Sono nato in mezzo ai topi

Oggi eccoci alla seconda novità della stagione: presentato ai nostri lettori dallo stesso autore, Antonio Ferrara, è Sono nato in mezzo ai Topi, ultimo nato della collana di narrazioni auobiografiche di infanzia Gli anni in tasca.

[di Antonio Ferrara]

Era una casa infestata dai topi.

Ci facevo cose pericolose, in quella casa, come giocare con i proiettili della pistola di mio padre, con la mia carabina ad aria compressa e con il mercurio del termometro rotto.

Ero un bambino viziato e terribilmente solo.

Una volta, in cortile, agguantai un gattino nero per la coda, lo feci roteare due o tre volte al di sopra della mia testa a mo’ di lazo da cow boy e poi lo lanciai in aria con tutte le mie forze, solo per vedere se davvero i gatti ricadevano sempre sulle quattro zampe, come diceva mio padre.

Quella volta lì, le contessine che abitavano al piano nobile lanciarono all’unisono un urlo formidabile, acutissimo, quando si videro passare davanti al naso lo sventurato gattino volante.

La casa dei topi era a Ercolano, la città fondata da Ercole, la città famosa per gli scavi che non ho mai visitato.

Vissi lì a Ercolano fino all’età di sei anni, e ci tornai solo cinquant’anni dopo.

Ci tornai perché avevo scoperto su Internet che quella casa diroccata, quel covo di topi e di umidità era addirittura una villa del Settecento, nel frattempo completamente restaurata.

Visitandola, scoprii che casa mia, al piano terreno della villa, era diventata niente po’ po’ di meno che una biblioteca, la Biblioteca Civica del Comune di Ercolano.

Mi tremò il cuore, mi sembrò un presagio che si compiva, un vero e proprio segno al destinatario, nel senso che mi colpì come un messaggio personale, una conferma che col tempo avevo scelto la strada giusta, avevo assecondato il mio daimon.

Anni dopo raccontai l’episodio della magica rimpatriata su Facebook e il post, inaspettatamente, scatenò centinaia di commenti entusiastici e commossi e quasi duemila “mi piace”, tra i quali quello di Giovanna Zoboli, per me prezioso, che non passò inosservato.

E così presi il coraggio a quattro mani e le mandai un messaggio su Messenger: «Ciao, Giovanna. Che dici, potremmo lavorare insieme per mettere questo racconto nella vostra bella collana Gli anni in tasca? Come la vedi?»

«La vedo molto bene», fu la risposta.

«Ah! Evvai!», fu il mio raggiante commento.

«Ci ho pensato subito, leggendo», aggiunse la mia raffinata editrice, «e poi oggi ci ho più volte ripensato. Ti avrei scritto al ritorno dalla vacanza, a fine agosto o ai primi di settembre. Ma tu mi hai letto nel pensiero.»

Non vedevo l’ora che l’estate finisse, capite?

In autunno ci mettemmo insieme al lavoro, lavorammo sul testo e scegliemmo le mie foto di famiglia da inserire.

Mia moglie Marianna dice che questo è il mio libro più bello. Non so se davvero sia il più bello, so che di sicuro è il più vero, quello in cui ho inventato meno.

Adesso è finita un’altra estate e il libro è ormai pronto, giocoso, tenero e pulsante. Pieno di lapilli e scintille, come annuncia la rutilante, bellissima copertina di Fulvia Monguzzi. Si affaccia nelle librerie come una lava inarrestabile, questo libro, con tutta la sfacciata timidezza dei bambini. E io ne sono felice.

Sono nato in mezzo ai topi lo pubblica Topipittori. Cogliete la magia?