La prima alba di un nuovo nato

[di Carla Bernardini*]

«Il trauma sfilaccia l’ordito su cui viene tessuto il Se del bambino. Quali portali usiamo per accedere al suo mondo interiore, riparare le parti narranti strappate, riattivare la tessitura? Non si tratta solo di sollevare dal dolore, ma di riuscire ad esplorare la coscienza del bambino, rimanere connessi, validarlo nel suo sentire.» [Dr. Ana M. Gòmez, AGATE Institute, USA]

Ci sono libri che sono chiavi, porte perfette per entrare in contatto, con rispetto, con le coscienze dei più piccoli.

L’incontro con Sole luna stella di Kurt Vonnegut e Ivan Chermayeff risale, ormai, a qualche anno fa. A quel tempo lavoravo in una comunità per mamme e bambini vittime di violenza e con l’équipe eravamo alla ricerca di un’attività che ci permettesse di lavorare con gli ospiti e allo stesso tempo ‟digerire” il Natale, un momento denso di significati, ma anche potenzialmente difficile all’interno di una struttura. Il gruppo di bambini e mamme, in quell’anno, credo fosse il 2018, era particolarmente stimolante.

Gli albi, nella mia esperienza, hanno alcune caratteristiche peculiari. Innanzitutto più che essere scelti e proposti, vengono ‟chiamati” dal gruppo che dovrà, poi, lavorarci. Non sono oggetti, bensì processi per cui, mentre ti capitano tra le mani, ti viene in mente: con questo libro posso fare questo, posso usarlo con quel bambino per questo motivo… Con questo libro non è stato diverso. Ha attratto subito bambini e adulti. Forse perché la sua apparente semplicità grafica permette di attivare processi proiettivi impliciti di elaborazione. Come scrive Maria Polita nel suo blog: «Il testo è bianco su sfondo nero, sempre occupante la pagina sinistra e fa da contrappunto alle immagini a destra, così come devono apparire agli occhi di un neonato di pochi istanti.» L’alternanza tra testo e immagine, fra oscurità e colore, presente della lettura e passato evocato, creano un ritmo che rende questo libro molto familiare, con un effetto quasi regressivo. Non si è semplicemente trasportati nella notte di Betlemme, si ritorna a se stessi neonati, a quei momenti la cui memoria non è accessibile a nessuno, ma che inconsciamente sentiamo nostri. Le illustrazioni di Chermayeff sono state accolte subito dai bambini per quel legame peculiare che lega le immagini astratte all’arte primitiva e al disegno infantile.

Abbiamo svolto il lavoro prima leggendo il libro individualmente con ogni bimbo, poi ricostruendolo collettivamente, rifacendolo pagina per pagina con carta e forbice e riscrivendo il testo a fianco. Infine, abbiamo rappresentato il testo durante la festa di Natale, in un salone buio. Ogni bimbo leggeva una parte, mentre sullo sfondo venivano proiettate le immagini corrispondenti al racconto. L’esperienza è stata molto intensa.

In seguito, per quella caratteristica tipica che hanno gli albi di promuovere incontri inaspettati, Sole luna stella ha viaggiato dalla prima esperienza a nuovi luoghi e a nuove persone, distanti nel tempo e nello spazio.

Così, quando Maria Grazia Bernetti e Anna Maria Monaldi dell’Associazione Luoghi Comuni di Monte Giberto, durante l’ennesimo Natale in tempo di pandemia, si sono poste la domanda di come poter di nuovo rappresentare ed elaborare un evento collettivo come il Natale, il testo di Sole luna stella è stato immediatamente scelto dal gruppo. Non si trattava, adesso, di lavorare con bambini traumatizzati, ma di tentare di entrare in connessione con un tessuto sociale frammentato in un centro storico sempre meno abitato e sempre più provato dalla pandemia.

Ai bambini del piccolo comune del fermano è stato riproposto lo stesso format descritto sopra: lavorare con loro e poi comunicare il lavoro realizzato all’esterno, portarlo tra le case, nei vicoli, per condividerlo con la popolazione. Ma, a dicembre, il precipitare della situazione pandemica non ci ha permesso di replicare il laboratorio di ricostruzione del libro. Dunque abbiamo optato per la lettura in chiesa insieme a loro dell’albo e l’esposizione del libro ricreato qualche anno prima, in comunità, nel 2018. Abbiamo anche deciso di realizzare una installazione ispirata al libro utilizzando materiali poveri e di riciclo che trasformasse un vicolo angusto del paese, pieno di porte e finestre, affacciato sui Sibillini, nel percorso che simbolicamente riproduce il cammino dal buio della nascita alla prima alba del nuovo nato. La geometria delle illustrazioni ci sembrava perfettamente coerente con quella delle case.

Le prime due pagine del meraviglioso testo, affisso all’inizio del vicolo, invitavano il visitatore a inoltrarsi, nonostante l’oscurità e la pavimentazione sconnessa, e a continuare fino alla fine del percorso. Le porte e le finestre, trasformate in grandi pagine in cui immergersi, aprivano i visitatori al mistero dell’evento, mentre la realtà quotidiana del paese con i suoi rumori facevano da sottofondo, proiettando gli spettatori in quello che Maria Polita descrive come il «fascino difficile da concepire dell’infinito che si fa carne, muscoli e sangue». In questo modo ci è sembrato possibile restituire l’esperienza sensoriale della luce che penetra il battito delle palpebre del bimbo, le finestre/occhi antichi che si aprono e chiudono, la profondità e l’ampiezza delle emozioni della mente neonata che ancora non sa, raccontate nel libro da parole e colori: «l’afflizione oceanica, rapimento e incredulità… tutta la Creazione amorosamente travolta».

Per l’allestimento del vicolo è stato fondamentale il contributo di Helena Kagemark e Carlo Magnani, coppia nomade che dal 2016 viaggia per l’Europa insieme a due asini e al cane Amapola. Attualmente in sosta a Monte Giberto, Helena e Carlo rendono omaggio alla natura e alla lentezza con il progetto Un attimo sto arrivando, in cui nomadismo e stanzialità si sposano attraverso l’incontro dei viandanti con la comunità che li accoglie. Helena e Carlo, insieme ad altri membri dell'associazione, hanno lavorato con cartone, taglierini e pennelli, mentre i bambini facevano altrettanto per realizzare altri piccoli presepi per le vie del paese. Infine il 24 dicembre all'aperto, è stata fatta la benedizione. Questo lavoro realizzato collettivamente e con amore rende bene l’idea di quanto incredibile e proficuo possa essere il cammino avviato da un progetto ben pensato, come quello di questo libro che viene da lontano (la prima edizione fu pubblicata negli Stati Uniti nel 1980 con il titolo Sun Moon Star). Pagine che non temono di calare i lettori, piccoli e grandi, nel profondo e che anzi, grazie alle parole di un grande autore, lo rende accessibile all’ascolto e all’esperienza dei bambini.

 

*Carla Bernardini è psicologa-psicoterapeuta a orientamento Sistemico Relazionale. L’epistemologia complessa legata a Bateson è il punto di riferimento del suo lavoro. Il percorso di analisi personale ad indirizzo Junghiano da me affrontato e la nascita dei suoi due figli, l’hanno portata a dar sempre più rilievo nella pratica professionale, al simbolismo e a tecniche provenienti dai confinanti territori dell’arte. Lo studio e l’analisi del sogno dunque fanno parte integrante del suo quotidiano. Fin dall’insorgere dell’epidemia Covid-19, è stata interessata a indagare i correlati psicologici profondi di questa imprevedibile esperienza collettiva. Abita nelle Marche dove vive e lavora la professione da circa 15 anni.