[di Giovanna Zoboli]
Il 17 febbraio, presso la Biblioteca Comunale di San Zeno, ha inaugurato Senza parole. Immagini per infinite storie nei libri per ragazzi e nei corti d'animazione, una mostra bibliografica, a carattere itinerante, costituita da silent book e corti di animazione senza parole che arrivano da diversi paesi del mondo e accompagnata da un catalogo illustrato, a cura di Cooperativa Stoppani e Cooperativa Avisco, comprendente oltre alla bibliografia e alla filmografia, contributi qualificati di esperti e schede operative.
Il progetto è nato da un’idea del Gruppo Un sorriso un libro per Silvia, per ricordare le convinzioni umane e professionali di Silvia Agnelli, bibliotecaria a San Zeno Naviglio. Ispirato ai valori di IBBY (International Board on Books for Young People) e in particolare al progetto di cooperazione internazionale promosso da Ibby Italia Libri senza parole. Dal mondo a Lampedusa e ritorno (di cui abbiamo parlato qui e qui), il Gruppo ha identificato nelle storie di sole immagini strumenti ideali di crescita per realtà deboli, fragili, deprivate, bisognose di cura e presenti in ogni territorio.
Da qui, l’idea di proporre al territorio bresciano una mostra di silent books per far conoscere la qualità e la bellezza di queste narrazioni provenienti da tutto il mondo, nonché la loro efficacia per garantire a tutti il diritto alla lettura e contrastare le diverse forme di povertà educativa e di emarginazione.
Per tutta la durata della mostra in biblioteca sono stati offerti ai bambini incontri, letture e laboratori. Lunedì 26 febbraio è toccato a me e al nostro Professione coccodrillo fare conoscenza con due classi terze delle scuole di San Zeno. Un’occasione per loro, ma sicuramente anche per noi per vedere un libro senza parole all’opera. Ho pensato, per l'occasione, che sarebbe stato interessante proporre ai bambini un’attività di scrittura che ci aiutasse a trovare insieme le parole nascoste nel libro.
Il laboratorio si è aperto con una breve presentazione del mio lavoro di autrice ed editrice. Dopo aver spiegato in cosa consiste il lavoro di editore (professione misteriosissima per i bambini), ho detto loro di avere scritto questo libro che tuttavia è senza parole. I bambini nei giorni precedenti avevano visitato la mostra in biblioteca e sfogliato diversi libri senza parole, acquisendo familiarità con questo tipo di storie. Così, subito si sono chiesti come uno scrittore possa scrivere un libro in cui di parole non c’è ombra, e ci sono invece bellissime immagini, che in Professione coccodrillo sono quelle di Mariachiara Di Giorgio. O meglio, di parole ce ne sono, ma pochissime: per esempio, il titolo del libro e i nomi degli autori. Possibile che uno scrittore lavori così poco? Così ho proposto ai bambini di andare a cercare dove fossero finite le parole da me scritte.
Per fare questo abbiamo proceduto dapprima a un’attenta lettura silenziosa del libro, proiettando le immagini su schermo. Ho spiegato ai bambini che avrebbero dovuto leggere con molta cura le immagini perché le storie senza parole per essere capite hanno bisogno che il lettore sia un bravissimo osservatore. Per questo ci sarebbe stato bisogno di un gran silenzio, e, devo dire, con una certa soddisfazione, che i bambini sono stati molto silenziosi come si addice a dei veri lettori di silent book.
Dopo la prima lettura, abbiamo chiacchierato un po’ di quello che avevamo visto; ho proiettato poi il libro per la seconda volta per rinforzare la memoria della lettura, A questo punto ho chiesto ai bambini di svolgere un esercizio individuale di scrittura intorno al libro. Potevano scrivere cosa li avesse colpiti di più, quello che più gli era più piaciuto, le impressioni ricevute, i dettagli che si ricordavano, quali fossero stati per loro i momenti della storia più importanti, cosa avesse fatto venire in mente loro questa vicenda, cosa ne pensassero, o anche potevano decidere di raccontare la medesima storia del libro, anziché con le immagini, con le parole.
Obiettivo dell'esercizio: dare il massimo grado di libertà, in modo che i bambini non si preoccupassero del risultato finale, ma cercassero di memorizzare il libro attraverso le impressioni ricevute. Ho inserito nel laboratorio questo momento individuale, perché mi sono accorta, nel tempo, che negli esercizi di gruppo ci sono sempre bambini molto attivi ed esuberanti e altri più timidi e passivi che delegano la partecipazione agli altri, trascurando l’elaborazione di contenuti propri.
Per fare l'esercizio di scrittura individuale, ci siamo spostati in un ambiente provvisto di tavoli, e i bambini, in un silenzio quasi soddisfacente, si sono messi al lavoro per circa mezz’ora. Infine, tornati nella sala di proiezione, ho spiegato ai bambini che il nostro laboratorio si sarebbe concluso con la scrittura collettiva della storia del coccodrillo. Tutti insieme, allora, ci siamo messi a cercare di ricordare cosa accadesse pagina dopo pagina, nelle sequenze visive del libro.
Ai bambini è piaciuto molto il momento di elaborazione collettiva, ci sono state molte discussioni su quello che ognuno si ricordava dei singoli momenti della storia: per esempio il coccodrillo prima si era prima lavato i denti o aveva fatto la pipì (o la cacca?)? Che cosa aveva mangiato per colazione? Era un signore o una signora quello che ha incontrato in ascensore? A che punto della storia il coccodrillo compra le viole? È prima o dopo che la macchina lo schizza? In mezzo alla folla della metropolitana quanti e quali animali si nascondono? Il profumo che il coccodrillo annusa per strada è quello dei dolci o del pollo? Mentre cercavamo di raccapezzarci, io alla lavagna mobile scrivevo le frasi che i bambini mi dettavano e di cui eravamo sicuri.
Tutti, chi più chi meno, ma con un buon livello di partecipazione, hanno collaborato alla stesura del testo. Mentre lo costruivamo, abbiamo notato molte cose: per esempio che in realtà nel libro ci sono delle parole, come i rumori, o le insegne dei negozi, o le frasi dei cartelloni pubblicitari. Oppure che a volte il coccodrillo compare tante volte nella stessa immagine e questo vuol significare un'azione compiuta in un certo tempo nello stesso spazio. Le cose che hanno colpito di più i bambini sono stati il mazzetto di viole regalato alla cassiera, le boccacce della bambina sull’automobile che schizza il coccodrillo, i due ragazzi che si baciano sulla panchina, gli animali nella metropolitana, il sogno del coccodrillo con cui si apre la storia, il tronco rosa su cui appoggia la testa mentre in sogno galleggia sull’acqua.
Alla fine del laboratorio, ho fatto notare ai bambini che da quando ci eravamo incontrati avevamo parlato molto, avevamo detto un sacco di parole, e che tutte quelle parole, secondo me, erano proprio quelle che parevano scomparse dal libro, ma che in realtà erano lì, nascoste in attesa che qualcuno le scovasse. Insomma, le parole che servono a costruire una storia senza parole non si vedono, ma ci sono. Sono in diversi posti, ma quello più importante è la testa del lettore che le trova nelle immagini e nella loro sequenza. I bambini sono stati piuttosto contenti di questa soluzione. Abbiamo anche concordato che quello che vede un solo paio di occhi non è sufficiente per cogliere l’intera storia in tutti i suoi dettagli: per cogliere questa complessità c’è bisogno di tanti occhi tutti insieme. Solo allora sarà possibile vedere tutto.
Un'osservazione: per la maggior parte dei bambini è stato più facile collaborare alla storia collettiva che scrivere individualmente le proprie riflessioni. I bambini, infatti, hanno una grande capacità di espressione orale. Quando cominciano a scrivere (questi bambini erano in terza elementare), alcuni incontrano grandi difficoltà, che sono evidenti negli elaborati prodotti. Bisognerebbe sempre fare in modo che le difficoltà che pone la scrittura non fossero vissute con un eccesso di frustrazione andando a compromettere la possibilità di esprimere, scrivendo, il proprio pensiero. La scrittura dovrebbe sempre essere percepita dai bambini, pur con tutte le difficoltà che pone, come un ulteriore strumento di libera riflessione, per evitare che venga compromessa tout court la capacità e il piacere di elaborare i propri pensieri attraverso essa.
I libri senza parole piacciono molto ai bambini, lo sanno bene tutti quelli che si occupano di promozione della lettura. I piccoli manifestano grande entusiasmo nel leggere le immagini, in particolare se compiono questo lavoro di costruzione della storia con qualcuno accanto, che sia coetaneo o adulto. Allora l’interpretazione e la scoperta del significato assumono l’aspetto di un gioco appassionante fatto insieme, in collaborazione. La novità è che oggi grazie al lavoro fatto in questi anni, attraverso mostre, pubblicazioni, articoli, dibattiti, questi silent o wordless book, che dir si voglia, cominciano a piacere anche agli adulti, ai genitori, per esempio, e agli insegnanti, che ne riscontrano le grande potenzialità. L’assenza di parole, insomma, comincia a sembrare una grande risorsa, e non una disgraziata mancanza.
Ringrazio Ornella Filippini della Biblioteca San Zeno, i bambini delle terze elementari A e B, e le loro brave insegnanti per questa esperienza.
La mostra Senza parole nei prossimi mesi circolerà in queste biblioteche: Biblioteca di Rezzato, dal 5 al 24 marzo; Biblioteca di Montichiari, dal 6 al 21 aprile; Biblioteca di Sirmione, dal 23 aprile al 12 maggio; Biblioteca di Nuvolento, dal 14 maggio al 10 giugno; Biblioteca di Botticino, dal 16 al 30 ottobre.