Se al liceo arriva Flaubert

Nellacasa di François Ozon, ispirato alla pièceteatrale El chico de la última fila di JuanMayorga, è un film che qualche qualche difetto ce l'ha. Ha peròil pregio non da poco di far riflettere lo spettatore, e senzatroppi filtri, su cosa sia la letteratura e quindi la lettura (quiun'intervista a Ozon sul film). Per quanto il film abbia anche risvoltidrammatici, personalmente mi ha divertito e, uscendo dal cinema, misono detta che potrebbe rappresentare una salutare esperienza per tutticoloro che fanno, promuovono e leggono letteratura.

Trama: Germain (Fabrice Luchini),un maturo professore di letteratura di un prestigioso liceo francese,dall'emblematico nome “Gustave Flaubert”, ad apertura di annoscolastico si lamenta con la sua compagna, scicchissima e pasticcionagallerista d'arte contemporanea (Kristin Scott Thomas), della limitatezzadei componimenti dei propri studenti, che dovendo raccontare il propriofine settimana, non sono in grado di produrre più di tre righe in croce abase di pizze, tv e cellulari. Finché dalla massa anonima e sgrammaticatadei fogli di protocollo, non fa capolino un imprevisto gioiello:l'avvincente e ben scritto tema del sedicenne Claude (Ernst Umhauer),che racconta una giornata trascorsa a casa di Rapha (Denis Ménochet),un compagno di classe, in ogni dettaglio e con risvolti sottilmenteinquietanti, per l'acume e la verità delle osservazioni sia sui propripensieri sia sui personaggi, gli ambienti e le situazioni descritti.



Colpito, e anche un po' turbato dal compito,per il suo carattere scabroso e privato, Germain, il giorno successivo fain modo di incontrare e parlare con il ragazzo (che sembra appartenere,anche fisicamente, alla famiglia dei ribelli, romantici, sfuggenti earrabbiati giovani eroi di François Truffaut). Da questo momento,fra professore e allievo si crea un rapporto fatto di complicità,diffidenza e antagonismo: se al professore sembra affidato il ruolodi maestro, capace di orientare e nutrire con consigli, letture ecritiche severe il talento in erba del sedicenne, l'impressione èche ad avere in mano il timone della relazione siano il ragazzo e lasua diabolica abilità narrativa, in grado di tenere sulla corda e dimanipolare, proprio come Shahrazād il sultano Shahryar neLe Mille e una notte, il professore, le cui idee sullaletteratura, grazie a questo incontro, sono destinate a una provadi realtà a dir poco distruttiva.

Se per questomaturo signore, infatti, la letteratura è cultura, bellezza,passione, civiltà, per Claude, esattamente come per Shahrazād, èla vita stessa. Di più: è riscatto, pura sopravvivenza: è la casache la vita non gli ha concesso e di cui si vuole impadronire. Se ilprofessore si limita a insegnarla, la letteratura, Claude si espone aviverla, ustionandosi, rischiandone le conseguenze in prima persona,assottigliando il confine fra finzione e realtà, fino a renderloindistinguibile, a sé e agli altri.

Intutto questo, allo spettatore non può che risultare evidente chequando al Liceo Flaubert approda un giovanissimo e contemporaneoanalogo del grande scrittore francese, l'istituzione rischia dicrollare sotto i colpi del più trasgressivo e dirompente linguaggioche esista, cioè quello della letteratura che, da sempre, nellafinzione e nella verità delle sue invenzioni, porta alla luce tuttal'ambiguità, la meschinità, l'ipocrisia, la stupidità, la miseriadella società, nelle sue dinamiche pubbliche e private.
Eviene da chiedersi allora se, paradossalmente, non siano più adattiall'istituzione “Flaubert” ragazzi che non sanno raccontareche di cellulari, tv e pizze, ma tutto sommato discliplinati e bendisposti al ruolo di discenti, che adolescenti come Claude, la cuiprerogativa fondamentale è quella di guardare tutto quello che gliaccade intorno, osservare persone e luoghi, ascoltare conversazioni,decifrare caratteri ed emozioni, personali e altrui, ipotizzarecause e moventi, per immaginare quello che poi potrebbe accadere escriverlo, raccontarlo senza veli.

La seconda cosa chemi ha fatto venire in mente questo film, infatti, appena uscita dalcinema, è la celebre confidenza fatta da Sigmund Freud a Carl GustavJung, accolti da una folla festante, all'arrivo negli Stati Uniti:“Non sanno che portiamo loro la peste”. Come la psicoanalisi, epiù ancora di essa, la letteratura rappresenta, fin dai suoi inizi,per la società la “peste”, vale a dire uno sguardo non conforme,non allineato, una trasgressione dichiarata alle convenzioni culturalie alle necessità sociali. In questo senso, esemplare è la riflessionedella gallerista d'arte, che domandandosi a cosa serva la letteratura,si risponde da sé: “A niente. Ricorda che l'assassino di John Lennonaveva in tasca una copia del Giovane Holden”,mettendo in luce la profonda verità che la letteratura è davvero“pericolosa”, in quanto non fornisce istruzioni per l'uso,idee preconfezionate e rassicuranti, ma propone visioni inquietantie ipotesi destabilizzanti, che sta al lettore e alla sua capacitàdi lettura elaborare e discernere.

Per quale stranaragione e insanabile contraddizione, dunque, si pretende di insegnarea scuola la letteratura? Non sarà una letteratura disinnescata quellache l'istituzione propone, attraverso pratiche che ne fanno un materiascolastica conformista, non credibile e addomesticata? E non saràper questa ragione che i ragazzi (messa per un attimo da parte laresponsabilità di media massificanti), davanti a questo colossaleinganno, rifiutano la lettura come la più trita, la più noiosa,la meno emozionante delle esperienze?

Emblematico èl'atteggiamento del professore, a questo riguardo, che pur avendofatto della letteratura lo scopo della sua vita, nell'insegnamentoe nella pratica (in giovane età è stato autore di un romanzodal titolo L'enfant e l'orage), esattamentecome tutti gli altri personaggi del film, non si rende contoche finire nel racconto di uno scrittore può voler dire pagareun conto salatissimo in termini di accettabilità e dignità dellapropria immagine (e non per nulla il libro che lo manderà k.o. è Voyageau bout de la nuit, il piùoscuro, ambiguo, contrastato, odiato e amatoromanzo del Novecento)

Certo, siamo davantia un film che porta alle estreme, forse irreali, conseguenze un fattotutto sommato ordinario: l'incontro fra un professore e un allievodotato di talento nella scrittura. E coinvolgere lo spettatore in unanarrazione che ipotizza “Cosa succederebbe se...”, è un meccanismonarrativo già sfruttato e di comprovato funzionamento.
Maquando si parla di letteratura e di lettura, a mio avviso le figuredi questo professore curioso, ma nel suo sapere sprovveduto, e diClaude e del suo insaziabile desiderio di comprendere e di entrarecon l'immaginazione nella verità delle vite altrui, sarebbe megliotenerle sempre ben presenti. (gz)