Natale è un'occasione ghiotta per gli editori di libri per ragazzi: la festa per eccellenza dei bambini. Come ogni bravo editore di libri per ragazzi, quindi, in catalogo abbiamo alcuni libri dedicati al Natale, tre per la precisione. Per quale ragione? La prima è quella più semplice: il Natale piace ai bambini. La seconda è che poche feste hanno un armamentario immaginifico, simbolico, decorativo, cromatico della stessa potenza, bellezza, popolarità (ma anche, come pochi, altrettanto trash). Non ho scritto fra le motivazioni che i libri di Natale vendono, perché non è necessariamente così. I libri vendono per ragioni imperscrutabili, che siano belli, brutti, medi, benfatti, malfatti, che siano sul Natale, la Pasqua, la mamma o il gatto. Nessuno ha ancora capito perché un libro venda e un altro no. Questo lo sa chiunque faccia questo mestiere e lo dovrebbe tenere a mente anche chiunque abbia intenzione di farlo.
Ma tornando al Natale: quel che a noi di questa festa interessa sono aspetti diversi, che possono avere a che fare con l'aspetto religioso, ma possono essere letti anche in modo autonomo, come tradizioni e cultura. Diciamo che è uno sguardo laico su una tradizione che ha una ricchezza di contenuti narrativi, formali, estetici, davvero straordinaria. Quando ci è capitato di mettere in cantiere un libro sul Natale abbiamo sempre pensato che era questa grande ricchezza che volevamo restituire, una ricchezza che non riguarda solo questo momento dell'anno e la nostra tradizione, ma ha un valore universale.
L'ultimo nostro libro uscito su questo tema, lo scorso anno, è Il Natale del topo che non c'era, terzo volume della trilogia inaugurata da Il topo che non c'era e proseguita con Le vacanze del topo che non c'era, di Giovanna Zoboli e Lisa D'Andrea. Caratterizzata dall'umorismo e dalle atmosfere surreali delle prime due storie, la vicenda natalizia che vede protagonisti gatto e topo (che non c'era) si avventura nella descrizione del nervosismo che connota, malgrado la buona volontà di tutti, le sante feste. Benché galvanizzati dall'arrivo del Natale con le consuete promesse di gioia, pace e amore, gatto e topo si trovano coinvolti in una discussione sugli ingredienti indispensabili per celebrare un Natale perfetto. La discussione degenera in rissa, con tanto di porte sbattute e musi lunghi. Cosa avverrà nel finale non lo riveliamo. Diremo soltanto che in questo volume vedremo finalmente agire non solo tutti quei gatti e topi parenti che abbiamo conosciuti nel corso delle vacanze marine e montane dei due protagonisti, ma persino un gruppetto di animali che con i gatti e i topi non c'entrano nulla, che sono la vera novità della storia.
La seconda proposta della lista è un libro che annuncia il Natale: ovvero Inverno di Rotraut Susanne Berner, primo volume della tetralogia dedicata dalla grande autrice tedesca alla immaginaria cittadina di Wimmlingen. Per chi non la conoscesse, rimandiamo alla lettura al post che abbiamo loro dedicato su questo blog. Raccontata attraverso il ciclo delle stagioni, Wimmlingen offre l'occasione ai bambini di dedicarsi all'osservazione attenta e minuziosa di magnifiche e ricche illustrazioni che descrivono ambienti, persone, attività, situazioni, animali, piante, oggetti i quali ritornano di libro in libro, ogni volta con aggiunte, novità e variazioni. Il nome della città ricalca quello del genere letterario a cui appartengono i libri: wimmelbucher, ovvero "libri che brulicano di vita". Nel volume dedicato all'inverno, Wimmlingen si prepara, appunto, a festeggiare le imminenti feste natalizie: le strade, i negozi, le piazze e le persone sono affollate in un'atmosefra di grande attesa. Il Natale, però, arriva fra le pagine del libro a poco a poco, insieme ai primi fiocchi di una nevicata che nell'ultima pagina ammanta l'intero paesaggio. È un natale allegro ma gentile, con una bella atmosefra invernale e senza folle nervose.
Il terzo libro sul Natale è Sole Luna stella di Kurt Vonnegut, che ha scritto il testo (traduzione di Monica Pareschi), e di Ivan Chermayeff, che ha fatto le illustrazioni. Una vera e propria natività: si racconta qui la venuta al mondo di Gesù, o meglio la sua prima notte e la sua prima alba nel mondo. L'idea di questo libro venne a Frank Platt, agente editoriale che conosceva entrambi gli autori. È merito suo se questi, che non avevano mai fatto un libro illustrato in vita loro, si misero all'opera. La sequenza di tavole creata da Chermayeff, realizzata prima del testo, è una visionaria cosmogonia che racconta la danza di tre corpi celesti - un sole, una luna e una stella. In un secondo momento fu interpretata dalle parole di Vonnegut come uno dei più noti miti della storia delle religioni: la nascita di Gesù.
Il libro è uscito nel 1980. È passato un po' di tempo, ma non è invecchiato, anzi il contrario. Oggi lo stile di queste illustrazioni, astratte, giocate su colori piatti e forme essenziali, è quanto mai attuale. Vonnegut in modo geniale lega questa rappresentazione elementare allo sguardo del neonato. Anzi di un neonato molto particolare, nientemeno che un dio il quale, abituato semplicemente a essere, nelle sua onnipotenza e onniveggenza, facendosi umano per iniziare a vivere fra umani acquista l'imperfetta vista degli uomini e il loro strumento, gli occhi.
Quello che le illustrazioni mostrano, sono, quindi, le percezioni del bambino: la madre, il padre, una nutrice, una matrona romana, i pastori, tre re, che appaiono nel suo campo visivo come corpi celesti che si alternano nel cielo della sua prima notte di vita. Una chiave di lettura straordinaria e fra l'altro molto vera: una persona che si occupa di sviluppo cognitivo ci ha spiegato che quanto si descrive nel libro, la vista sfuocata, ricettiva, attenta, dell'infante, accordata al tatto e all'udito, al gusto, corrisponde alle prime esperienze dei bambini. Ma vera anche in un altro senso: per i bambini molto piccoli le figure adulte sono paragonabili simbolicamente a corpi celesti: reggono, letteralmente, l'universo. Lo sappiamo dalla psicoanalisi e dalla psicologia. Infine, che un dio interpreti le sue prime esperienze in termini cosmogonici, appare del tutto naturale: le metafore che assume per spiegarsi il mondo terreno sono anzitutto celesti, prese dalla vita dell'Universo. A legare il piano divino e quello umano in questa notte è la presenza della cometa: fenomeno astronomico straordinario che fa da ponte fra le visioni immaginarie del dio bambino e la realtà.
Alla stella cometa e alla sua bellissima storia è legato il terzo libro natalizio Il viaggio di una stella. Sogno del tipografo stanco la notte di Natale con testo di Giovanna Zoboli e illustrazioni di Marina Del Cinque (qui potete leggere la storia di questo libro singolare). Che c'entrerà mai un tipografo con il Natale? Più di quanto si pensi: le voci umane e animali che si levano al passaggio dell'astro e della sua lunga coda sono le protagoniste di questo racconto. In molti racconti popolari sul Natale si racconta che in questa notte gli animali acquistano la parola e possono scambiarsi i loro pensieri. Così, a partire da questa suggestione, abbiamo immaginato che, sotto il sortilegio della stella, ogni cosa potesse parlare, e per tradurre questo momento in immagini abbiamo fatto ricorso alla tipografia: alfabeti, segni, font, punteggiatura, ovvero gli strumenti dei linguaggi umani. La stella sorvola terre e continenti suscitando stupore e sgomento: silenziosa scivola su giungle impenetrabili, deserti, oceani, foreste, campi di battaglia, bettole in cui si gioca a carte, greggi. La sua venuta è commentata in tutte le lingue del mondo, finché, arrivata a una misera capanna, il mormorio cessa e si fa un gran silenzio. Il cielo, allora, si affolla di angeli, arrivano tre re, un asino e un bue si chiedono cosa stia accadendo. La stella, accanto allìastro del bambino ha appena nato, si mette da parte: ha finito il suo viaggio e si allontana per riposarsi sulla cima di un albero dove, da quel momento, ogni Natale, la si potrà ritrovare.
Il quarto libro natalizio che proponiamo è I pani d'oro della vecchina, una fiaba ispirata alla tradizione zingara, scritta da Annamaria Gozzi e illustrata da Violeta Lopiz. Provetta pasticcera, custode dei segreti della preparazione dei più deliziosi dolci natalizi, una Vecchina vecchissima, nella sua casa bislacca, come ogni anno in prossimità della festa si mette al lavoro. In una gelida sera invernale, col vento che grida furioso e la neve che tutto imbianca, un'Ombra Scura bussa alla sua porta: è la Morte e ha intenzione di portare la Vecchina con sé. Lasciare a metà i dolci per la festa? non se ne parla! Per nulla intimorita, la Vecchina affronta la nera signora, le fa assaggiare un po' dell'impasto che sta preparando e la prega di tornare dopo una settimana. Stordita dalla dolcezza e dal sapore di quel cibo divino, la Morte se ne va. Più volte l'incontro si ripete, identico. Ma ogni volta la Vecchina incanta e inganna la Morte coi suoi dolci meravigliosi, caramelle, croccanti e i magnifici Pani d'Oro, persuadendola a rimandare l'appuntamento. È la prima volta che la Morte prova la dolcezza e il calore delle Feste, è la prima volta che qualcuno la invita a condividere la gioia del cibo. Il suo cuore si intenerisce, prova sentimenti sconosciuti: nostalgia, confusione, stordimento, commozione. Un pomeriggio, a casa della Vecchina, la Morte indossa persino uno scialle colorato per non spaventare i bambini seduti a fare merenda. Il finale non ve lo raccontiamo perché è davvero una sorpresa...
La narrazione verbale di Annamaria Gozzi procede con quella visiva di Violeta Lopiz in perfetto accordo. Se la parola dà corpo alla ricchezza delle ambientazioni, dei profumi, dei colori, degli stati d'animo, scandendo il ritmo incantatorio della fiaba, le immagini puntano a dare risalto al suo cuore simbolico della storia, tracciandone l'andamento emotivo attraverso grande economia di mezzi espressivi. In scena appaiono solo la Vecchina, la Morte, una minuscola casetta, i luminosi Pani d'Oro, la neve e qualche albero scuro. Bianco, nero, rosso. Quanto basta per raccontare una fiaba indimenticabile.