Oggi vi proponiamo il primo di alcuni post dedicati ai profili dei partecipanti di Costruttori di Libri, iniziativa che abbiamo presentato qui, lo scorso anno, nata da un'idea di Antonella Abbatiello, Lorenzo Cantatore, Martino Negri e Giovanna Zoboli, con l'obiettivo di approfondire e fornire strumenti adeguati alla conoscenza dei libri con le figure e dei processi creativi che li riguardano. Costruttori di Libri ha preso avvio nel 2018 ed è proseguito nel 2019. Purtroppo nel 2020 non è stato possibile dar luogo anche all'incontro in programma presso il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre. Il profilo che vi proponiamo fa parte della seconda edizione dell'iniziativa e riguarda l'editrice Fausta Orecchio, raccontata da Martino Negri.
[di Martino Negri]
«Faceva un gran freddo» – ricorda Fausta Orecchio – quando uscì il primo titolo pubblicato dalla casa editrice nata come costola dell’omonimo studio grafico, Orecchio Acerbo, grazie al desiderio e all’impegno suo, di Simone Tonucci e di Sara Verdone. Era il dicembre del 2001 e il libro, che si apriva a fisarmonica ed era stampato su entrambi i versi misurando complessivamente mille millimetri, era Il gigante Gambipiombo di Fabian Negrin.
Autodidatta nell’ambito della grafica – ma con riconoscimenti prestigiosi sin dagli anni Novanta – Fausta ha avuto una formazione intensamente politica, da cui ha derivato una marcata sensibilità per il sociale e la riflessione sulle condizioni e i diritti degli ultimi variamente concretizzatasi nel corso dei decenni: dal lavoro grafico per il quotidiano “Lotta Continua” a quello per l’associazione “Nessuno tocchi Caino” e per la rivista “Lo Straniero” di Goffredo Fofi. L’ingresso nel mondo dell’editoria per bambini e ragazzi nasce dall’incontro con i libri dell’editore Albin Michel alla Fiera del libro di Bologna, avvenuto nel segno dello stupore per la bellezza inattesa di narrazioni fondate su un dialogo serrato tra parole, immagini e dimensione grafica. E proprio la grafica, intesa come strumento privilegiato di composizione del discorso narrativo, sarà un tratto distintivo della produzione editoriale di Orecchio Acerbo nelle molte forme assunte negli ormai quasi vent’anni di attività: forme accomunate dal desiderio suscitare nei lettori «meraviglia e riflessioni» – qualità imprescindibili di ogni buon racconto per Walter Benjamin – e dal ricorso a un linguaggio ibrido e composito governato dalla grafica che, quando funziona, invisibile o esibita che sia, è sempre pienamente «al servizio» della storia.
Illustrazione di Sara Lundberg per Le ali di Berta, Orecchio Acerbo (febbraio 2021).
Che Gianni Rodari e il suo modo di fare letteratura per e con i bambini sia uno dei punti di riferimento culturali e morali di Fausta e, più in generale, di Orecchio Acerbo è evidente, a prescindere dall’omaggio resogli con la scelta stessa del nome, derivata da una sua poesia del 1979, Un signore maturo con un orecchio acerbo: a testimoniarlo, l’idea di fondo che ai bambini si possa e si debba parlare di tutto e che è necessario nutrire l’immaginazione se si sogna davvero di trasformare il reale: ampliare gli orizzonti della visione e alimentare il desiderio di trasformazione dell’esistente significa, in quest’ottica, dare spazio e attenzione anche al punto di vista degli “altri” – altri in quanto appartenenti ad altre culture e paesi, o ad altri tempi e realtà sociali – adottando uno sguardo mai edulcorato o semplificatorio, rispettoso piuttosto dell’intelligenza dei bambini, della loro curiosità, del loro diritto di scoprire e porsi domande. E dunque raccontare di tutto e nelle più varie e singolari forme possibili.
Se nel lavoro di Fausta e degli amici della casa editrice c’è dunque il riconoscimento della responsabilità di scrivere e pubblicare libri per bambini e ragazzi con una tensione programmaticamente educativa, umoristicamente terapeutica, c’è però anche la spinta libertaria insita nella promozione dell’esperienza pura generata dall’incontro con racconti ben fatti, semplicemente belli, non finalizzato ad altro che a un pieno godimento estetico: delle parole e delle figure che danzano sulle pagine, variamente fronteggiandosi e dialogando, a volte addirittura fondendosi, fino alla fine del racconto. Un racconto che chiede lentezza per essere ascoltato e che diventa occasione di mera- viglia e riflessioni anche quando le parole sono poche, e che per questa ragione ha un valore, non solo estetico ma profondamente pedagogico, irrinunciabile in un mondo sempre più assuefatto ai modelli della frantumazione discorsiva, della fretta ansiosa e della bruttezza facile e rassicurante.
Pannello relativo alla casa editrice Orecchio Acerbo, esposto nel corso degli incontri Costruttori di libri 2019-2020.