Piccolo secolo, guardare il mondo attraverso gli occhi dei bambini

Al Museo di Rimini ha inaugurato Piccolo secolo . Il ‘900 nelle testimonianze dei bambini del passato, una mostra che rilegge il XX secolo attraverso i quaderni di scuola dei bambini del passato, provenienti dall’Italia e dal mondo raccolti dall’Archivio dei Quaderni di Scuola, archivio storico che conserva circa più di 2000 quaderni scolastici provenienti da 35 paesi del mondo datati dalla seconda metà dell’800 ai giorni nostri. L’esposizione sarà visitabile fino al 29 ottobre. La racconta la curatrice Valentina Colombo. 

[di Valentina Colombo, Phileas Fogg Agency]

Per alcuni storici il ‘900 è stato il “secolo del bambino”. Se oggi l’infanzia è al centro di molte buone (e cattive) pratiche, lo si deve a una serie di cambiamenti avvenuti dentro e fuori la scuola, intorno ai bambini e le bambine, nella loro quotidianità. L’Archivio dei Quaderni di Scuola, già ospitato su questo blog, è una fonte preziosa di informazioni per chiunque voglia costruire un percorso di ricerca che abbia al centro lo sguardo dei bambini.

Recita l'introduzione della mostra:

Abbiamo voluto leggerlo [il ‘900] in questo modo, aprendo i quaderni di scuola dei bambini del passato provenienti dall’Italia e dal mondo, e lasciandoci guidare dalle testimonianze contenute al loro interno. I quaderni, infatti, racchiudono frammenti della vita e dei pensieri dei loro piccoli autori, e sono fonti importantissime per capire la cultura e la società, fornendo spunti e punti di vista che aprono finestre spesso inaspettate.

Nella Storia (e nella vita) le cose non seguono necessariamente un ordine logico: fenomeni ed eventi locali e globali si sovrappongono, incrociano, influenzano, in modo a volte disordinato e casuale.

Nel percorso che abbiamo costruito abbiamo cercato di raccontare proprio l’intreccio di queste tantissime “microstorie”, con uno sguardo il più possibile aperto e curioso, e con un’attenzione speciale verso l’infanzia, per mettere in luce la complessità dei tanti “fili” che a volte si aggrovigliano, altre si perdono, altre ancora spariscono per un po’ per riaffiorare solo dopo dopo tanti anni.

Raccontare una storia implica necessariamente l’adozione di un punto di vista. Potremmo anzi dire che è fuorviante parlare di Storia, mentre sarebbe forse più preciso usare il termine Storie, al plurale. Piccolo secolo / Il ‘900 nelle testimonianze dei bambini del passato è una mostra nata per raccontare il secolo scorso dal punto di vista dei bambini, prendendo i loro quaderni come fonti, come fari, come chiavi per ricostruire il vissuto, dalle letture ai giochi, dai film alla musica.

Diario delle vacanze di una bambina di 2ª elementare di Milano, 1900.

«31 luglio 1900 - Ieri la mamma mi disse che hanno ammazzato il re, non volevo credere ai miei orecchi, e dovetti proprio convincermi che vi è della gente cattiva che ricambia male per bene.»

Se gli eventi salienti del secolo scorso sono semplici da mettere in fila, difficile è stato lasciarsi guidare dalle parole, dagli sguardi che abbiamo incontrato nei temi delle diverse epoche senza perderci. Un metodo di ricostruzione più deduttivo, in cui è stata l’associazione di idee, il filo rosso delle immagini e delle singole parole che ci hanno ispirato per costruire una timeline visiva.

Alcune delle domande che abbiamo cercato di porci per ogni sezione, in tutto quattro, in cui abbiamo diviso la mostra, sono state: che cosa vedeva questo bambino/a? Dove viveva? Cosa gli stava succedendo intorno? Perché parla di questa cosa proprio adesso? Cosa leggeva? Aveva a disposizione dei giocattoli?

Immagini di prodotti francesi nel quaderno di geografia di una ragazza di 8éme (corrispondente all’incirca alla nostra terza media) di Grenoble, 1984-85.

Al centro di ognuna delle quattro stanze del percorso ci sono i quaderni, italiani e stranieri, e un tavolo rosso su cui sono poggiate le riproduzioni integrali di alcuni di essi. Intorno a questo nucleo centrale, sulle pareti, abbiamo fatto esplodere la timeline storico-culturale. Visivamente, una lunga linea celeste scandisce eventi storici cronologicamente ordinati. Nella parte superiore, questi eventi si amplificano, e il mondo “adulto” si muove tra arte, letteratura, guerra (quanta guerra nel secolo scorso, non si può capire finché non si vede tutto in fila, ve lo assicuro).

Nella parte inferiore della linea, invece, il mondo bambino. Letture, giochi che nascono e non c’erano, luoghi, aule scolastiche. Un invisibile filo collega i temi alla parete: il racconto del primo uomo sulla Luna di un bambino, nel 1969, si aggancia a Snoopy, mascotte del lander Apollo 10, e ai suoi fumetti, ma anche al cinema, a E.T., uscito qualche anno dopo.

“Descrivi il viaggio dell’Apollo 10 e dì le tue impressioni”, tema di un bambino di quarta elementare di Genova, 26 maggio 1969.

«Adesso gli Americani hanno progettato che per il 24 Luglio con l’Apollo 11 alluneranno col “Lem” (che in italiano vorrebbe dire ragno). Ritengo che gli astronauti sono uomini veramente coraggiosi oltre che forti. Infatti gli astronauti sono scelti dopo accurate visite mediche e prove per provare ad essere nello spazio senza gravità. Gli astronauti sono uomini che rischiano la loro vita per il progresso dell’umanità. Infatti già 3 astronauti americani e 1 russo sono morti in prove a terra ma l’hanno fatto per l’umanità.»

“Un viaggio sulla Luna”, tema di un bambino di “4th class” di Sydney, 1959.

«Un giorno decidemmo di fare un viaggio sulla Luna e io ero molto eccitato. Abbiamo costruito un razzo che abbiamo controllato e ricontrollato per assicurarci che tutto funzionasse bene.»

Se proviamo a seguire per esempio questo filo, scopriamo che lungo tutto il ‘900 l’uomo sogna di volare sempre più in alto, e anche i bambini seguono i grandi in questo sogno: dallo Zeppelin, nel 1900, si vola sulla luna con Mèliés, e chissà come negli stessi anni arriva Peter Pan. Quando i Fratelli Wright compiono la loro missione, ecco che aeroplani di ogni foggia spuntano come giocattoli quotidiani.

C’è qualcuno che si immagina un mondo nuovo, fatto di dirigibili e mongolfiere, un ordine politico nuovo, un nuovo modo di istruirsi (e questo è un piccolo regalo che vi facciamo e che in mostra non abbiamo inserito, ma guardate la meraviglia che è “Il XX Secolo. La conquista delle Regioni aeree, di A. Robida, pubblicato da Sonzogno nel 1909, interamente disponibile presso il Deposito Digitale delle biblioteche del Politecnico di Torino a questo link.

Durante le guerre, gli aerei sui quaderni sono solamente i bombardieri da combattimento. E chissà se in qualche modo la “danza degli scheletri” del 1929 di Disney non sia servito a dare forma animata a quella morte che tanti bambini hanno visto e vissuto per tanti anni.

Mentre altrove, artisti come Paul Klee facevano marionette dalle sembianze sinistre, per il figlio.

Eppure quanta attesa, quanta meraviglia quando il russo Gagarin dice “Vedo la Terra, è blu”. Ci si immagina un paesaggio aereo, come quelli disegnati da Mitsumasa Anno. Si immagina il futuro. Tutto il mondo canta “Nel blu dipinto i blu” ormai dal 1958.

Penso che un sogno così

non ritorni mai più,

mi dipingevo le mani

e la faccia di blu,

poi d'improvviso venivo

dal vento rapito,

e incominciavo a volare

nel cielo infinito.

Inevitabilmente, nel raccontare quel che è stato, nel rievocare due guerre mondiali, mentre poco lontano da noi si combatte oggi, pensiamo alle domande che nasceranno quando, alla fine del percorso, scriviamo dell’ascesa di Putin. O quando, essendo da poco passate le elezioni, molti ritroveranno in mostra parole già sentite come fascismo, comunismo, destra, sinistra. La quotidianità ci fornisce dunque un ulteriore criterio. Pensiamo ai bambini di oggi che visiteranno la mostra e che si troveranno davanti nomi, date, luoghi, tuttora attuali. Cerchiamo di limitare la nostra presenza adulta, ma non è sempre facile. Già il fatto di selezionare un contenuto o meno è una lettura, una storia precisa. Nello scrivere i testi della mostra, tentiamo, fin quando ci è possibile, di essere, passateci la parola “asettici”.

“Un fatto di cronaca a Bagheria”, tema di un bambino di quarta elementare di Bagheria (Palermo), 1988. «Francesco Baiamonte era un capomafia: è stato assassinato, tra Casteldaccia e Santa Flavia, a causa della guerra di mafia scoppiata tra i «perdenti» e i «vincenti corleonesi» causando numerose vittime nel «triangolo della morte», compreso tra Bagheria, Casteldaccia e Altavilla Milicia.
Altra vittima è stato Carmelo Lo Galbo: ucciso a Bagheria, era latitante ed accusato di traffico internazionale di droga.»

Il legame tra regimi e infanzia è così smaccatamente evidente che decidiamo di far parlare immagini, copertine dei quaderni, manuali scolastici, che sono fortunatamente custoditi nella Biblioteca della città di Rimini, la Civica Gambalunga, e che grazie alla collaborazione con quest’ultima riusciamo ad esporre in mostra.

Guardiamo anche più in là, per spiegare come la parola guerra abbia assunto dei non-confini nel corso del secolo scorso. La prima, percepita su una linea, quella del Piave; la seconda, che è arrivata fino in luoghi lontanissimi da immaginare, come il Giappone, con una potenza distruttiva mai vista. E infine la guerra fredda, la non-guerra, la guerra della paura.

Durante la prima visita della mostra, un bambino alza la mano e chiede: “Ma è stato un italiano a inventare l’atomica?”. E un altro: “Ma Putin è al potere da tutto questo tempo?”.

What to do in case of nuclear attack: Duck and Cover, 1951 - questi cartoni animati “educativi” mostravano ai bambini cosa fare in caso di attacco nucleare.

Qual è stata la cosa più complessa? Probabilmente capire quando fermarsi, fin dove espandere i contenuti. E non capita con tutte le fonti di avere questo effetto. Ma i quaderni di scuola, con il loro carico di quotidianità, con ogni loro singola parola sono stati un’ancora nel mare della storia, illuminando piccoli attimi e aprendo poi a un grande affresco dell’umanità tutta.

«La scuola deve formare l’uomo capace di guardare dentro di sé e attorno a sé.» [Concetto Marchesi, Membro dell’Assemblea Costituente]

La fortuna di questa mostra è stata di poter contare su una rete di realtà che hanno prestato competenze e risorse. Prima fra tutte la già citata Biblioteca Gambalunga di Rimini, che ha prestato alla mostra albi, cataloghi, riviste provenienti dal suo fondo di libri antichi e dalla Collezione Fellini. Poi la famiglia Brigliadori: giocattolai e collezionisti, ci hanno aperto il loro magazzino e prestato alcuni pezzi che hanno stupito anche noi, dal computer a schede al vecchissimo Meccano.

Mare di Libri ha redatto un’ampia bibliografia integrativa tematica, che funge da ulteriore ispirazione per tutti, insegnanti, adulti curiosi, ragazzi.

Infine, non dimentichiamo l’approfondimento dell’Associazione Il Palloncino Rosso, che ha raccontato in modo appassionato e puntuale una realtà particolare come quella delle colonie riminesi, dove tanti bambini e bambine di tutta Italia hanno visto per la prima volta il mare.

La forza di Piccolo secolo risiede nel suo essere una mostra visitabile tante e tante volte senza che si esaurisca la sua risonanza. Nella sua struttura, le parole chiave attorno a cui abbiamo lavorato sono state adulto, da un lato, e bambino dall’altra. Due mondi che camminano paralleli lungo le pareti, in cui l’infanzia, lungi dall’essere spettatrice, è autrice, fattrice della storia, e rivendica, riuscendoci, lungo tutto il secolo il suo diritto alla partecipazione.

“Alberi per il domani”, tema di una bambina di seconda elementare di Buenos Aires, probabilmente 1968-69.

«Il signor Brown, proprietario della fattoria, ci ha fatto un magnifico regalo: 80 alberelli. Gli insegnanti ci spiegano come dobbiamo piantarli. Mettiamoci al lavoro! Tra qualche anno, cammineremo all'ombra di splendidi paradisi. Ma - dico alla mamma - quando questi alberi cresceranno, non andrò più a scuola. È vero - dice la mamma - ma è anche bello piantare cose per farle godere.»

Questa è l’ultima e più decisiva parola chiave per comprendere il percorso, e anche per immaginare il futuro. Ci piace aver chiuso la mostra con due importanti citazioni.

1992: Al Earth Summit a Rio de Janeiro Severn Cullis-Suzuki, dodicenne membro della Environmental Children Organization, zittisce il mondo per 6 minuti con il suo discorso sull’ambiente.

(

«Vi siete mai preoccupati di queste cose quando avevate la mia età? Tutto questo sta accadendo sotto ai nostri occhi, e tuttavia agiamo come se avessimo a disposizione tutto il tempo che vogliamo e tutte le soluzioni... Voi non sapete come riparare i buchi nello strato di ozono. Non sapete come riportare indietro i salmoni in un fiume inquinato. Non sapete come far tornare una specie animale estinta. E non potete restituirci le foreste che una volta crescevano là dove ora c’è il deserto. Se non sapete come sistemare tutto ciò, smettete di distruggerlo.»

2001: Nella relazione del Consiglio Istruzione dell’Unione Europea si legge: «Si avverte anche il bisogno dei cittadini che, oltre alle loro competenze professionali specifiche, abbiano la capacità di lavorare e comunicare con altri al di là delle frontiere nazionali.»

Ragazzi e bambini stanno rivendicando in modo sempre più cosciente e critico il loro posto nella società civile, non solo combattendo per il futuro ma anche invitando a guardare il passato e imparare dai suo errori (tanti, troppi).

«L’umanità deve al bambino il meglio che essa è in grado di dare.» [Eglantyne Jebb, fondatrice di Save the Children, 1924]

Il secolo XXI si apre con le Torri Gemelle, con due aerei che si schiantano contro due altissime torri che grattano il cielo. Volo e caduta, proprio come all’inizio del nostro percorso espositivo. I bambini e le bambine guardano, scrivono, crescono. Lo sguardo dell’infanzia, calato nel presente, rivolto al futuro, e mai come oggi consapevole del passato, racconta dunque la sua storia.

«Guarda quante ce ne sono, milioni e milioni di stelle [...] Io mi domando come cavolo fa a reggersi tutta sta baracca.» [Federico Fellini, Amarcord]


Piccolo secolo. Il ‘900 nelle testimonianze dei bambini del passato è una mostra gratuita e aperta a tutti ospitata al secondo piano dell’Ala Nuova del Museo della Città di Rimini fino al 29 ottobre. Info qui.