[di Giorgia Panetto]
Il progetto Diversamente in Danza è nato nel 2003 quasi per caso, ma forse sarebbe meglio dire da un'illuminazione o da un atto d’incoscienza. La mia idea è stata capovolgere una tendenza corrente: sempre più spesso attività artistiche vengono inserite nei luoghi dedicati alla disabilità (centri diurni, cooperative, istituzioni, associazioni) in virtù dei benefici che possono portare alle persone disabili. Io decisi di provare a fare il contrario: portare le persone disabili nei luoghi dedicati all'arte e, in particolare, nelle scuole di danza. All'inizio fu dura e nel panorama della città di Verona mi sentivo molto sola ma - non so se il merito sia stato della mia caparbietà o di una lenta evoluzione delle coscienze in un atteggiamento di apertura verso la diversità - oggi Diversamente in Danza è un progetto di successo che coinvolge cinque scuole di danza e più di un centinaio di persone.
Trovare in una scuola di danza una tale varietà generazionale e umana è uno dei risultati più sorprendenti del nostro esperimento: genitori e figli, nonni e nipoti che danzano insieme. I ragazzi più esperti creano coreografie per i compagni che sono bambini, adolescenti e adulti affetti da tetraparesi spastica, ritardi mentali, sindrome di Down, sindrome di Asperger o semplicemente sindrome premestruale. La convinzione alla base del nostro lavoro, infatti, è che ognuno di noi abbia un limite o una peculiarità che lo rende unico.
Proprio a questa idea si è ispirato lo spettacolo Il Pentolino di Antonino che, prendendo spunto dall’omonimo libro per ragazzi, ha dato un nuovo corso alla mia ricerca artistica. Ho sempre amato la lettura e la scrittura, fin da bambina, ma è stato solo dopo essere diventata madre che ho scoperto la passione per gli albi illustrati. In particolar modo, per le storie che offrono diverse possibilità di interpretazione e le immagini che, più che descrivere, evocano emozioni. Così il primo spettacolo prodotto da Diversamente in Danza è stato concepito per una scuola e si è ispirato a un libro illustrato.
Ma creare uno spettacolo per una scuola è molto diverso che lavorare in teatro per un pubblico di adulti, come avevo fatto fino ad allora. Già alla prima replica mi resi conto che ci trovavamo davanti a un pubblico critico ed esigente, molto più attento ai dettagli e alla coerenza stilistica di una platea di adulti. D’altra parte a scuola abbiamo sentito molta più vicinanza, anche fisica. Il fatto che fossimo noi a entrare nelle scuole, dotandoci di attrezzatura leggera e adattabile di volta in volta a palestre, saloni, mense, cortili e qualsiasi altro spazio disponibile ha, infatti, agevolato tantissimo le scuole che, non dovendo richiedere permessi per le uscite o dipendere da strutture esterne, potevano coinvolgere più classi senza incorrere in macchinose pratiche burocratiche; ma ha agevolato un po' meno noi, perché danzare con centinaia di occhi a meno di un metro di distanza aumenta l'emozione a mille! Per fortuna siamo sempre stati ripagati con grande soddisfazione. La nostra prima esperienza di compagnia composta da danzatori e interpreti non professionisti, per la maggior parte disabili, si è conclusa con un successo che mai avremmo immaginato: 40 repliche in tre anni. E soprattutto reazioni commoventi da parte dei bambini.
Fatto tesoro di questa esperienza, abbiamo deciso di riprovarci ma con maggiore consapevolezza. E la fortuna ci ha assistito con un incontro davvero propizio. Un giorno, per ringraziarmi del lavoro che avevo fatto con i suoi alunni, la maestra Elena mi regalò un libro che - mi disse - le aveva fatto pensare a noi. Così lessi per la prima volta I Cinque Malfatti di Beatrice Alemagna. Lo rilessi per giorni di fila, da sola, ai miei figli, persino agli amici. La potenza evocativa dei disegni, unita alla semplicità e alla profondità del testo, era esattamente quello che cercavo per il nuovo spettacolo, a cui stiamo lavorando in questo momento.
La fase più emozionante finora è stata la ricerca e lo studio degli interpreti. Ogni ragazza si è messa in discussione nel confronto con il suo personaggio e nello sforzo di renderlo reale in scena. Marilyn, che interpreterà il Molle, ha 32 anni, un figlio e tanti anni di esperienza di danza alle spalle: "mi fa un po’ strano essere il Molle perché mi ritengo una persona molto stabile e sono spesso di sostegno per chi mi circonda. Ma proprio questo personaggio mi permette di lasciarmi andare e affidarmi agli altri. Questo è il messaggio che mi trasmette: se stai per cadere ci sarà qualcuno pronto a sostenerti e accompagnarti." Alessandra, che interpreta il Piegato, ha 28 anni ed è affetta da tetraparesi spastica dalla nascita: "Il mio personaggio, il Piegato, è adatto a me perché anche nella vita reale cammino un po' gobba e dondolando. Persino alzarmi in piedi è difficile e spero che, vedendomi lottare per riuscirci, i bambini possano avere la mia stessa forza".
Le ragazze coinvolte sono sei, dai 20 ai 37 anni. Tre hanno una disabilità ma ognuna di loro ha dei limiti e delle potenzialità. A partire da questa condivisione stiamo creando la drammaturgia coreografica, che si ispirerà ad alcune parole chiave come emozioni, semplicità, colore e suspense. Vorremmo che i bambini rimanessero a bocca aperta all’ingresso in scena di ogni personaggio, così come si resta a bocca aperta ogni volta che si gira una pagina del libro. Le musiche dovranno essere allegre e discrete, in modo da sottolineare le azioni senza sovrastarle; i costumi colorati e cuciti tanto sul personaggio quanto sulla persona che lo interpreta. Le scenografie trasportabili e maneggevoli, in modo che le interpreti possano montarle da sole a ogni replica.
I cinque malfatti, di Beatrice Alemagna, Topipittori 2014.
Per dotarci di tutta questa attrezzatura e offrire gratuitamente lo spettacolo alle scuole che ne faranno richiesta, abbiamo lanciato una campagna di crowdfunding che sarà attiva fino al fino al 25 settembre. Per chi vorrà sostenerci, riserveremo un posto d'onore alla prima dello spettacolo, domenica 25 novembre, al Teatro di Bussolengo (Verona). Per ulteriori dettagli e aggiornamenti sullo spettacolo, di cui non anticipiamo troppo, vi invitiamo a seguire la Pagina Facebook di Diversamente in Danza qui.
A chiusura del post, vorrei condividere con voi un breve video di presentazione dello spettacolo e il pensiero dedicatoci da un bambino di quarta elementare al termine di uno spettacolo:
"Il progetto Diversamente in Danza è un modo di esprimersi con il cuore e con i gesti. Non è solo una danza, ma un linguaggio diverso, una diversa visione della vita, raccontata in mille modi diversi. Abbiamo capito che ognuno ha i suoi pregi, i suoi difetti e le sue difficoltà. Accettare la diversità significa accettare tutti gli altri così come sono, con le loro contraddizioni, debolezze, egoismi. Perché noi tutti siamo questo... è tempo che le persone capiscano che nella diversità c'è bellezza e c'è forza".