[di Eleonora Menghini*]
L’idea di portare Jole in classe è nata sul finire dell’estate quando pensavo al rientro a scuola e alle attività che avrei potuto proporre e progettare coi colleghi. Ho preso la mia copia del libro e per diversi giorni l’ho letta più volte. A ogni lettura le parole di Silvia mi convincevano: sarebbe stato bello portare la storia di quella bambina in classe. Allo stesso tempo il racconto mi sembrava troppo lungo e non così immediato da essere compreso con facilità dai bambini di 6/ 7 anni che si preparavano ad iniziare la classe seconda. I dubbi erano tanti ed ero indecisa sul da farsi. Poi grazie ai consigli di Silvia e al suo incoraggiamento mi sono buttata a capofitto in questa fiaba coinvolgendo i bambini e gli altri insegnanti.
Negli ultimi anni ho imparato a uscire dalla comfort zone, se così possiamo chiamarla, a mettermi in gioco e vedere cosa succede. Ho imparato a costruire il percorso un po’ alla volta, cercando di mettermi davvero in ascolto dei bambini che ho davanti. Procedo più lentamente, rallento, a volte mi fermo. Con i bambini cerco di osservare, ascoltare e poi, solo alla fine, fare. Documento e tengo traccia di quello che si costruisce insieme, di quello che si dice e di quello che si fa. È tutto da inventare, non si trova nulla di già pronto, è un lavoro a maglie larghe che resta sempre aperto alle idee dei bambini e dei colleghi.
Così ho deciso che Jole sarebbe stata la nostra nuova compagna di classe per i primi mesi di scuola. Il 2 ottobre ci siamo messi tutti seduti vicini e ho chiesto ai bambini di osservare attentamente la copertina del libro e poi ho fatto loro delle domande per capire quali fossero le loro aspettative sulla storia e le loro ipotesi.
“Io penso che quel bambino sta girando in una città cercando la casa, si è perso”
“ Parla di una città illuminata dal sole, si vede che guarda in su segue il sole che gli piace”.
“ Racconta di un indizio che ci porta ad un tesoro”.
Ho cominciato a leggere la prima puntata. Il libro non è diviso in capitoli, ma per renderlo fruibile a bambini così piccoli ho pensato che suddividerlo in “puntate” sarebbe stata la soluzione migliore e loro l’hanno accolta di buon grado. Il lunedì era diventato “il giorno di Jole” e loro aspettavano per tutta la settimana di scoprire cosa sarebbe accaduto la volta successiva.
Dopo aver conosciuto la nonna di Jole, i bambini sono stati invitati a raccontare delle loro nonne: come sono, che cosa amano fare, quali sono i loro gusti. Alla parte orale è seguita un’attività grafica in cui ognuno ha realizzato una doppia pagina di un foglio A4: da una parte il disegno della nonna di Jole che ama fare l’orto, nell’altra la propria nonna intenta a fare qualcosa che le piace molto. Tutte le pagine poi sono state raccolte e sono diventate un libro per la classe dal titolo Nonne.
Jole, poi, ci ha portato nell’orto e la sua storia si è intrecciata a quella di altre storie. Siamo partiti da una semplice domanda: “A cosa pensi, quando senti la parola orto?”. Ognuno ha scritto su un biglietto la propria risposta e tutte sono state trascritte e date in fotocopia sul quaderno ai bambini. Nel mese di ottobre, quando le giornate erano ancora calde e l’autunno ci regalava i suoi colori, è stato bello trascorrere con i bambini dei momenti all’aria aperta nell’orto della scuola. Dopo aver letto il libro La vita segreta dell’orto di Gerda Muller, edito da Babalibri, abbiamo camminato nell’orto della scuola e con carta e penna i bambini hanno registrato i nomi degli ortaggi visti. Il ripasso dell’ordine alfabetico è stata l’occasione per scrivere a coppie l’alfabeto degli ortaggi. Sono stati sfogliati e letti libri divulgativi come Inventario frutti e ortaggi, edito da Ippocampo, e per concludere ognuno ha portato a scuola una verdura e ha prodotto un breve testo descrittivo.
Tra i vari materiali che Silvia mi aveva lasciato durante uno dei suoi corsi, c’erano le carte di Jole. Sono circa una decina e da una parte c’è un’immagine presa dalle bellissime illustrazioni di Arianna Vairo, mentre sul retro è scritta una domanda. Dopo la lettura del libro, ho utilizzato diverse volte queste carte per dar modo ai bambini di raccontarsi: a turno in cerchio chi teneva in mano la carta poteva parlare, mentre i compagni e la maestra ascoltavano. Registravo le loro voci e a casa le riascoltavo per trascrivere i loro pensieri, poi restituivo tutto su fotocopia per tener traccia di quanto detto e ascoltato.
M.: Io vorrei andare sottoterra sopra ci sarebbe un campo pieno di fiori, sotto tante gallerie e pezzi di legno. Si chiamerebbe IL CAMPO INCANTATO.
E: Io andrei sotto all’arcobaleno. Si chiamerebbe TRAMONTO.
F: Si chiamerebbe GRATIS questo posto. Un luogo dove si può prendere tutto gratis, gratis, gratis.
G: In un posto dove ci sono solo le cose ce si possono mangiare anche le case e si chiama MANGIATUTTO.
G: In un posto sulle nuvole, tanti trampolini per tuffarsi da una nuvola all’altra. Si chiama NUVOLAND.
R: In un castello pieno di imperatori. Il castello è tutto nero, il ponte levatoio oro. Io sarei un imperatore. Si chiama LA CITTÀ DEGLI IMPERATORI.
Partendo dal racconto di questi luoghi immaginari i bambini hanno realizzato il loro lasciapassare come quello che Jole aveva per poter tornare a casa da scuola da sola.
Pian piano Jole si è fatta strada arrivando ad accompagnare i bambini anche durante le ore di geografia, di musica e di matematica. I bambini hanno riletto il percorso che Jole compie per tornare a casa da scuola, lo hanno rappresentato liberamente, ognuno con il proprio stile, poi hanno costruito un plastico con i punti di riferimento.
Con Jole abbiamo vissuto tantissime avventure: ci siamo tuffati con lei nella pozzanghera, immaginando come fosse il mondo là sotto e quali creature Jole avrebbe potuto incontrare, prima di leggere cosa sarebbe accaduto nel racconto.
“Secondo me sotto la pozzanghera c’è un castello, tutto intorno ci sono alberi con la chioma verde e fiori profumati. Nel cielo inizia ad apparire il tramonto con i colori rosso, giallo e arancione. Jole incontra una principessa bionda con un lungo vestito giallo con le maniche arancioni. Jole saluta la principessa e insieme guardano il tramonto.”
“Secondo me sotto la pozzanghera c’è una città di mostri giganti. In questa città non ci sono case, ma due monti orizzontali che quasi si toccano. Jole dietro ai due monti incontra il re mostro e gli chiede se ha visto le sue chiavi. Il mostro le dice che stanno cadendo sotto, sotto, sotto, sotto. Jole si tuffa sotto per recuperarle, però è sempre più buio.”
Sull’esempio dell’attività svolta da Alessio Cotena e Marco Isaia nella scuola primaria di Albissola, anche noi siamo usciti per le vie del paese in cerca di passaggi reali verso mondi fantastici. Divisi in gruppi abbiamo camminato e osservato, ognuno ha potuto scegliere “la propria pozzanghera”, ha raccontato agli altri il modo in cui si passava dall’altra parte, se serviva una parola magica o un gesto del corpo. È stato molto emozionante: la spontaneità e le parole dei bambini mi hanno fatto tornare piccola per un giorno, abbiamo giocato e ascoltato la nostra immaginazione. Ho consegnato a ogni bambino la fotografia di ciò che aveva scelto e ho chiesto di scrivere.
Il mio passaggio segreto porta nel …
Per entrare bisogna …
Una volta arrivati di là …
Con l’insegnante di musica i bambini si sono divertiti a trovare una sequenza di suoni in cui potevano usare la voce, il corpo e piccoli strumenti per inventare la combinazione sonora per accedere al loro mondo fantastico. Hanno registrato tutte le sequenze sonore e l’insegnante le ha raccolte in un breve video. Con la maestra di matematica, invece, hanno cercato di proporre soluzioni al problema di Jole nel momento in cui trova la strada sbarrata per via dei lavori: “Tu al posto di Jole cosa avresti fatto?” “Che possibilità ha Jole a questo punto? Cosa può fare?”
Molto spesso Jole ci ha permesso di lavorare uscendo dagli schemi della lezione frontale e di sperimentare il lavoro in coppia o a piccoli gruppi. Un giorno ho allestito la classe in modo da creare tre zone di lavoro con delle attività diverse per ogni zona. I bambini erano impegnati per circa mezz’ora in un’area e svolgevano quanto proposto; allo scadere del tempo suonavo una campanella e i gruppi ruotavano per spostarsi in un’altra postazione di lavoro. In uno spazio avevano il compito di disegnare Jole come la immaginavano e di descriverla cercando di ricordare quello che avevamo letto di lei nel libro.
Nella seconda zona dovevano scegliere un oggetto magico, qualcosa che si potesse paragonare agli stivali verdi coi ravanelli di Jole. È stato interessante notare che la maggior parte dei bambini ha scelto un oggetto che già possiede (un braccialetto, un peluche, un gioco), al quale è particolarmente affezionato e lo fa sentire al sicuro, dimostrando di aver colto il vero senso della magia. Nell’ultima area di lavoro ognuno poteva creare la propria mappa delle parole belle, partendo dalla frase: “I miei stivali mi portano fuori dalla scuola e fuori dal cancello della scuola mi sembra di essere nel mondo intero. Altro che la cartina di geografia. Sono dentro a una mappa grandissima.”
I bambini si sono messi alla prova progettando la propria città, hanno disegnato elementi naturali, artificiali e fantastici: piazze, fontane, alberi e ponti sono stati denominati utilizzando una parola “bella” e sono comparsi l’albero dei ricordi, la montagna del coraggio e il mare della pace.
“Dimmi, non avrai mica paura del cane del macellaio?” “No” rispondo, ma dico una bugia. Quel cane mi fa paura e la mamma lo sa perché quando passiamo io mi schiaccio tutta contro di lei.
Il racconto orale di ogni bambino nel rispetto di tutte le voci è stato il filo conduttore del percorso e ci ha accompagnato fino alla fine. Dopo aver raccontato le loro paure, in particolare quelle che vorrebbero superare, i bambini le hanno rappresentate sotto forma di una porta e hanno scelto una chiave per aprirla: una parola per affrontare la paura.
Questa esperienza è stata l’ennesima conferma del potere della lettura ad alta voce: essere capaci di fare gruppo intorno alle parole di una storia, anche quando la storia è lunga e chi ascolta è piccolo. È stata dono e pratica di cura, evento di valore affettivo insostituibile come afferma Marco Dallari.
Occorre dare fiducia ai bambini, avere la pazienza di accompagnarli anche nell’affrontare le cose più difficili per aiutarli a comprendere e interpretare quello che si sta leggendo. Ascoltare quello che hanno da dire, le loro domande e le loro idee: solo così è possibile realizzare percorsi come questo, guardando le cose da un altro punto di vista.
È nostro compito fare in modo che diventino lettori capaci, ma quando sono così piccoli e fanno ancora un po’ fatica, è piacevole per loro ascoltare una voce che legge e che legge testi lunghi. La lettura a puntate forse ha dato loro il tempo di entrare nella storia, di affezionarsi a Jole e di essere protagonisti con i loro vissuti.
Sono contenta di aver dato retta al mio desiderio e di aver condiviso con Silvia la gioia di vedere Jole tra i libri finalisti del premio Strega Ragazze e Ragazzi nella categoria 6+. La bambina che cammina, si perde e ritrova la strada è passata per la scuola primaria di Madone. Chissà che non possa venire a trovare anche voi!
“Voglio dar retta al cane. Anche perché non so cosa fare. Se se ne andasse anche lui, arriverebbe la notte e mi troverebbe sola.”
*Eleonora Menghini insegna in una scuola primaria da più di vent'anni. Sette anni fa il blog Apedario di Antonella Capetti le ha fatto scoprire gli albi illustrati e la lettura ad alta voce. Da quel momemto ha incominciato ad appassionarsi alla letteratura per l'infanzia, modificando profondamente il suo modo di insegnare a leggere e a scrivere. Ama la fotografia e la poesia e un giorno abiterà vicino al mare.