Ecco la quinta novità di questo autunno, appena approdata alle librerie. È Quando il mondo era tutto azzurro, che fa parte della nuova collana L'età d'oro, scritto da Sara Gamberini e illustrato da Elisa Talentino. Oggi vi proponiamo le parole di Sara che raccontano la nascita di questa storia singolare. A breve Elisa Talentino racconterà, invece, di come ha concepito le illustrazioni per questo racconto visionario e dunque particolarmente difficile da accompagnare con immagini.
[di Sara Gamberini]
La copertina distesa di Quando il mondo era tutto azzurro, di Sara Gamberini con illustrazioni di Elisa Talentino.
La prima idea di Quando il mondo era tutto azzurro è nata con Giovanna Zoboli. Ero agitata perché a giorni sarebbe uscito il mio primo romanzo, fingevo indifferenza e calma placida ma progettavo di scomparire dal mondo, volevo andare a vivere in una capanna nel bosco. Mi basta una ciotola di riso, dicevo agli amici, un sacco a pelo, una lanterna, e non saperne più niente di niente. Avevo scritto un libro strano.
Ho annunciato per scherzo il mio ritiro con un post in cui citavo alcune massime taoiste, per fingermi molto rilassata, alternandole a una serie di frasi sconclusionate e a vecchi proverbi storpiati. Tra questi compariva: La gallina senza coda ha fatto i gallini rossi. Giovanna, in mezzo alla confusione di quelle parole, ha avuto occhi solo per i gallini, mi ha detto di volerli tantissimo, almeno in un libro. Io e Giovanna condividiamo una certa passione per i segni, oltre che per la delicatezza, e la generosità e la gentilezza, e per molte altre questioni inattuali, non potevo non prenderla sul serio, così ho cominciato a immaginare i gallini, o loro hanno preso a immaginare me.
L'unica certezza che ho avuto fin dall'inizio è che i gallini rossi possedevano dei poteri, ma non lo sapevano. Era molto chiaro anche che avevano paura di tutto, e che erano buffi, ingenui, e molto buoni. I gallini se sentono un rumore corrono a nascondersi sotto il letto o fuggono nel bosco gridando «Il mondo è perduto! Corriamo forte!». Credono di non essere capaci di fare niente, amano chiunque, senza sosta, sono dediti all'amore eterno, esultano, saltellano, scappano, sospirano, si emozionano, si spaventano, si nascondono. Come il battito del mio cuore in quei giorni.
I gallini rossi nei risguardi e nel colophon di Quando il mondo era tutto azzurro.
Ho capito che i gallini rossi avevano soprattutto bisogno di qualcuno che accogliesse la loro paura senza giudizi, la paura non doveva passare o migliorare, non doveva trasformarsi in qualcos'altro, non era sintomo di un trauma, di un'incapacità, di un'impossibilità, era quello che era, solo un po' di paura. Nulla che andasse risolto. Allora ho pensato di far incontrare i gallini rossi con Mia, una bambina silenziosa e gentile, capace di notare tutto quello che si vede appena, molto amica delle presenze gentili del bosco. I gallini l'hanno subito amata perdutamente, non mi sbagliavo. Anche Mia è una maga e non lo sa.
I maghi scoprono di essere maghi da bambini, notano misteriose coincidenze, talvolta si spaventano e provano a fare finta di niente. Temono di essere strani. A volte qualcuno li aiuta, altre volte invece le coincidenze scompaiono, ma poi ritornano. I gallini cercano sempre Mia, la aspettano senza saper aspettare, non appena la vedono si emozionano e non capiscono più niente, quando le stanno vicino il loro cuore batte molto forte, sospirano, la guardano incantati, si sentono felici. Come se non lo fossero mai stati tanto prima. Eppure i gallini sono comparsi nella vita di Mia con un compito preciso, senza nemmeno saperlo, sono arrivati da lei per farle un dono, forse il più importante. Proprio loro, gli esseri buffi e imbranati a cui nessuno darebbe fiducia.
In questa storia c'è un po' della mia infanzia, da piccola cercavo con ostinazione gli indizi di Dio, ero animista, avevo un'indole magica, come tutti i bambini, e non mi capacitavo che non esistessero segni chiari e inequivocabili della sua presenza. Non smettevo di indagare. I miei genitori non avevano alcun interesse per le questioni spirituali, credevano solo a ciò che vedevano, così il mio slancio rimaneva spesso senza forza, un po' spaesato, e in me si radicava una forte ambivalenza. Temevo di essere strana. Un giorno ho chiesto a mia madre di poter andare in chiesa perché ai giardini avevo sentito delle signore parlare molto bene di Dio, forse è Dio che cerco allora, mi ero detta. Mi sono preparata per incontrarlo, ero emozionata, ma la messa mi ha lasciato interdetta, non capivo niente, qualcuno poi all'uscita ha criticato il mio abbigliamento, indossavo un vestitino che lasciava le spalle scoperte, mi hanno spiegato che era proibito, e in chiesa non sono più tornata.
Crescendo ho seguito l'esempio dei miei genitori, ma il pensiero magico non mi ha mai abbandonato. Sono io ad aver tentato più volte di dimenticarlo, eppure tornava sempre a farmi visita, fedele come i gallini, o come la bontà di cuore, una percezione microscopica, sempre presente. «Percepire è riconoscere ciò che soltanto ha valore, ciò che soltanto esiste veramente. E che altro veramente esiste in questo mondo se non ciò che non è di questo mondo?» scrive Cristina Campo. Se lo avessi saputo da piccola, sarei stata meno confusa.
Ti ricordi quando il mondo era tutto azzurro? provo a chiedere allora a un certo punto del libro. Per sentirmi dire che è impossibile dimenticarlo. O per dirlo io a qualcuno, non so.
Allora, immaginando bimbi piccoli e grandi ad ascoltare, ho provato a descrivere quel tipo di magia sottile, un po' meno magica delle fate, dei treni con gli occhi e le ciglia, dei cavalli volanti, qualcosa che non ha nulla a che fare con le fasi della crescita, con i diversi tipi di pensiero, con l'utilità delle domande dei bambini, con le nostre risposte preziose, con i bambini maestri, con l'ingenuità, perché non svanisce mai.
Illustrazioni di Elisa Talentino.