Auguri dalla Pennsylvania

Chi ci segue sa che questo blog ama celebrare festosamente le date cardinali del calendario. Pasqua, ovviamente, fra queste. Della Pasqua amiamo molto il folclore, al quale abbiamo dedicato diversi post. E questo che state leggendo, prosegue la tradizione.

Oggi vi proponiamo quella che sembra essere la più antica immagine di coniglio pasquale pervenuta a noi. È datata 1800 e la dipinse Joahnn Conrad Gilbert, un immigrato tedesco in Pennsylvania, nato il 29 aprile del 1734 a Hoffenheim, nel Baden-Württemberg, e morto il 26 gennaio 1812, a Schuylkill County. Era sposato con Anna Elizabeth  Stoltz che portò all'altare il 19 aprile 1757 nella chiesa luterana di Montgomery County, poco tempo dopo essere emigrato in America. Di lui si sa che combatté dal luglio 1776 al gennaio 1777 nella guerra di d'indipendenza sulla nave comandata dal capitano Jacob Hance, che fu malato dall'ottobre al novembre 1776, e che di mestiere fece il sarto. Infine, che nel 1800 disegnò un bellissimo coniglio pasquale che è quello che state guardando. Che strana cosa che è la vita. Ciao Johann, grazie per questo magnifico lepre col cesto e le uova. E buona Pasqua a tutti.

Easter Bunny with basket of eggs, disegno attribuito a Conrad Gilbert, Berks County, Pennsylvania, 1800. Winterthur Museum.

Sulla storia e il folclore del coniglio pasquale abbiamo scritto qui.

Gilbert realizzò il suo coniglio pasquale con quella tecnica di arte popolare che si chiama Fraktur a cui diedero vita gli emigrati tedeschi in Pennsylvania e su cui potete leggere informazioni qui. I luterani saranno anche stati cupi, ma di sicuro erano abbastanza sani da sapere che non è necessario che un documento di nascita, matrimonio, un biglietto di auguri e di condoglianze debba essere una cosa triste, grigia e di cattivo gusto.

Il coniglio pasquale di Colbert si trova presso il Museo di Wintherthur in Pennsylvania dove alloggiano anche due rarissime uova di oca decorate in occasione della Pasqua nel 1850. Rarissime perché le uova si rompono solo a guardarle, dato che, come è noto, non attraversano i secoli con le stesse marmoree certezze del Mosè di Michelangelo.