Latte, biscotti e Due topi con Sergio Ruzzier

Questo post di Julie Danielson è stato pubblicato il 15 settembre 2015 da Seven impossible things before breakfast, tra i più importanti blog dedicati alla letteratura per ragazzi negli Stati Uniti, in occasione dell'uscita di Due topi di Sergio Ruzzier negli USA, ora da noi pubblicato e in distribuzione anche in Italia. Abbiamo pensato che non ci fosse modo migliore per presentare il libro di tradurre questa intervista così ricca di dettagli e riferimenti, testuali e visivi, al libro e al meraviglioso universo di Sergio Ruzzier.
[Traduzione di Lisa Topi]
 
Proprio così, stamattina per colazione latte e biscotti. L’immagine sopra è l’illustrazione della quarta di copertina del nuovo libro di Sergio Ruzzier, Due topi, pubblicato in inglese da Clarion (settembre 2015) e tradotto in italiano da Topipittori (febbraio 2016).
Di recente, mi è capitato più volte di dire “questo è uno dei miei libri preferiti del 2015” e la cosa mi sorprende, anche se forse non dovrebbe, visto che siamo quasi in autunno. Due topi fa parte della lista ed è la storia di una grande avventura racchiusa in un piccolo formato, perfetto per delle piccole mani. L’universo di Ruzzier, che ha uno stile così personale come nessun’altro illustratore nella letteratura per l’infanzia oggi, è qui perfettamente condensato. Il testo, ridotto all’essenziale, consiste in una sequenza di numeri molto avvincente (1-2-3, 3-2-1) che diventa un irresistibile enigma matematico per i bambini in età prescolare, soprattutto per quelli che stanno imparando a leggere, e la storia è appassionante e rassicurante allo stesso tempo. Ringrazio Sergio che oggi è venuto a trovarci per parlare del testo e mostrarci degli acquerelli del libro (compreso qualche schizzo inedito). 
 


Jules: ciao Sergio!
Sono curiosa di sapere una cosa: raggiungere lo straordinario livello di sintesi cui sei arrivato tu richiede tantissimo tempo. Quante bozze hai fatto? 
Sergio: il testo di Due topi forse è il più semplice tra tutti i miei libri. Ma come hai intuito, è stato indubbiamente il più difficile da scrivere. Sono arrivato alla versione finale per gradi.
 


Primi schizzi.


All’inizio volevo solo scrivere un’avventura che diventasse un modo per insegnare ai bambini a contare da 1 a 10. Avevo in mente un libro classico sul genere di Pigs from 1 to 10 di Arthur Geisert e When Sheep Cannot Sleep di Satoshi Kitamura, che mi piacevano tantissimo. La prima bozza iniziava con: “Una bella mattina/due piccoli topi/mangiano tre biscotti/mettono quattro pattini/ e cadono cinque volte” e così via. Era simpatico ma mi sembrava un po' troppo prevedibile...


Fu allora che cominciai a pensare di dover trovare una struttura che mi consentisse delle svolte inattese. Pensai: e se dopo il 3 tornassi all’1? E poi di nuovo fino al 3? Questo modello mi avrebbe permesso di seguire gli alti e i bassi della storia dei due topi che, intanto, cominciava a prender forma nella mia testa. Allo stesso tempo mi sembrava che per quanto fosse semplice, il testo non era ancora abbastanza semplice. Mi liberai di tutti gli aggettivi non necessari e accorciai ogni riga a due parole. Tuttavia, non era facile trovare le parole e le situazioni più adatte a quello schema 1-2-3, 3-2-1. Anzi mi sembrava talmente complicato che considerai l’ipotesi di giocare con i numeri abbandonando la struttura rigorosamente speculare. Qualcosa come 1-3-2, 2-1-3, ecc. Ma la mia editor, Dinah Stevenson, mi spinse a tornare verso la sequenza regolare. Sinceramente, credevo che non ne sarei mai venuto a capo ma quando, alla fine, trovai la giusta soluzione, le fui molto grato di aver insistito così tanto. 




 
Bozza del frontespizio e frontespizio finale.


Jules: Non fu Benjamin Franklin a dire “Non ho tempo di essere breve”? La storia di questo libro lo dimostra - e dimostra anche quanto in un albo illustrato ogni singola parola abbia un peso, per cui il processo di scrittura assomiglia molto al fare poesia. 
Tra l’altro, mi piace che nel frontespizio, dove hai disegnato i due topi mentre si alzano dal letto, ci sia un buco nella parete che è la tana di un topo. I topi hanno i topi?
 
Sergio: magari hanno dei piccoli esseri umani, chi lo sa!
 
Jules: Secondo me dovrebbe essere il tuo prossimo libro.
Un’altra immagine che amo, stranamente, è la tavola in cui i due topi stanno per essere dati in pasto agli uccelli. Hai voluto introdurre intenzionalmente una situazione di pericolo e di potenziale distruzione?
 
 


 


 
Sergio: Sì, ci sono alcune situazioni di rischio nel libro. Non le avevo pianificate fin dall’inizio, sono nate da sé mentre scrivevo e abbozzavo la storia e ho deciso di non censurarle. Un’avventura come questa richiede un po’ di suspense, altrimenti rischia di diventare noiosa. Sento ancora la voce di Maurice Sendak che raccomanda: Make it dangerous!
Illustrazione: dettaglio.


Jules: A proposito di Maurice Sendak, durante la nostra ultima chiacchierata dicevi di aver nascosto un omaggio a Sendak in Una lettera per Leo. L’ultima pagina di Due topi a me ha fatto pensare a Chicken Soup with Rice. È un riferimento voluto? So che anche la rivista Kirkus ne ha parlato, cogliendo nella stessa immagine un cenno visivo a Max.
Forse ti sembrerò una pazza a voler per forza trovare Sendak nel tuo lavoro, ma ho pensato che avergli dedicato quell’illustrazione non fosse una possibilità così remota.
 


 
Sergio: è interessante notare che i libri di Sendak sono pieni di zuppe. In effetti pensavo a lui mentre scrivevo l’ultima pagina, anche se non si tratta di un tributo esplicito come quello di Una lettera per Leo. Per la precisione, questa zuppa si riferisce a quella di Orsetto, nell’episodio Minestra di compleanno, nel quale ogni ospite porta un ingrediente diverso. Fin da bambino, ho sempre trovato questa storia molto tenera e rassicurante. 
 


 
Jules: A me piacciono gli albi come questo, con sequenze ricorrenti ben definite. Da un punto di vista strettamente utilitaristico (da bibliotecaria scolastica quale sono stata), credo che aiutino i bambini a imparare a leggere.  Hai qualche ricordo dei tempi in cui imparavi a leggere e dei primi libri che hai conosciuto da bambino in Italia?
 
Sergio: Col rischio di suonare ripetitivo, devo citare ancora la serie di Orsetto (allora Il piccolo orsacchiotto) che lessi, ovviamente, nell’edizione italiana della Bompiani. Era il mio preferito in assoluto, sia per il testo di Else Holmelund Minarik sia per i disegni di Sendak. Da bambino non ero quello che si definisce un buon lettore, ma riuscivo tranquillamente a leggere quei libri che, tra l’altro, erano fatti benissimo. La carta era meravigliosa al tatto; la dimensione era perfetta; i disegni erano riprodotti con tanta cura che si poteva distinguere ogni singola linea di quel tratteggio incrociato a penna e china.  
La produzione non è un elemento secondario quando si parla di libri per bambini. L’esperienza sensoriale è fondamentale, tanto più quando si è piccoli, per cui gli editori dovrebbero essere molto attenti a questo aspetto. Mi sento male quando sento dire: i bambini piccoli hanno bisogno di figure grandi e vistose, con colori sgargianti su carta patinata. Perché?! I bambini, in generale, vedono meglio degli adulti e, di certo, sanno apprezzare un’immagine sofisticata, che non è una parolaccia. 
 
 
Bozza preparatoria e tavola finale.


Jules: Ci sono albi o autori che ti hanno particolarmente colpito di recente, qui o magari oltreoceano? 
Sergio: Sei già al corrente del mio debole per Rowboat Watkins. Sono molto contento che sempre più persone conoscano e ammirino il suo lavoro. 
Un altro artista straordinario e molto originale è Gerardo Blumenkrantz, che fu scelto da Maurice come uno dei tre ospiti della Sendak Fellowship nel 2012. Purtroppo non sono mai riusciti a incontrarsi di persona, ma sono sicuro che Maurice non sarebbe rimasto deluso e avrebbe apprezzato sia lui sia il suo lavoro, da cui era stato affascinato a prima vista. Mi piacciono quegli artisti che riescono a creare un universo personale, cosa che Rowboat e Gerardo fanno egregiamente. 
 
Schizzi per la copertina.


Jules: Non vedo l’ora di scoprire il prossimo libro di Rowboat. L’ho intervistato in aprile e mi sono molto divertita. È così intelligente e attento che vorrei stampare le sue email e tappezzarci le pareti del mio ufficio.... Grazie anche per il link al sito di Gerardo. 
 
Per tornare a Due topi: hai fatto qualche lettura del libro nelle scuole? È perfetto per i bambini in età prescolare e anche per i piccolissimi. Io l’ho letto spesso a gruppi di bambini molto piccoli, come qualche settimana fa, alla libreria Parnassus Books di Nashville. Loro ne sono catturati ogni volta. Impazziscono per i dettagli e, dal canto mio, mi diverto a chiedergli qual è la sequenza numerica più ricorrente (anche se non uso mai questa espressione e, di solito, tendo a non interrompere la storia).  
Ogni volta che lo tengo in mano, poi, mi compiaccio del formato. È stata una tua decisione di racchiudere questa storia di tre numeri in un libro così piccolo e curato?
 

Tavola originale, copertina, quarta di copertina e risguardi.



Sergio: Due topi è uscito da poco per cui non ho ancora avuto occasione di leggerlo nelle scuole. Ieri, però, ho fatto la mia prima lettura alla libreria BookCourt di Brooklyn. Il pubblico mi ha chiesto di leggerlo più volte e sempre più velocemente, cosa che con questo libro è possibile perché il testo è molto breve. L’esperimento è riuscito benissimo, tanto che penso di proporlo anche ai bambini delle scuole, chiedendogli di leggerlo proprio così. Mi sono reso conto, infatti, che più velocemente si legge la storia, meglio si riesce a comprendere la sequenza numerica (senza usare questa espressione, come dici tu). E poi è divertente.

 
Avevo deciso di utilizzare un piccolo formato fin dall’inizio. È una storia intima tra due minuscole creature e volevo un libro che i bimbi piccoli potessero tenere e portare facilmente con sé - magari anche a dormire. 
 
Jules: Adoro questa immagine di un bambino che abbraccia il libro mentre sta per addormentarsi. Penso che sia un libro splendido per i più piccoli, un libro di cui innamorarsi.
Grazie per esserci tornato a trovare, Sergio. 
 
Illustrazione: dettaglio.