A far ceramica


[di Leyla Vahedi]

«Qui si fa ceramica come sidipinge: con libertà». Così ci dice FrancescaPastore accogliendoci nella sua casa d'artista immersa nelbosco, quando andiamo a trovarla con un gruppo ristretto di amichedisegnatrici per organizzare un soggiorno di pittura su ceramica.
Pranziamo con lei, chiacchieriamo di quando curava una galleria aPorta Pia, a Roma; ci facciamo raccontare storie di incontri con artisti,di come si è appassionata alla ceramica, di quando aveva lo studio e iforni a Anguillara Sabazia e di come infine sia arrivata a Cottanello,nella Sabina, terra del francescanesimo. Visitiamo lo studio con iforni, i due appartamenti, ragioniamo su quali e quanti materiali ciservono e chiediamo a Francesca di prenderli a Deruta. Torniamo a Romapiene d'entusiasmo e aspettiamo febbrilmente che le cose di tutti igiorni scorrano e che arrivi presto la prima settimana di giugno.

Francesca Pastoreprepara i colori.


Che, infine, arriva. Alcuni partono subito dopo la sessione dinudo – molti di noi disegnano insieme, ed è nell'ambito della classedi nudo, raccontata qui, che è nata l'idea di andare una settimanaa Cottanello; gli altri, nel corso del pomeriggio: in tutto siamouna decina, compresa Francesca, che sarà la nostra guida, e HassanVahedi, pittore e scultore che negli anni Ottanta e Novantaha realizzato con Francesca una gran quantità di ceramiche. Francescalo riempe di cure e attenzioni, si assicura che non gli manchinulla e possa lavorare in autonomia, lui è impaziente di mettersia dipingere una pila immensa di piatti: sono due vecchi amici chehanno imparato a conoscersi e prendersi per il verso giusto.

Hassan Vahedi allavoro.

Pernoi corsisti: dieci piatti a testa, un grande tavolo e tanti vasetti peri colori che Francesca ci mostra come preparare, oltre alle matite perdisegnare sui piatti e ai pennelli morbidi. Il primo giorno ci mettiamoal lavoro in modo febbrile: siamo tutti impazienti di vedere le provedi colore che abbiamo fatto, ma il forno e il fuoco hanno i loro tempi,e a quelli bisogna stare.
Alcuni, vedendo che Hassan hapreparato un centinaio di bozzetti, hanno portato degli schizzi, altridisegnano all'impronta, lasciandosi ispirare dalla natura circostante,dai libri sparsi un po' ovunque, da fotografie. Sappiamo che i coloricambiano nel passaggio ai forni, ma chissà in che modo. Francesca sidedica a ognuno di noi, ci spiega, racconta, ci consiglia, ma anchelei non nasconde che l'imprevisto è la norma in ceramica, e pertante domande la risposta è: “Vediamo...”


AncoraFrancesca.


A poco a poco, ci avviciniamo a quel mondo che è la pittura suceramica. Le sorprese sono all'ordine del giorno, non solo per noicorsisti alle prime armi. Nanni dirà: “La ceramica - ma di ceramicanon so niente - mi ha dato l'impressione di essere una pratica di lottaperpetua con la materia. Ci siamo buttati alla sua scoperta un po'alla cieca, ma con due guide d'eccezione: Francesca che ci ha seguitie  assistiti, e Hassan che abbiamo osservato al lavoro,avidi di imparare. Francesca è tutta materia: pensa con la materiae vive circondata dalla materia, dalla campagna, dai forni, dalle suegalline di ceramica, da un cagnone e un canetto. Hassan, la materia lapiega alla sua sterminata immaginazione. Io, da parte mia, sperimento:certo facendo mille errori, ma felice di essermi misurata con una nuovatecnica, e felice anche degli errori”.

Fabrizio insistesull'aspetto collettivo dell'esperienza: “Immergersi in qualcosadi nuovo in gruppo, aperti ad affrontare una tecnica che si èrivelata tutt'altro che facilmente esplorabile, e farlo non da soli,ma imparando insieme”.
La sera ci troviamo intorno aun altro tavolo, quello della cena: abbiamo deciso di autogestircianche in questo, e a rotazione si fa la spesa e si cucina (risopersiano, salsette del Madagascar eccetera). Francesca ci offrevino scuro del luogo e racconti di ogni sorta: racconti d'infanzialucana, rocambolesche storie di vita quotidiana, o ancora qualchepettegolezzo su attori e registi famosi con cui ha lavorato - per anniè stata scenografa per il cinema.

Anche noi ci raccontiamo eimpariamo a conoscerci, e Alessandro, giovane e promettente allievo dellaScuola della Medaglia, dopo il soggiorno ricorderà con piacere questimomenti di condivisione: “ È stato un privilegio venir ospitati inuna vera casa d'artista, in cui tutto, dalla carriola arrugginita aiquadri sparsi un po' ovunque, sembrano sprizzare libertà. Il momentopiù bello era quello della cena, dopo una giornata di lavoro intenso,a chiacchierare d'arte e di vita, a sfogliare intorno al fuoco qualchelibro di Picasso o di Tono Zancanaro, ecco: questi momenti sono statiper me i più formativi e stimolanti”.
Federica, giàceramista, sottolinea che per lei è stato bello lo scambio reciprocoe l'atmosfera quasi magica che si è creata: fuori dall'ordinario eimmersi nello straordinario, nelle scoperte continue. In ceramica nonsi smette mai di imparare, sperimentare, giocare.
Insomma,arte e buon tempo: un gruppo di artisti scelgono di dedicare unasettimana a una, più o meno, nuova pratica e si ritrovano di fronteimprevisti, sorprese e, soprattutto, meraviglie.


Ilforno.



La prima voltache abbiamo aperto il forno, Hassan fremeva. Ogni cinque minutiandava dalla nostra “fuochista” Francesca a chiederle: “Orapossiamo aprire?”. “Ancora no” rispondeva lei, e poi ciammaliava con nuove storie intorno al fuoco. Alla fine, a tardanotte, siamo andati tutti nello studio: “200 gradi! Il forno sipuò aprire!” Munita di guanti da operaio Francesca ha estratto daquell'antro delle meraviglie, uno dopo l'altro, il frutto dei nostriprimi lavori. Tutti scalpitano. Qualcuno non è  pienamentesoddisfatto e vuole immediatamente al lavoro, qualcun altro è felicissimoe vorrebbe  toccare ma...si scotta!, Francesca e Hassan, e un po'tutti insieme a loro, facciamo osservazioni su come si è lavorato, suirisultati, su come lavorare in futuro.

Dopo la primagiornata di scoperte e novità che sembra durare un anno, le altrescorrono sin troppo velocemente: si impara a star dietro ai tempi deiforni, ad accettare le soprese della ceramica, si fa qualche gitaall'eremo francescano di Greccio e allo studio di un artista dellazona e soprattutto si comincia a scoprire una tecnica che non si puòmai dare per scontata, posseduta, assodata.
Imprevedibiledipingere su ceramica a Cottanello! Ci torneremo, abbiamo scopertoun posto in cui per un'artista c'è una casa.


Leimmagini senza didascalia si riferiscono a diversi momenti delcorso.