Avere care le domande

Ringraziamo Elisabeth Aubert che ci ha consentito di tradurre e pubblicare su questo blog questo articolo uscito il 23 dicembre 2020 su Le blog des lectures italiennes dedicato "a tutti gli amanti della lingua italiana, bibliotecari, insegnanti, genitori, bambinaie e lettori di  ogni genere... Suo proposito è segnalare, in francese, i libri o gli albi in lingua italiana di quella letteratura detta "per ragazzi", senza pretesa di esausitivtà. Le opere segnalate non sono per forza novità. è sempre indicato l'anno di edizione, ma sono, salvo indicazione contraria, sempre disponibili. Quando è disponibile, è sempre indicata l'edizione francese."

[di Elisabeth Aubert]

È un libro… di un certo peso: un chilo e duecento grammi, in formato grande 20x26 cm. Tre centimetri di spessore per trecentovent’otto pagine. Largo come tutta la mano che lo afferra per appoggiarlo su un tavolo da lettura. O su una poltrona, su un tappeto, sotto l’ombra di un melo. Nonostante il peso, è un libro invitante: la copertina in brossura facile da aprire, il dorso in tela color ranuncolo e i quattro risguardi invitano a sfogliarlo. E a ritrovare all’interno gli stessi “disegni in miniatura” della copertina, in mezzo a dei blocchi di testo ben leggibili, stampati su carta spessa.

Ma qual è questo libro pubblicato nel 2020 dai nostri Topipittori? Giusi Quarenghi presenta/racconta/traduce quarantanove episodi della Bibbia ebraica, l’Antico Testamento della Bibbia cristiana. Da Adamo ed Eva a Giona, attraverso personaggi dai nomi generalmente noti – Abramo, Giacobbe, Mosè, Debora, Giuditta – e altri molto meno conosciuti – Gionata, Sifra e Pua, Gedeone, Naomi… In ogni episodio vengono indicati il libro della Bibbia dal quale esso è tratto e i numeri dei capitoli corrispondenti. Le citazioni del testo “originale” (in appendice al libro, l’autrice dedica sette pagine alle diverse versioni e traduzioni della Bibbia, secondo le religioni e le epoche, specificando a quale versione fanno riferimento le citazioni) sono in corsivo, in modo da distinguerle dal racconto. Il che è prezioso perché non tutti i lettori e le lettrici riescono a orientarsi dentro la vastità del testo originale. L’autrice cominciò a leggere la Bibbia dopo i quarant’anni, grazie a degli incontri propizi di cui ci parla in un post apparso a settembre del 2020 sul sito dell’editore per l’uscita di Io ti domando. Il testo, intitolato Di chi sono le parole? è estremamente illuminante sulla nascita e il senso di quest’opera e si può leggere qui.

Nel libro, ritroviamo la Giusi Quarenghi narratrice: la vivacità del ritmo, la precisione delle parole anche quando sono semplici. Pagine fatte per una lettura ad alta voce. Un esempio: la pagina su Babele e le diversità: bastano un paio di righe per trasmettere tutto l’orgoglio e la determinazione dei «figli dei figli dei figli di Noè». Poi Dio scende «dal cielo con i suoi angeli per dare un’occhiata da vicino» e s’infuria perché gli uomini non hanno rispettato i patti presi dopo il diluvio: «“Non avevo detto agli uomini di ripopolare tutta la terra, in ogni sua parte? Perché se ne stanno invece fermi in questo posto, a fare tutti la stessa cosa? Non è in questo modo che daranno vita a un mondo migliore del precedente, e bisogna che lo capiscano in fretta. Confonderò le loro lingue. Provocherò tra loro incomprensione, in modo che trovino il tempo per pensare e per costruire accordi, altro che torri!”. Il luogo dove la lingua divenne tante lingue fu chiamato Bavel, Babele, Babilonia che vuol dire ‘confusa’, ‘rimescolata’. Senza una lingua per capirsi, lavorare insieme era complicato. E gli uomini presero ad andarsene per le strade del mondo e diventarono settanta popoli con settanta lingue, una varietà infinita.»

In primo luogo, dunque, si tratta di ricordare le storie della Bibbia a dei lettori che, spesso, non ne hanno che una conoscenza approssimativa, se non inesistente, e di aiutarli a decifrare i quadri e gli affreschi creati dall’arte europea nel corso dei secoli, soprattutto in Italia. Ma il racconto, forse, non è il momento più importante della lettura. Un testo così antico, che ha attraversato epoche, lingue, tradizioni religiose (vi rimando ancora una volta al testo già citato Di chi sono le parole?), non ha mai smesso e continua tuttora a interrogare coloro che si cimentano nella sua lettura. Ed è per questo che occorre soffermarsi sul titolo di questo libro: Io ti domando. Di solito, quando si vuole esprimere una perplessità si dice “Io mi domando”, tra sé e sé. In questa lettura, si è in due, “io” e “ti”. “Io” faccio delle domande. A chi? A colui o colei che mi accompagna nella lettura? Al libro? A Dio? L’importante, dice Giusi Quarenghi, non è la risposta, ma la domanda. E in epigrafe al suo post di presentazione al libro mette una citazione di R. M. Rilke, tratta dalle Lettere a un giovane poeta: «Sii paziente con tutto ciò che è irrisolto nel tuo cuore/ E cerca di avere care le domande stesse.»

Interrogare il testo, lasciare che il testo ci interroghi. Così, dopo ogni racconto, troviamo una serie di domande stampate in rosso, in numero variabile. Fino a ventuno nei primi due capitoli della Genesi, Da Niente a Io-Tu, raccontati in una trentina di righe. Più spesso in una decina. L’autrice dà delle risposte, naturalmente, o fa dei commenti alla domanda o pone altre domande, senza uno schema fisso. Occorre dire che ha notevolmente arricchito la propria lettura del testo biblico: la lista delle “letture che (l’) hanno accompagnata” riempie ben sei pagine. Autori di tutte le epoche e tutte le nazionalità. Che, a loro volta, susciteranno nuove riflessioni e domande… senza mai sfociare nella pedanteria. Del resto l’autrice si rivolge, prima di tutto, ai giovani.

«Perché, allora, non mettere i ragazzi in contatto con questa lettura, al di fuori di ogni altro intento che non sia la conoscenza del testo? Perché non mettersi a leggere, insieme a loro e poi parlare, ascoltare e parlare, ascoltare e discutere? A volte anche accompagnando la lettura con i commenti già scritti e con le interpretazioni già attestate, per allargare la ricerca di senso, la possibilità di continuare il commento e aggiungere interpretazioni.» [Di chi sono le parole]

In questo progetto, il compito dell’illustratore era molto delicato. Guido Scarabottolo dice di averci pensato ed esitato per un anno e mezzo, prima di accettare, poi gli ci è voluto dell’altro tempo per mettersi al lavoro, trovare il formato giusto che si adattasse alla grafica. Inizialmente, ha lavorato in bianco e nero, i colori sono stati aggiunti in un secondo momento. Il suo stile, così peculiare che, a volte, ricorda le pitture rupestri, è particolarmente adatto a questi testi. Contribuisce a farci prendere confidenza con la loro densità, a farci anticipare certe atmosfere, a farci riposare tra una riflessione e l’altra. Ma queste immagini, a loro volta, faranno nascere nuove domande… Un lavoro davvero ben riuscito.

Non credo che leggerete Io ti domando come fosse un romanzo. Forse non lo condividerete subito con qualcuno. O forse sì. Di certo, è un libro che vi accompagnerà a lungo. Anche grazie alle tre pagine di introduzione che l’autrice offre alla sua lettrice, al suo lettore, e alle quali potremo tornare spesso: prima di prendere il volo verso una o l’altra versione del testo originale.

[Traduzione di Lisa Topi]