in quanto collezionista, avevo già tutto il materiale organizzato.

Del perché collezionare: la mia visione

Quando parlo di materiale organizzato, non parlo di teche o vetrine, non sono “quel tipo di collezionista”. Organizzo il materiale in piccole scatole che chiamo “scatole delle meraviglie”, che poi archivio. Sono scatole divise per tipologia di materiali, o, più spesso, scatole che riuniscono materiali raccolti, ad esempio, nella stessa vacanza. L’organizzazione, però, è dinamica: nel tempo e soprattutto nell’uso che ne faccio durante i laboratori, capita che mi trovi a dare una nuova organizzazione ai materiali. Un po’ quello che succede con i libri che abbiamo in casa: troviamo un ordine che dura per un po’, finché non lo cambiamo!

Mi ritrovo in quello che dice Walter Benjamin nel libro Figure dell’infanzia quando parla del collezionista come di un creatore di mondi che vede negli oggetti potenziali fonti di incantamento e di racconto, soprattutto perché alleggeriti della loro utilità funzionale per diventare oggetti-emblemi in cui sono racchiuse storie, tanto più quando li accostiamo tra loro in modo insolito, generando nuove relazioni.

Tuttǝ abbiamo certamente un ricordo dello stupore nell’aprire i cassetti del comò “della nonna” e trovare scatole, spesso di latta, contenenti piccoli oggetti o pezzi di cose rotte, bottoni, rocchetti, piccoli semi raccolti in tovaglioli di carta… un misto di cianfrusaglie conservate per un futuro impiego, “perché possono tornare utili”, come si diceva a casa nostra. Questo insieme di piccoli oggetti, non più definiti dal loro utilizzo bensì risignificati semplicemente dalla loro forma, e dal loro essere insieme, acquista un altissimo potenziale magico, in grado di innescare racconti e narrazioni.

Mi interessa poco l’osservazione scientifica fatta per conoscere. Mi interessa la compulsione, ciò che attira la nostra attenzione su una spiaggia di ciottoli, ciò che ci chiama da un sentiero coperto di foglie. 

Ciò che raccogliamo, pensando: questo lo tengo. Apparentemente senza un perché.

Da dove cominciare: allenare lo sguardo

L’aspetto più evidente di questi anni di lavoro sulle collezioni è l’interesse che bambini e bambine hanno mostrato per i materiali che ho portato.

Per iniziare il lavoro insieme parto sempre dall’esperienza di me bambina che apre la “scatola delle meraviglie” per eccellenza, quella di latta custodita nel comò: preparo quindi una scatola di oggettini misti, alcuni semplici e interi, altri che sono parti di oggetti, pezzetti rotti, mischiati assieme a piccoli elementi naturali o a ninnoli che mi sono rimasti nelle tasche negli anni. Questa prima scatola delle meraviglie è lo spunto per chiedere a ciascuno di individuare un oggetto che attira la sua attenzione, e raccontare il perché, domanda che costituirà il filo conduttore dell’intero percorso, ovvero: perché raccogliamo alcune cose e non altre?

Stimolare l’interesse per le cose piccole, ordinarie, non necessariamente eccezionali o rare, non necessariamente intatte, è un modo di allenare lo sguardo al dettaglio, per continuare a zoomare tra il micro e il macro, e provare a stare in entrambe le condizioni.

Allenare lo sguardo alle cose piccole significa allenare all’ascolto, alla presenza di quanto ci circonda, dal grande al piccolo.

È facile accorgersi di una grande conchiglia, meravigliarsi per la dimensione; lo è meno farlo per una piccola e microscopica conchiglia, che quasi sfugge al nostro occhio: solo se la intercettiamo e la guardiamo con attenzione, saremo sopraffatti dalla meraviglia di vedere come il micro abbia già tutto del macro, persino più preciso, più definito. È la stessa meraviglia del seme, dell’uovo, di qualcosa di piccolo e perfetto che ha dentro tutto.

Allenare lo sguardo alle cose piccole, a ciò che non è sgargiante, ma che è ugualmente degno della nostra attenzione e della nostra cura, significa, forse, riservare agli esseri piccoli la giusta attenzione: ridare dignità a un piccolo che ha già tutto in sé, che non è mancante, come non è mancante l’infanzia, che è allo stesso tempo perfetta e in divenire, come tutto nel mondo.

Allenare lo sguardo (quel drśt che in sanscrito significa vedere, ma che è anche la radice di darśana, termine usato per definire i trattati filosofici, come pure l’essere nello sguardo della divinità) presuppone un necessario lavoro sul punto di vista, che fa sì che si guardi non per rapire, per appropriarsi, ma per godere della meraviglia che sì ha davanti ai propri occhi, per porsi in ascolto. Si raggiunge così un incantamento che ci compatta, ci rende presenti. Si sviluppa uno sguardo che non cerca l’esotico, l’eccezionale, ma che è in grado di trovare lo straordinario negli oggetti ordinari, di natura, ma non solo.

Come si organizza una collezione?

Il passo successivo è provare a organizzare un insieme di materiali misti, naturali e non, integri o parziali. È la seconda scatola delle meraviglie, una scatola composita che chiede di essere ordinata: ogni bambino e ogni bambina prova a organizzare il materiale, spiegando il perché delle proprie scelte, e questo innesca discussioni e confronti.

Per alimentare le riflessioni e per approfondire, ci vengono in aiuto libri come Unico nel suo genere di Neil Packer, ma anche Cose così cose cosà di Bernadette Gervais che mostra come il raggruppare possa seguire diversi criteri.

Dall’osservare al raccogliere il passo è breve: bambini e bambine sono invitati a raccogliere materiali dal giardino e a organizzarli in piccole scatoline delle meraviglie, secondo un proprio criterio personale. Successivamente presentano al gruppo la propria collezione. Lo sguardo del collezionista comincia a definirsi: cosa raccolgo e perché, come organizzo il materiale e quali parole scelgo per raccontarlo.

Lo sguardo del collezionista lo approfondiamo grazie al bellissimo albo Mostri e meraviglie di Alexandre Galand e Delphine Jacquot che racconta l’evoluzione nei secoli dei gabinetti delle curiosità – wunderkammer – e mi consente di introdurre la fase successiva del lavoro, ovvero lo studio delle mie collezioni: racconto quali saranno i prossimi incontri, cosa osserveremo, facendo una sorta di cronoprogramma. Questo è anche un momento di confronto con gli altri collezionisti presenti nel gruppo (che ci sono sempre!) per sapere cosa collezionano e se hanno piacere di portare qualcosa da mostrare.

Un’organizzazione classica: Naturalia e Artificialia

Prendendo spunto dalle wunderkammer, cominciamo il lavoro dalla sezione Naturalia che, tipicamente, suddivido nei tre regni Animalia, Vegetalia e Mineralia. Di solito parto sempre dalla sezione Animalia perché la ritengo un buon viatico: ci è prossima, ma non è scontata e intercetta le grandi curiosità (e competenze) di alcuni bambini e alcune bambine, ma anche la paura e il disgusto.

Inoltre, l’osservazione animale non può prescindere da una riflessione sulla morte, e sulla straordinaria opportunità che questa ci offre: se questi animali non fossero morti, non avremmo potuto osservarli con tale attenzione. La morte, inoltre, rivela una misteriosa bellezza, un sentimento di meraviglia imprevisto che può essere importante accostare a un evento così poco nominato nella nostra società.

Animalia è quindi la prima scatola organizzata della mia collezione e raccoglie corpi o parti di animali, pelli di serpenti, alveari di carta, ma anche una collezione di piume, che osserviamo con l’aiuto dell’ingranditore digitale per poter indagare nel dettaglio, mettendo in risalto i pattern e fotografando alcuni particolari per osservarli poi isolati dal contesto.

L’ordine delle scatole delle meraviglie ha un filo logico che, però, tiene conto anche della stagionalità o di festività come la Pasqua.

Alla Pasqua ci avviciniamo con un lavoro sui semi e le uova, una riflessione biologica, ma anche simbolica: la parte per il tutto e il desiderio. Ci vengono in aiuto i due bellissimi albi di Ruth Krauss e Crockett Johnson Un seme di carota e L’uovo felice; ma anche il bellissimo In un seme di Beti Piotto e Gioia Marchegiani, che è sempre la nostra guida quando apriamo la scatola dei semi.

I semi sono, quindi, il pretesto per quello che, ormai, è il classico regalo di Pasqua, ossia le bombe di semi (come prepararle e perché è indicato nell'ultimo libro citato), che prepariamo ogni anno e che posizioniamo nei porta-uova di cartone (a loro volta messi da parte durante l’anno) che vengono poi decorati.

La sezione Vegetalia, però, non è fatta solo di semi, ma anche di una collezione di pigne, amatissima da bambini e bambine, e di una scatola di spezie, che ci portano in viaggio con gli esploratori e che intreccia il lavoro di studio sulle mappe; quando possibile, infatti, ci allarghiamo alla sezione Artificialia, studiando l’evoluzione delle mappe geografiche.

Quello delle collezioni è un viaggio, un sistema di scatole cinesi dove un mortaio di marmo in cui maciniamo le fave di cacao – che poi mangiamo – tiene insieme la biologia, la geografia, la storia e la cucina.

E qui mi è venuto in soccorso l’utilissimo Naturalisti in cucina di Federica Buglioni che apre a nuove letture e approfondimenti sul rapporto tra natura e cucina.

Il viaggio va verso la sua chiusura con le collezioni più ricche: quella delle conchiglie e quella dei sassi, Mineralia.

Le conchiglie sono facili da amare, sono il passaporto di qualunque collezionista anche inconsapevole. Lo stesso i sassi.

Tengo per ultimi i sassi perché sono loro il vero cuore della collezione, ciò che ha messo in moto le mie riflessioni.

Perché raccogliere i sassi?

Perché come dicevo non si raccoglie solo l’eccezionale, si raccoglie soprattutto l’ordinario che, tuttavia, ci attrae. Non si raccolgono pietre e sassi per studiarli, magari questa sarà una curiosità successiva scaturita dall’osservazione; si raccolgono per mettere in tasca, per conservare qualcosa che ci chiama.

Perché ogni sasso è di fatto unico. Uguale ad altri, certo, ma unico.

Ci attraggono il colore, i segni, le macchie, la superficie, la forma. La dimensione. La capacità di adattarsi alla nostra mano, o di essere di una forma anomala. Ci attrae se è lucido, così come se è ruvido. Se ci sono buchi, fori, magari passanti, ma anche se ci sono rigature che sembrano fregi che lo rendono quasi un corallo. Ci attrae se è nero, ma anche se è bianco. Se è bianco con una riga o se nero con un occhio. Niente di eccezionale, tutto ordinario, ma lo raccogliamo.

Così come raccogliamo la conchiglia, uguale alle decine che già abbiamo, eppure unica.

Magari alcune le raccogliamo per le forme strane, per la rarità di quella forma sulle nostre coste. Perché le due valve sono ancora saldate, rendendola una sopravvissuta alla risacca. Oppure perché dentro è incastrato un vetrino di mare.

Le esponiamo queste conchiglie? Forse, ma soprattutto le conserviamo.

Come i fiori secchi tra le pagine dei libri, come i semi dalle forme strane, le pigne che raccogliamo chiuse e ritroviamo aperte e quando le muoviamo perdono tutti i semi.

Quando l’anno successivo apriamo la borsa del mare per preparare il primo bagno, ritroviamo nelle tasche conchiglie miste a sabbia, sassolini e vetrini di mare, così come con il primo freddo riprendiamo la giacca e in tasca troviamo una castagna, ormai rinsecchita.

Perché raccogliamo le cose del mondo?

Io credo sia perché c’è ancora una dimensione simbolica, un legame magico con gli oggetti della natura, che ci attraggono irresistibilmente e senza un motivo logico razionale.

Come concludere? Un piccolo rito magico.

Abbiamo un rito che chiude questo lungo lavoro, una pratica molto amata e che non può mancare, quella del 21esimo dei sogni impossibili di Murdo, il libro di Alex Cousseau e Éva Offredo:

Ho sempre sognato di confidarmi con un sasso.

Ed è quello che faccio tutte le sere.

Prendo un sasso, sempre diverso.

Gli racconto le mie giornate.

Gli sussurro i miei segreti.

I sassi non dicono mai niente a nessuno.

Non sono dei gran chiacchieroni, e a volte la cosa mi dispiace.

Perché ho sempre sognato che un sasso si confidasse con me.

Così peschiamo un sasso da un sacchettino, troviamo un posto tranquillo, e ci prendiamo alcuni minuti per dialogare in segreto con il sasso.

Poi torniamo in cerchio e ci raccontiamo com’è andata, senza spifferare i segreti che ci siamo scambiati. Ringraziamo il sasso e lo rimettiamo nel sacchetto.

Piccola bibliografia sul collezionare

Federica Buglioni, Luogo Comune, Alfabeti naturali: piccola guida alla creatività dell’Universo, Topipittori

Riccardo Francaviglia, Margherita Sgarlata, Atlante delle esplorazioni, National Geographic kids

Isabel Minhós Martins, Yara Kono Cento semi che presero il volo, Hopi edizioni

Giuseppe Caliceti, Ciao sasso, RAUM

Antje Damm, Cosa diventeremo? Riflessioni intorno alla natura, Orecchio Acerbo

Bernadette Gervais, Cose così cose cosà, L'ippocampo

Bruno Munari, Da lontano era un’isola, Corraini edizioni

Clara Corman Dentro le uova, La margherita ed.

Julie Fogliano, Erin E. Stead E poi... è primavera, Babalibri

Sarah Khoure, È un segreto, Kite

Arno Lawson, Sydney Smith, Fiori di città, Pulce edizioni

Lizy Boyd, Giochi di luce, Terre di mezzo

Alessia Napolitano, Silvia Molinari, Il cosario Edizioni corsare

Elisabetta Mitrovic, In riva al mare: guida pratica per esploratori di litorali, Topipittori

Beti Piotto e Gioia Marchegiani, In un seme: manuale per piccoli collezionisti di meraviglie, Topipittori

Virginie Aladjidi, Emmanuelle Tchoukriel, Inventario illustrato degli alberi, L’ippocampo

Virginie Aladjidi, Emmanuelle Tchoukriel, Inventario illustrato degli uccelli L’ippocampo

Ashild Kanstad Johnsen, Kubbe fa un museo, Electa kids

Silvana D'Angelo, Studio Fludd, L'albero. Guida pratica e poetica alla vita arborea, Topipittori

Ruth Krauss, Crockett Johnson, L’uovo felice, Camelozampa

Maria Ana Peixe Dias, Ines Teixeira Do Rosario, Là fuori. Guida alla scoperta della natura, Mondadori

The Fan Brothers, La meraviglia caduta dal cielo, Gallucci 

Britta Teckentrup, La penna, Uovonero

Kevin Hobbs, David West, La storia degli alberi e di come hanno cambiato il nostro modo di vivere, L’ippocampo

Helen Scales, Sonia Pulido, La vita segreta delle conchiglie, L’ippocampo

Alexandre Galand, Delphine Jacquot, Mostri & meraviglie: i gabinetti delle curiosità attraverso il tempo, Franco Cosimo Panini

Alex Cousseau, Éva Offredo, Murdo, L'ippocampo

Federica Buglioni, Anna Resmini, Naturalisti in cucina. Vademecum per piccoli scienziati e buone forchette, Topipittori

Tom Frost, Piccola guida alle spiagge, Nomos

Marina Marinelli, Silvia Molinari, Prendere il volo: storie di uccellini caduti dal nido e finiti in buone mani, Topipittori

Anne Jankéliowitch, Isabelle Simler, Regni minuscoli, L’ippocampo

Julie Fogliano, Erin E. Stead, Se vuoi vedere una balena, Babalibri

Geena Forrest, Sei zampe e poco più: una guida pratica per piccoli entomologi, Topipittori

Storie di sassi, a cura di Mario Lodi, Sonda

Carson Ellis, Te to tè?, De Agostini

Debora Marcero, Un barattolo di stelle, Terre di mezzo

Ruth Krauss, Crockett Johnson Un seme di carota, Topipittori

Neil Packer, Unico nel suo genere: una storia sul raggruppare e classificare, Camelozampa

Per approfondire

Alfabeto Alemagna, Hamelin (a cura di), Topipittori

Keri Smith, Come diventare esploratore del mondo, Corraini edizioni

Walter Benjamin, Figure dell’infanzia, Raffaello Cortina Editore

Monica Guerra, Le più piccole cose. L’esplorazione come esperienza educativa, Franco Angeli

Monica Guerra, Nel mondo. Pagine per un’educazione aperta e all’aperto, Franco Angeli

*Manuela Piccardo lavora come educatrice all’interno di servizi dedicati ai i minori. Organizza e conduce laboratori e percorsi che tengono insieme la dimensione corporea, narrativa ed esperienzale, meglio se in natura. Le piace guardare la luce che filtra attraverso le foglie e dialogare con bambini e bambine sulle cose del mondo. Ama leggere ad alta voce, anche se sola, meglio se con un gatto in braccio.