Conosci la tua matita?

Ottava novità 2021: si tratta di Disegnare, scrivere, fare di Francesca Biasetton. Questo libro inaugura la collana 2.10: ovvero due occhi, dieci dita: libri da leggere e da guardare, ma anche di libri per fare, per insegnare ai bambini e ai ragazzi a usare le mani, a controllarne la forza e il movimento.

Un album da colorare – in bianco e nero! – senza limiti di età

[di Francesca Biasetton]

«Se non vedi una via d’uscita, disegnala con la matita.» [F. P. Ettari]

Non ricordo dove ho letto per la prima volta questo verso, e non conosco l’autore. Ma leggendolo mi sono sentita in sintonia con il mio ritorno alla matita, strumento di fuga dalla chiusura e strumento di costruzione e re-invenzione attraverso le pagine dei miei numerosi sketchbook. Questi taccuini mi hanno sempre accompagnata, (mai come in questo ultimo anno), e se nell’illustrazione opero per sintesi, trovo piacevole “snaturarmi” sulle loro pagine con il disegno dal vero, con la sola matita o la biro, per osservare, scoprire e disegnare - solitamente fiori e foglie secche, rametti, sassi - esplorati nei loro dettagli di chiaroscuro.

Sketchbook e matite di Francesca Biasetton.

Rimettendo mano alla matita, ma anche rifrequentando corsi di calligrafia per principianti (perché è nelle basi che si trovano tutte le idee), ha preso di nuovo grande spazio una passione: osservare e scoprire nuove potenzialità della matita, anzi, delle matite, perché la grafite non è una! La matita è vestita di diversi colori, ma con l’anima di un solo colore: il grigio, infinite gradazioni tra il bianco e il nero, con un cuore duro oppure morbido. La matita, mentre con segni leggeri cerchiamo la nostra idea e con segni più pesanti la delineiamo, portandola in primo piano (senza gomma!),
 produce bellissimi trucioli quando viene temperata.

Nelle immagini di questo post: la fase di progettazione e relative tavole da Disegnare Scrivere Fare (di Francesca Biasetton, Topipittori 2021). Tutto rigorosamente realizzato a matita.

Perché la matita è un mondo. La matita respira con noi, dando visibilità a una relazione: assorbendo e trasferendo sulla carta la pressione che esercitiamo disegnando e scrivendo, il segno diventa più scuro, più spesso, sgranato o affilato, più personale. La matita, strumento “di passaggio”: raramente un disegno a matita è finito, ma piuttosto è uno schizzo, una bozza, un disegno da colorare (un contorno agli spazi da colorare). La matita è lo strumento base anche per la calligrafia, disciplina in cui mi muovo, indispensabile per iniziare a familiarizzare con le lettere, praticandone la forma scheletrica, per poi abbandonarla in favore di strumenti più seducenti (pennino, pennello...) che generano segni più accattivanti.

Con questo libro vorrei condividere quanto è interessante - e bello e divertente – usare la matita, anzi le matite, scoprendone le potenzialità attraverso diversi esercizi che aiutano ad acquisire un controllo della motricità fine: segni, tratteggi, disegni, ma anche lettere, in particolare le lettere dello stampatello maiuscolo. Queste lettere, che diamo per scontate e che hanno origini antiche. ma sono ancora in uso, possono essere riscoperte e osservate con occhi nuovi, e poi elaborate attraverso variazioni consapevoli. se capiamo come sono costruite possiamo alterare le forme e creare delle personalizzazioni, giocare con il rapporto figura/sfondo, disegnarle (che è diverso da scriverle), per poter dare nuove forme - e anche spessori che possono essere colorati (rigorosamente di grigio).

La scelta di realizzare il volume completamente a matita, con il testo scritto a mano, è venuta in modo naturale. Dopo un breve confronto con l’editore, Giovanna Zoboli e Paolo Canton mi hanno dato piena libertà, con i soli limiti della collana di cui avrebbe fatto parte (formato e numero di pagine). Sulle pagine, le escursioni tra i grigi accolgono le incursioni a colori di Guido Scarabottolo. Chiacchierando, i ricordi sono andati all’enciclopedia I Quindici*, in particolare ai volumi Fare e costruire e Voi e il vostro bambino, ed ecco la nuova collana 2occhi/10dita** in cui mi accomodo felicemente, figlia della generazione MIAO***, l’albo da disegnare, ritagliare e incollare della mia infanzia. E poi fare, fare con le mani. Non solo temperare (la matita), ma anche usare le forbici, il martello, il cacciavite, l’ago, il pettine. Usare, appunto, due mani, e dieci dita. Un libro da colorare, con infinite sfumature di grigio (peccato, questo titolo era già preso!).

* I Quindici: enciclopedia dini 15 volumi con i dorsi colorati e un’icona a rappresentare il contenuto di ogni volume (volume 9, Fare e costruire: martello, forbici e sega; volume 15, Voi e il vostro bambino: una mano grande e una mano piccola);

*** 2.10: Due occhi, dieci dita è una nuova collana di libri da leggere e da guardare. Ma anche di libri per fare, per insegnare ai bambini e ai ragazzi a usare le mani, a controllarne la forza e il movimento. Libri per imparare a costruire piccole cose e a migliorare la propria manualità. Per mettere da parte, ogni tanto, computer e tablet, e provare a fare le cose alla vecchia maniera, scoprendo che per farle bastano due occhi e dieci dita.

*** MIAO: giornalino formato album, senza testo, solo immagini da colorare e/o ritagliare, pubblicato dal 1965 al 1976, sotto gli auspici dell’Istituto di Pedagogia dell’Università di Roma.


[Francesca Biasetton, illustratrice e calligrafa, ha pubblicando nell’ambito della moda, disegnando immagini per periodici specializzati, cataloghi, riviste, pagine pubblicitarie. A questa sua produzione viene dedicata una personale, Cento disegni per la moda. Espone a Favolose – 15 illustratrici italiane per l’infanzia, mostra di cui realizza il logo, selezionato per l’Annual 2006 di Letter Arts Review. Realizza i titoli di testa per il film La leggenda del pianista sull’oceano di Giuseppe Tornatore. In teatro è protagonista con Abbecedario, spettacolo in cui disegna dal vivo in videoproiezione, in tournée dal 2001, e presentato al Festivaletteratura di Mantova (2002), Festival della Filosofia di Modena (2007) e Festival della Mente di Sarzana (2013). Ha illustrato l’omonimo volume, Premio Andersen 2003 e Premio Stregagatto 2004. Ha illustrato Chi ha rapito Giallo Canarino? di Silvia Roncaglia (Nuove Edizioni Romane, 2003 – Premio Libro per l’Ambiente 2006), All you can eat di Chiara Lalli (Fandango Editore, 2015) e numerose copertine per la narrativa edita da Einaudi Scuola e Signorelli. È presente nel volume Le figure per dirlo. Storia delle illustratrici italiane (Treccani Libri, 2019) e co-autrice del Manuale di calligrafia edito da Lazy Dog Press (2020). Le sue riflessioni sulla scrittura a mano sono pubblicate nel volume La bellezza del segno – Elogio della scrittura a mano (Laterza, 2018), pubblicato anche in Giappone da Misuzu Shobo (2020).]