Gita scolastica: editori per un giorno

Questaè una machina da stampa offset. I libri si stampanoqui.

[di MartaFerina]

Mercoledì, 23 gennaio,anche se le lezioni sono ufficialmente finite da una settimana,ultimo appuntamento del corso Progettare libri. Unincontro facoltativo, ma non per questo meno importante: un po'esperienza sul campo, un po' gita sociale. Siamo andati in visita alleGraficheAZ, a Verona.
Partenza all’alba, tutti inarrivo da pianeti diversi, più o meno dislocati intorno alla stellaMilano, decidiamo di ritrovarci in un tipico luogodi appuntamenti (anche se normalmente di altro genere): il parcheggio diuna nota azienda biscottiera, appena fuori dal casello di Agrate.

Questo è unmettifoglio. Da qui, i fogli bianchi entrano nella macchina dastampa.


Alle ore 7.15 di mattina l’allegra comitiva si riunisce. ConPaolo siamo in sei: Elham, Fabio, Ilaria, Miguel e la sottoscritta.
Partiamo, quindi, a bordo di due potenti mezzi: la Topomobile, dicui ignoro il modello, ma solo il fatto di essere Topomobile la rendeper definizione potente mezzo; e la Range Rover di un fidanzato che,ovviamente, non è illustratore e la presta generosamente.
Senon fosse stato per la sosta caffè, saremmo arrivati in un lampo.

Questoè l'ingresso in macchina. Qui il foglio scompare perriemergere
stampato al capo opposto dellamacchina.


Vista l'ora – non erano ancora le nove – pensavamo di arrivareed essere accolti con cappuccino e brioches. Invece, appena entrati,siamo immediatamente precipitati nella dura vita dell’editore. Neancheil tempo di togliersi la giacca e veniamo messi alla prova con lacorrezione di una cianografica. La cianografica è l'ultima spiaggia:l'ultima verifica prima di stampare il libro, quindi l'ultima occasioneper correggere testi ed eventuali errori di impaginazione. Si può ancoracorreggere tutto, ma non i colori, perché si sa che nella cianografianon sono fedeli (e se non lo sapevate, non vi preoccupate: anche iol’ho appena scoperto).
Tutti seri e attenti iniziamo ilnostro lavoro, segnalando le imperfezioni, anche se penso che l’unicacorrezione realmente utile sia stata quella di Miguel sulla copertina (manon vale: Miguel parte avvantaggiato dalla sua lunga esperienza).

Questo è il macinatoio dell'inchiostronero

Nonfacciamo quasi in tempo a finire questo primo compito che già si apronole porte di quella che per noi si rivela essere una vera e propriafabbrica di cioccolato. E non si può mica gingillarsi. Bisognacorrere.

Questoè il macinatoio del giallo
(poi ci sono anchequelli del magenta e
del cyan, ma credo chebasti).

Così, dauna porticina piccina picciò, passiamo in un immenso capannone conun’immensa macchina da stampa offset. Se non ne avete mai vista una,pensate a un’astronave tipo Spazio 1999. Dislocatecome satelliti intorno all’astronave, tante risme di carta,bianche o con sopra stampati libri più o meno conosciuti, ancorascomposti sul foglio e pronti per passare alle fasi successive.

Qui, ci accoglie Roberto Girlanda, una specie dimago della tecnologia poligrafica che ci accompagnerà per tuttala giornata alla scoperta dei segreti del suo lavoro per il qualenutre una profonda passione.

A questo punto,assistiamo all'avviamento del foglio di stampa. Con originali e provealla mano, si valuta il risultato di stampa e si decidono le correzionida apportare all'inchiostrazione, per ottenere il risultato più similepossibile all'originale.

Meno nero qua, piùrosso là… correzioni che si possono fare centimetro per centimetro eche vengono eseguite con molta attenzione. Naturalmente, tutto questoavviene con l'ausilio di tecnologie veramente impressionanti.

Equesta è l'uscita di macchina, dove riemergono i foglistampati.


Una volta dato l’ok, si parte con la stampa, il foglio passadi nascosto attraverso l’astronave, passa attraverso il castellodel nero, del cyan, del magenta e del giallo per poi uscire bello epronto, il tutto a una velocità impressionante.
Scienza omagia? Sicuramente magia!

Guarda il video!

 Macchinada stampa Offset from Andrea Tagliabueon Vimeo.

Per farci capire meglio il processo di stampa, Roberto ci mostraalcune pellicole. Sono il retaggio di un tempo passato, nel quale letecnologie non erano avanzate come adesso. Oggi, le pellicole non ci sonopiù e dal file digitale si incidono direttamente le lastre. È così chescopriamo i segreti dei retini, delle loro inclinazioni e del famigeratoeffetto moirè (quello che vedete, se scansite un'immagine stampata nelloscanner di casa senza impostare la funzione “Deretinatura”).

Questa èuna pellicola. Oggi non si usano più, ma è meglio sapere cheesistono.


Una volta che il foglio è avviato, passiamo al secondo livello:nel capannone adiacente c'è la legatoria dove il foglio di macchinaviene tagliato, piegato, cucito, rilegato. È qui che il libro assumela sua forma finale. Qui ci viene fatto notare come il vantaggio diavere stampa e rilegatura nella stessa azienda sia molteplice, sia percontenere i prezzi sia per avere tutto il processo sott’occhio, cosache per editori e autori è  importante.


Questa è unalastra (giallo). Ce n'è una per ognuno dei quattro colori diquadricromia.
 Con quattro colori si fa tutto(o quasi)


Purtroppo, non tutte le macchine per la rilegatura erano infunzione… Però possiamo seguire il percorso del foglio che vienetagliato, fustellato, piegato, assemblato, cucito e, molto probabilmente,coperto da una copertina più o meno rigida.
Scopriamodiversi tipi di colle per diverse esigenze; vantaggi e svantaggi deltaglio al vivo della copertina; gusti e mode dei vari editori che quiproducono i loro libri.

Questa è la macchinache scrive le lastre

Masiamo tutti un po' distratti, rapiti dai cestini dei rifiuti (in realtà,contenitori pallettizzati da un metro cubo ciascuno). Lì dentro troviamolibri conosciuti e amati, e altri ignoti al mondo e alle librerie,scartati, abbandonati a un destino crudele: il macero. E tutto questosolo perché hanno una piccola, impercettibile ammaccatura, una copertinaun po' storta, un difetto che, per quanto ci sforziamo, non riusciamo anemmeno a individuare.  Colpisce questa ennesima testimonianzadell’infinita attenzione che qui viene data al libro, dalla suanascita fino allo svezzamento.

Prima di pranzo,riusciamo a fare anche un salto da Renzo, il fotolitista, dove tentiamodi carpire i segreti di scansioni e fotoritocchi. Dato che è un po'complicato, la lezione sul campo è rimandata a data da destinarsi.

Intermezzo pubblicitario: Paolo e Miguel hannointenzione di organizzare un incontro specifico, a Milano, probabilmenteun sabato. Se volete essere informati, mandate una mail con oggetto“Scansione e cromia” a info[at]topipittori[dot]it].

Ma non è ancora finita, dobbiamo ancora scoprire come sifanno le lastre da stampa offset, quindi partiamo alla volta di un altrocapannone.

Poi, finalmente si mangia. Tutti dalla“Nella”, tipica trattoria operaia in questa zona industriale alleporte di Verona. Le opzioni sono: bigoli in tutte le salse, bollito mistocon salsa pearà, torte varie. Un paio di scriteriati danno l'assalto auna bottiglia di Valpolicella. Ma, in generale, nel gruppo nessuno si tiraindietro, davanti al cibo. Anche perché la lunga giornata dell’editorenon è ancora finita (infatti, lui non ha bevuto neanche un goccio).

Questaè una prova colore, con le sue belle scalecertificate.


Torniamo alle Grafiche AZ dove ci attendono le prove coloredi un nuovo, futuro e segretissimo libro dei Topipittori e qui conmoltissima attenzione si valutano una a una le illustrazioni originali(che emozione!) con le relative prove di stampa e si affronta lo spinosoproblema del quinto colore (stacchetto musicale... suspence).
Ed ecco che compare il colore Pantone temuto da tutti gli editori,sogno proibito degli illustratori: il colore che non si ottiene inquadricromia. Caro illustratore, non temere:  se l’editoreti vuole bene prima o poi nell’arco della tua lunga carriera ticoncederà almeno un libro con un colore Pantone a tua scelta.

Questo è il libro cheabbiamo stampato


A questo punto, dopo aver detto la nostra anche sui colori delfuturo libro, stanchi, stremati, ma con il cuore gonfio di felicità(detto come lo direbbe Luigi del film Cars)e la testa scoppiettante di idee per il futuro, salutiamo tuttiringraziamo e ci rimettiamo in marcia verso casa.


E questo è il Guglielmi, capomacchinastraordinario:
uno dei tanti che dobbiamoringraziare.


Penso sia importante per un illustratore conoscere e ancor meglioseguire questo processo (anche se, forse, editore e stampatore certiillustratori non li vorrebbero tra i piedi...). Rendersi contodei processi di produzione, fa capire molte cose e sicuramenteaiuta ad avvicinare il lavoro creativo in modo diverso, piùconsapevole.
Un grande grazie a Paolo che ha organizzatocorso e viaggio, e a Roberto, a Daniele, a Michele e a Leonardo. Mabisogna anche ringraziare IL Guglielmi, IL Marco, IL Loris, ILPlinio, IL Renzo e tutti quelli di cui non ricordo il nome che,con la loro professionalità e disponibilità, ci hanno accolto acasa loro accompagnandoci in questa esperienza illuminante.