È in libreria il nuovo numero di Quarantotto, la nostra rivistina semestrale. È il quarto, che, poi, compreso il numero zero, significa il quinto. Lo trovate nelle Case dei Topi di cui potete consultare l'elenco completo nell'immagine in fondo a questo articolo. Alle Case dei Topi, a questo giro, se ne è aggiunta una nuova. Si trova a Parma, e non è propriamente una libreria: si tratta dello studio editoriale Nuova Editrice Berti, che vende anche libri, i suoi e i nostri. Sta in piazzale San Lorenzo 3. Vi consigliamo caldamente di visitarla. Ci troverete un bel po' del nostro catalogo e un ambiente tranquillo e accogliente per sedervi e sfogliare pagine in santa pace. Per presentarvi il nuovo 48, condividiamo oggi l'editoriale, come al solito scritto da Paolo Canton.
Una delle cose più brutte che capitano facendo un lavoro - uno qualsiasi: libraio, editore, manager bancario, astronauta, bracciante agricolo; che sia imposto dalla necessità o scelto per passione - è che con il tempo diventa una routine. È inevitabile. Non è solo una questione di cose, magari neanche noiose, che devono essere fatte e che sono la sostanza del lavoro stesso, ma dell’effetto della costante ripetizione di certe attività, che finisce per paralizzare il pensiero e le trasforma in automatismo. Dopo un po’, è difficile evitare che prenda il sopravvento l’idea che non ci sia un altro modo per farle, quelle cose. Che non sia necessario ripensarle ogni volta. Quello è un momento di grande pericolo, per le persone e per quello che fanno. Per questa ragione abbiamo voluto affidare questo numero di Quarantotto a persone che si sono poste il problema di ripensare il modo di fare qualcosa che facciamo tutti i giorni o quasi.
Ecco quindi che Davide Morosinotto si interroga sull’utilità delle presentazioni e gli incontri con l’autore così come vengono fatte da sempre e formula una sua proposta che, sebbene modesta, non suggerisce il consumo alimentare dei bambini poveri, come quella, assai celebre, di Jonathan Swift. Tocca poi a Silvia Vecchini e Ilaria Tagliaferri, che dedicano le loro riflessioni agli adolescenti, pensando l’una allo scrivere e l’altra all’invitare alla lettura gli studenti delle scuole secondarie inferiori. L’esordio, però, è il racconto di un’esperienza completamente nuova di festival letterario, immediatamente seguito dal racconto di un pensiero politico relativamente inedito sui bambini, i loro diritti e la loro partecipazione.
Quando avevamo pensato questo numero di Quarantotto, ancora non sapevamo quel che sarebbe accaduto da settembre in avanti. Alla luce delle evoluzioni della società e della politica che stiamo attraversando, speriamo che i pensieri che condividiamo su questa rivista convincano molti ad applicarsi allo stesso esercizio, in qualsiasi campo operino.