Nel 2006, Giordana Piccininimi propose di scrivere la recensione di un libro per la rivista“Hamelin. Storie Figure Pedagogia”. Emi spedì Infanziadi Nathalie Sarraute. Lo lessi subito. Sitrattava di una autobiografia di infanzia e raccontava lastoria del formarsi di una identità e di una lingua. Mi piacqueimmensamente e accettai la proposta. La recensione, dal titoloLa battaglia delle parole, uscì sul numero16 della rivista. Oggi ve la propongo in lettura. La trovatequi.
Credo che la storia del modoin cui nella nostra mente, nel nostro corpo, cominciano a formarsi leparole e con esse cominciamo a orientarci nel mondo, nominando e dandosignificati, coincida per tutti, non solo per la Sarraute, con la nascitadella coscienza e, quindi, dell'identità. Ripercorrere la vicenda delleproprie parole, potrebbe rappresentare per tutti la possibilità diaccesso a significati vitali per la comprensione della propria esperienzae storia, significati spesso non affiorati alla luce, perché smarriti,negati, occultati, censurati. Accedervi non è facile. La psicoanalisi ciinsegna ad addentrarci nella foresta del senso smarrito lasciando cadereuna scia luminosa di parole-ciottolo, via via che si spofonda nel buio,per ritrovare la strada di sé. Ci insegna con questo a riconoscere lapotenza della parola, la sua capacità salvifica, ma insieme anche la suaforza distruttiva.
Nathalie Sarraute,scrittrice rigorosissima, lucidissima, ha avuto la tenacia eil coraggio di raccontare la vicenda privata e crudele delleparole che l'hanno costruita. La battaglia serrata fra lalingua degli adulti e la lingua in formazione dei bambini. Unabattaglia invisibile e sanguinosa, combattuta fra le quattromura della quiete domestica e, da queste, dissimulata.
Vi assicuro che vale la pena di leggerla.