Qualche tempo fa, abbiamo evocatoHenryJames a proposito di due personaggi del film Hereafterche ci avevano ricordato certi suoi impareggiabili ritratti di bambini(per esempio ne Il giro di vite o inQuel che sapeva Maisie). Oggi, invece, in puro spiritoAnniin tasca, ci occuperemo del bambino che fuHenry James, del quale, grazie a una fotografia e a un raccontodi undici pagine, possiamo arrivare a sfiorare l'infanzia. Illibro che contiene questa preziosa memoria si intitola Un incontrocasuale, di Rachel Cohen, edito da Adelphi: uno deilibri meglio scritti, più generosi e interessanti che ho letto negliultimi anni.
Dicosa parla? Di trenta personaggi, nomi importantissimi dellastoria e della cultura americana, e del modo in cui le loro vite siintrecciarono: incontri spesso di un momento, guidati dal caso, ma cheebbero ripercussioni notevoli, trasformandosi in amicizie o riverberandosimisteriosamente lungo l'arco di intere esistenze. Si va, solo per citarnealcuni, da Mark Twain, a Ulysses Grant, da Willa Cather a Joseph Cornell,da John Cage a Marianne Moore, da Walt Whitman a Langston Huges, daElizabeth Bishop, a Norman Mailer, a Charlie Chaplin, per un tempoche va dalla Guerra Civile al movimento per i diritti civili.
“Mi sono sentita particolarmente gratificata dal modo in cui gliscrittori e gli artisti di cui si parla nel libro hanno scelto, in ciòche scrissero e nelle immagini che ci hanno lasciato, di offrire qualcosadi sé. Ho ammirato la maniera in cui tutti hanno tenuto fede alla propriadisposizione d'animo aperta e generosa verso gli altri, senza cessaredi rivolgere il pensiero a coloro che li avevano preceduti e a quantisarebbero venuti dopo”, scrive l'autrice a proposito del criterio che hasovrinteso alla loro selezione.
Questo strano libro, a metàfra scrittura creativa e saggistica, costruito su un lavoro enorme didocumentazione sulle biografie dei personaggi, si propone, come spiegal'autrice nella prefazione, di dar forma a una storia privata di lungorespiro. Nelle pagine riservate a James che, accanto allo straordinarioritratto fotografico protagonista del racconto, aprono il volume,abbiamo accesso al mondo privato, interiore ed esteriore, di uno dei piùgrandi scrittori di tutti i tempi nel momento in cui, insieme al padre,si sottopose a una seduta fotografica nello studio del celebre MathewBrady, uno dei pionieri della storia della fotografia. Scorci di pensieri,strade, ricordi, frasi, paesaggi, oggetti, visioni, abiti, gesti che ciabbagliano, per il nitore con cui affiorano al presente, restituendocil'intensità della vita che fu, e accendendo la nostra comprensionedi noi stessi e del nostro presente.
Quando i due James simisero in posa, l'operatore vide un ragazzino dai lineamenti delicaticon indosso una giaca attillata chiusa da una lunga fila di bottoniluccicanti. Schiena e spalle dritte, reggeva nella mano sinistra uncappello bianco a tesa larga. Era in piedi su una cassetta, in mododa poter appoggiare il braccio destro sulla spalla del padre. Il padre,calvo e barbuto, si reggeva con entrambe le mani al pomo di un bastone. Ilragazzo aveva lo sguardo rivolto alla macchina fotografica, ma vi eraqualcosa di cogitabondo negli occhi, come se stessero seguendo altripensieri.
Circa sessant'anni dopo, Jamesricordò che mentre posava stava pensando al romanziere inglese WilliamMakepeace Thackeray, che da poco era stato loro ospite. A quanto pare,il momento iniziale dell'incontro gli era rimasto profondamente impressonella memoria. James si trovava nel vestibolo. L'insigne ospite era sedutoin salotto e da lì lo chiamò: «Vieni qua, ragazzo mio, fammi vedere latua strepitosa giacca!» La giacca di James, quella che portava sempre,aveva, rispetto a quelle indossate dai suoi coetanei inglesi, moltipiù bottoni. James scrisse che Thackeray, «benché mi poggiasse sullaspalla la mano della benevolenza, si chinò sul mio abito americano congli occhiali della stupefazione.» L'intera famiglia James si raccolseintorno all'illustre ospite e stette a guardare quell'uomo anziano,quel grande romanziere, che si chinava a esaminare i bottoni. Thackerayinarcò le sopracciglia e osservò che «se mi fossi recato inInghilterra, mi avrebbero chiamato il signor Bottoni». AggiunseJames nelle sue memorie: «Da quel momento la giacca cominciò apesarmi sulle spalle».
Deve essersi trattato diuna sensazione particolarmente sgradevole, visto che a quel tempo HenryJames sognava solo di andare in Inghilterra. I genitori gli parlavanoin continuazione dell'Europa come del paragone della cultura e i libridei bambini erano solo e soltanto inglesi: l'odore dell'inchiostro frescosulle pagine appena tagliate, per lui un autentico «tonico vitale», eranoto in casa come «l'odore dell'Inghilterra». Il piccolo James si eraconvinto che in Europa, lui che a scuola non aveva mostrato fiducia in sestesso né mietuto i successi di William [il fratello, filosofoe psicologo, padre del pragmatismo e del funzionalismo n.d.r. ],si sarebbe sentito finalmente a suo agio. Viveva perciò in uno stato diagitazione febbrile, in attesa del viaggio che li avrebbe portati nelVecchio Continente. E, forse, una volta a letto, la notte successivaall'arrivo di Thackeray, il piccolo Henry sentì accentuarsi dentro disé l'inclinazione all'autoanalisi; si mise a pensare agli abiti cheindossava, ai bottoni troppo numerosi, ed ebbe il timore – perfinodurante il sonno un po' agitato – che non si sarebbe trovato poi cosìbene in Inghilterra.
Quando settimanedopo, assecondando il capriccio di Henry James Sr. [il padre,teologo e filosofo trascendentalista discepolo di Swedenborg,n.d.r.], andarono allo studio fotografico per farsi fareil ritratto, ciò avvenne in maniera assolutamente repentina, e ilpiccolo James serbò il chiaro ricordo di essere arrivato da Bradysenza aver avuto il tempo di mettersi qualcos'altro al posto dellagiacca incriminata. James Jr. rivolse la sua attenzione a Brady,alla macchina fotografica e agli assistenti che guardavano lui e ilpadre. Dovette attendere molto, tre o quattro minuti, con la testaappoggiata a una specie di ganascia che allora si usava per tenere ilsoggetto perfettamente fermo durante l'esposizione, e in quel lassodi tempo visse un momento di dolorosa autoconsapevolezza. E forse nonc'è da meravigliarsi che, dopo tanti anni, ancora ricordasse di averpensato ai bottoni della giacca e di aver avuto la chiara e devastanteimpressione, metre si trovava «nella morsa di Brady», che lui e la suafamiglia fossero «un po’ strani».
In seguito Henry James Jr. «strano», nel senso di«diverso», lo divenne davvero...